mercoledì 6 aprile 2011

IN ARRIVO UN’ONDATA DI EMISSIONI BANCARIE. UN AFFARE? PER CHI?

Ho avuto modo di dire, a più riprese, che l’uscita dalla crisi del 2008 sarebbe potuta avvenire solo a distanza di alcuni anni e con l’attuazione di un riassetto globale sia della finanza che dell’economia reale e che questa lunga fase (un vero e proprio cambiamento epocale) avrebbe comportato seri problemi alle famiglie.

In questi giorni sta riaffiorando quello che fu il tema dominante del cosiddetto “Lehman crash”, ossia la fragilità della situazione patrimoniale del sistema bancario occidentale e vediamone i motivi.

Le dimensioni degli aumenti di capitale delle banche (circa 40 Miliardi di Euro) e di rifinanziamento delle obbligazioni in scadenza da loro emesse (grosso modo altri 200 Miliardi) al fine di rafforzarne le strutture, sono a dir poco imponenti; basti pensare che il valore di borsa dell’intero sistema bancario italiano si aggira intorno ai 100 Miliardi.

Questo non è che un “assaggio” in quanto le nuove regole di Basilea 3 sul patrimonio e sulla liquidità imporranno, conti alla mano, una raccolta globale di ca. 2.300 miliardi di Euro (*) a lungo termine a livello europeo (a ciò si aggiungano altri 2.200 miliardi negli Stati Uniti) e ciò entro il 2019 in quanto – per quell’epoca – il livello di liquidità e contanti in grado di fronteggiare necessità di cassa per almeno un anno dovrà essere consolidato.
(*) Tanto per capirci questa cifra corrisponde a 4.453.421.000.000.000 di vecchie lire oppure, in termini di beni reali, al controvalore di 115.000.000 di vetture Volkswagen Golf nuove (2 per ogni italiano).

Il che ci porta a 2 immediate considerazioni:

Ø  la prima, estremamente ovvia, è che la sottocapitalizzazione del sistema bancario occidentale è ancora enorme e ciò conferma il perdurante latente pericolo di fallimenti CHE rappresenta un fattore di grande pericolo per i depositanti, ossia i risparmiatori;
Ø  che da qualche parte si dovrà trovare il denaro necessario al rafforzamento del sistema bancario.

Il punto nodale della questione sta nel come e dove trovare questi soldi.

Chi possono essere i sottoscrittori di questa valanga di titoli di debito? Tradizionalmente sono tre i soggetti a cui potersi rivolgere:

Ø  Governi
Ø  Compagnie di Assicurazione
Ø  Risparmiatori

Il primo soggetto (Governi) ha già le sue brutte gatte da pelare, alle prese con deficit ben oltre il ragionevole e gravato di debiti immensi (in parte dovuti al salvataggio delle stesse banche). Nei mesi scorsi in Europa si è provveduto a costituire un fondo mirato a evitare la bancarotta degli stessi paesi membri utilizzando parte dii tali risorse per tamponare le situazioni di Grecia (che già arranca di nuovo), Irlanda (alla quale potrebbero essere necessari a breve altri 24 Miliardi di Euro per non affondare) e a breve batterà cassa il Portogallo, declassato da tutte le principali  società di rating nei giorni scorsi a causa di debito e deficit fuori controllo.

Negli Usa, gravati dalla peggiore situazione di bilancio pubblico della loro storia, il partito d’opposizione (quello repubblicano) ha presentato in queste ore una richiesta di tagli che non consente spazio a nessun ulteriore intervento.

I Governi, dunque, difficilmente potranno assorbire la richiesta di denaro in arrivo dal sistema bancario.

Le Compagnie di Assicurazione, storicamente grandi acquirenti di obbligazioni bancarie, hanno gli stessi problemi delle banche. Anche per loro, infatti, è stato costruito un modello operativo analogo a Basilea 3, denominato Solvency II, che le costringerà a massicci rafforzamenti patrimoniali e pertanto il loro tradizionale appoggio o verrà meno o sarà decisamente inferiore al passato.

Semaforo rosso anche in questa direzione dunque.

Restano i privati, ossia i comuni risparmiatori. Legati per tradizione agli sportelli bancari, i risparmiatori italiani, evidentemente principale, se non unico, soggetto destinatario di questa enorme offerta di debiti e/o partecipazioni, saranno ben presto “assediati” dai loro interlocutori (sportellisti e/o bankers) affinchè facciano confluire su tali strumenti la loro liquidità disponibile e i restanti asset patrimoniali.

Viene spontaneo chiedersi, dato che si tratta dei propri risparmi: “A che prezzi? Con che vincoli? Con quali rischi? …”.

Non si vogliono certo dare giudizi di merito sulla qualità delle obbligazioni e delle azioni da emettere ma una considerazione dobbiamo pur farla.

Il portafoglio degli italiani è già ora costituito per circa 1/3 dal debito delle banche (fra conti correnti, pronti contro termine, obbligazioni, ecc.) e questa percentuale, la più alta al mondo, salirà ulteriormente; non è di sicuro una grande scelta di investimento per i risparmiatori italiani.

Walter Cappello