domenica 2 ottobre 2016

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 192 – Attenzione a breve e lungo termine



Consideriamo l’elenco fornito dalla Consob degli errori e delle trappole comportamentali, già presentate nelle lezioni passate (http://www.consob.it/web/investor-education/errori-e-trappole-comportamentali).
In sintesi:
1.       la percezione del rischio basata sulle proprie esperienze personali e non sulle
frequenze storiche, ricordando il bene e dimenticando il male;
2.       il framing: rivolgere l’attenzione a un dettaglio o comunque a una rappresentazione non obiettiva dei fatti;
3.       l’avversione alle perdite: la tendenza a trascurare le prospettive di lungo termine per concentrarsi su quelle di breve periodo, rispetto alle quali può essere dominante la paura di dover subire perdite;
4.       l’attenzione al comportamento altrui: condividere con altri la responsabilità di una scelta eventualmente sbagliata per ridurre il "rimpianto" (cosiddetto attribution bias);
5.       effetto disposizione: spesso gli individui non sanno decidersi a liquidare un investimento in perdita e senza prospettive di miglioramento, anche se non sarebbero disposti a investire il valore corrente dell'investimento nel titolo stesso;
6.       bilanci mentali: gli individui tendono a ragionare per conti mentali, definiti in base alla fonte del reddito e  alla tipologia e frequenza di consumo;
7.       incoerenza: scelte che appaiono ottimali oggi diventano meno attraenti con il passare del tempo (cosiddetta incoerenza dinamica), generando insoddisfazione e ripensamenti in quanto ci si focalizza sul breve termine e sulle proprie esperienze personali.

Questi, secondo la Consob, sono i sette peccati capitali. Essi possono anche venire considerati nell’ottica della psicologia dell’attenzione, della nostra tendenza cioè a farci risucchiare l’attenzione dai dettagli, da quello che succede o è successo a noi personalmente, costretti a dover fare una cosa alla volta dati i nostri limiti mentali. “Una cosa alla volta. Le regole dell’attenzione” è proprio il titolo del libro che ho scritto recentemente con Carlo Umiltà  (uscirà alla fine di novembre).
Che cosa vuol dire considerare le classiche distorsioni della finanza, quelle dell’elenco della Consob, in questa prospettiva? Vuol dire ricondurle a una più generale tendenza della nostra attenzione a essere risucchiata da qualcosa indipendentemente dalla nostra volontà e, soprattutto, scisso da una riflessione consapevole. Leonardo da Vinci diceva che la nostra attenzione viene “incarcerata” da alcune immagini visive e che noi, ammaliati, non possiamo farci nulla.

Consideriamo un esempio classico:

Venere di Urbino di Tiziano Vecellio (1538).

Questa è la famosa Venere di Urbino di Tiziano Vecellio (1538) che, in questi giorni, è proprio tornata a Urbino grazie a un eccezionale prestito degli Uffizi alla Galleria delle Marche.  A quel che sappiamo dai documenti – come ci racconta Marco Carminati sul Domenicale del Sole24Ore del 4 settembre (p. 38) – la storia del quadro comincia nel 1538 quando Guidobaldo II della Rovere, giovane erede del ducato di Urbino, scrive agitatissimo all’ambasciatore Leonardi perché impedisca a Tiziano di vendere la conturbante “donna nuda” ad altri (scrive proprio così). Quando Vasari, dieci anni dopo, vide il dipinto nel Guardaroba Ducale di Urbino, lo descrisse in modo a dir poco imbarazzante. E il quadro malizioso e sensuale continuò ad attirare gli sguardi e a catturarli al punto che il duca di Urbino nel 1600 aveva pensato di distruggerlo.
Solo dal 1874 fu possibile vederlo liberamente nella Tribuna degli Uffizi, pur evitando che i “veneratori” toccassero le beltà della “donna nuda”, protetta da un sottile fil di ferro. Insomma un esempio di quelli che chiamo “super-stimoli”, informazioni cioè che attivano la nostra attenzione e le nostre emozioni, sia nel bene che nel male. Così come questo dipinto per secoli ha risucchiato l’attenzione della maggioranza degli osservatori (bastava un’occhiata!), oggi, quando, per i più (da noi), ormai il sesso non è più tabù, sono rimasti i soldi ad attrarci e a “confonderci le idee”. E la confusione viene generata da intuizioni e emozioni che sono attive e fuorvianti sui tempi brevi, che “risucchiano” la nostra attenzione.
Per non cadere in queste trappole, dobbiamo acquisire una visione di più lungo termine, un’attenzione di vasto respiro capace di distinguere i punti di svolta epocali, quelli che, se trascurati, danneggiano permanentemente i nostri portafogli. Ne abbiamo già visti alcuni. Il più rilevante punto di svolta per gli italiani è stato il calo del valore degli immobili che non sono più tornati ai prezzi reali di dieci anni fa, ormai irraggiungibili per un periodo futuro che si prevede molto lungo in forza di diversi fattori (un’analisi dettagliata di questo punto di svolta è nel libro “L’economia nella mente” da poche settimane in libreria, pubblicato da Raffaello Cortina Editore).
Un punto di svolta rilevante perché 2/3 circa degli ottomila miliardi di risparmi degli italiani è stato “immobilizzato” nelle case, e non solo nella “prima casa”, che può venire considerata un servizio oltre che un “risparmio”. Nello stesso periodo, grosso modo, abbiamo avuto la forte crescita dei mercati azionari e il ritorno della loro volatilità a valori corrispondenti alla media storica, dopo le turbolenze della crisi.

La volatilità dei mercati USA è tornata sotto la media storica. Fonte: Bloomberg modificata.
Anche questo punto di svolta è sfuggito all’attenzione degli italiani perché meno del 3% dei loro risparmi è destinato ai mercati azionari mondiali, con una prevalenza del mercato domestico che è meno del 2% di quello globale. Nel frattempo gli indici delle borse statunitensi, prevalenti a livello globale, hanno raggiunto simultaneamente tre record storici, incremento notevole di cui ben poco del risparmio italico si è purtroppo avvalso.

Le tre borse USA hanno simultaneamente raggiunto tre record storici. Non succedeva dal 1999. Fonte: Bloomberg modificata.

Viceversa, al di là del rilevante fardello immobiliare (poco appetito dato che più di 7 milioni di case sono vuote), il risparmio italico ha continuato a insistere nel reddito fisso in un periodo storico in cui i dividendi azionari hanno sempre più baldanzosamente superato le cedole dei titoli di stato.

La grande svolta: the big switch. La superiorità tradizionale delle cedole dei titoli di stato è decisamente “sotto zero” se confrontata con i dividendi azionari in USA, GB e Giappone. Fonte: Economist modificata.

Nessun commento:

Posta un commento