sabato 20 agosto 2011

FLASH SULLA SITUAZIONE DEI MERCATI



In quest’ultimo mese i mercati finanziari sono entrati in una fase di grande fibrillazione ingenerando forti apprensioni nei risparmiatori che, sotto l’ombrellone o all’ombra di un abete per trovare un po’ di pace e serenità, si sono invece guastati il fegato.

Vediamo dunque di fare il punto della situazione al fine di comprendere cosa sta accadendo, in quale misura tocca gli investimenti e se è il caso di intervenire o meno.

Per prima cosa va sottolineato il fatto che sono state riviste al ribasso le previsioni sulla crescita del Pil globale; il rallentamento della crescita è più accentuato nei paesi occidentali rispetto ai paesi emergenti.

E’ un fatto sorprendente? Mi sono già espresso più volte su questo tema e la mia posizione resta immutata: recuperare la situazione ante Lehman sarà difficile e comunque molto lenta, probabilmente un percorso di durata pluridecennale.

A giugno mi sono recato negli Stati Uniti per dei corsi di aggiornamento professionale e la sensazione di perdurante rallentamento economico era già a mio avviso palese sin da allora e ciò ha contribuito a tenerne conto nella costruzione degli asset di portafoglio.

L’accelerazione del rallentamento è stata indotta da decisioni politiche. Stati Uniti ed Europa si sono avvitati in quest’ultimo periodo su temi di assoluta importanza per gli investitori (tetto di spesa, deficit di bilancio, rientro del debito su posizioni più ragionevoli, possibilità di default di alcuni stati europei) ed i mercati hanno tratto la seguente conclusione: le idee non sono chiare, le politiche sono dilatorie, si inaspriranno le politiche fiscali.

Dunque si vende in attesa di tempi migliori ma al contempo si mandano pesantissimi segnali ai responsabili delle politiche economiche di governo.

Siamo in bilico. Questo sì. La possibilità di entrare nuovamente in recessione ha le stesse probabilità di essere evitata e dal mio punto di vista sono più propenso a concepire un lungo rallentamento piuttosto che una vera e propria ricaduta recessiva. Perché dico questo? In primo luogo le aziende produttive sono sostanzialmente in salute. I redditi delle famiglie troveranno un sostegno da un calo dell’inflazione (stanno rientrando gli eccessi di prezzo delle materie prime). Le politiche economiche verranno riviste da parte delle banche centrali (il segnale di malcontento degli investitori è stato inequivocabile).

Non è un nuovo 2008. Le condizioni sono migliori ma nondimeno ricordiamoci che gli spazi di manovra sono piuttosto esigui. Il pericolo maggiore sta nella gestione dell’emotività. Dopo un decennio di cocenti delusioni e generalmente colpiti da consistenti perdite di valore i risparmiatori saranno in grado di mantenere i nervi saldi? La spirale di sfiducia potrebbe innescarsi se prevalesse l’irrazionalità e la paura potrebbe determinare la rottura dell’attuale “equilibrio” e innescare per davvero il tanto temuto processo recessivo.

In che misura tutto ciò che è avvenuto ha toccato gli investimenti?

Ad oggi portafogli gestiti con componenti azionarie fra il 30 ed il 50% hanno mediamente ottenuto risultanze negative tra il 4 ed il 10% da inizio anno. Strategie maggiormente conservative che avessero tenuto conto della situazione di mercato e pertanto fossero stati allestiti o con sensibili riduzioni della componente azionaria o mediante il ricorso a prodotti a gestione flessibile potrebbero ragionevolmente - nello medesimo arco temporale - aver dato risultanze reddituali a cavallo fra un modesto risultato positivo ed un meno brillante -4%.

Infine, molto accentuata sarebbe stata la differenza di volatilità fra tali asset.


INTERVENTO SI’,  INTERVENTO NO

Cosa fare ora?

La situazione di equilibrio raggiunta nei mercati induce a :

Ø  non prendere posizioni difensive se i portafogli sono in grado di reggere ulteriori pressioni al ribasso senza eccessive conseguenze;
Ø  non farsi tentare di procedere ad acquisti nel convincimento che i prezzi siano buoni in prospettiva. La possibilità di scivolare in recessione è comunque alta e un’esposizione al rischio azzardata potrebbe arrecare seri danni al valore dei patrimoni. Il gioco non vale la candela … (ancora).

Per qualche settimana i livelli di volatilità dovrebbero restare accentuati e nondimeno ci potremmo aspettare alcune situazioni che ciclicamente si concretizzano in situazioni analoghe; potremmo avere una finta ripartenza delle quotazioni tale da indurre i risparmiatori ad entrare nel mercato convinti di poter speculare anche a breve, potremmo entrare in una situazione di ulteriore ribasso dei corsi se prevalesse il pessimismo fra gli addetti ai lavori o infine potrebbe verificarsi un consolidamento delle quotazioni dentro uno stretto range per alcuni mesi.

Nell’attesa di avere idee più chiare sull’evoluzione del trend prepariamoci a subire un periodo di alta volatilità consapevoli che se i nostri asset sono stati ben progettati e la qualità intrinseca del portafoglio è buona non abbiamo gettato fiches su un tavolo verde ma che abbiamo fatto un buon lavoro al fine di salvaguardare i nostri sudati risparmi.

I risultati arriveranno. L’importante è che il nostro orizzonte temporale sia adeguato ad un’attesa che andrà al di là dei pochi mesi che ci separano alla fine dell’anno.

Walter Cappello