Poco meno di due anni fa lanciai un messaggio ai miei clienti predicendo loro che stavamo andando incontro ad un diverso “stile” della finanza pubblica, caratterizzato da tagli della spesa e trasferimenti di costi dal pubblico al privato e che alla fine di questo processo i patrimoni privati dei cittadini si sarebbero inevitabilmente assottigliati e che tutto ciò sarebbe stato irreversibile.
La mia convinzione era che le risorse pubbliche fossero ormai al limite dell’esaurimento e che i margini di manovra fossero decisamente limitati; stretti nella morsa di una crisi molto più lunga del previsto un’ulteriore espansione della spesa pubblica non finalizzata alla crescita avrebbe costretto le autorità governative ad agire sia sotto il profilo fiscale che adottando misure di riduzione del welfare.