mercoledì 15 dicembre 2010

CONSULENZA - ANNO ZERO

Tra meno di un mese saluteremo questo decennio che passerà alla storia come un periodo di trasformazioni profonde ed epocali.

In questi dieci anni abbiamo vissuto sulla nostra pelle due fra le tre maggiori crisi finanziarie di tutta la storia, abbiamo ancora negli occhi le drammatiche immagini dell’attentato alle twin towers e di lì in avanti abbiamo assistito all’escalation del terrorismo medio-orientale, sono state innescate due guerre drammatiche (Irak ed Afganistan) tuttora in corso, abbiamo assistito alla poderosa crescita economica di paesi come Cina, India e Brasile che, sottraendo mercato ai paesi occidentali, ne ha conseguentemente provocato crisi economica e disoccupazione diffusa, abbiamo pagato a caro prezzo l’eccesso di libertà finanziaria sfociato nella crisi dei mutui subprime prima e nel crollo del mercato immobiliare poi, abbiamo visto l’intero sistema bancario e finanziario occidentale crollare e i governi d’America ed Europa andarlo a soccorrere a costo della propria sopravvivenza (vedi i casi di Grecia e Irlanda, per ora. E poi a chi toccherà ancora?)

Gli operatori professionali hanno preso le distanze, uno dopo l’altro, da qualsiasi debitore istituzionale, dalle imprese alle banche e ai governi ormai ritenuti tutti potenzialmente fallibili.  La sopravvivenza dell’Euro, la nostra valuta di riferimento, è tuttora oggetto di discussione e autorevoli leader politici europei  hanno paventato nei giorni passati la possibilità di trasferire parte del debito pubblico sugli stessi detentori dei titoli !!! A breve si discuterà in sede europea di rientro progressivo dei debiti pubblici e per noi italiani si potrebbe aprire una lunga stagione di sangue e lacrime.

Nel prossimo decennio politici ed economisti dovranno cercare di risolvere queste complesse e gravi questioni; l’incertezza sulle possibili soluzioni è molto elevata e ciò rende problematica a chiunque la possibilità di fare previsioni attendibili.

Il mondo è cambiato, sono cambiati i nostri punti di riferimento, sono cambiate le nostre certezze

Sulla scorta di tali premesse mi verrebbe spontaneo, come risparmiatore, dovermi porre
tre fondamentali domande

Ø  Mi sento tranquillo per i miei investimenti ?

Ø  Il mio portafoglio è effettivamente progettato per soddisfare le mie reali esigenze ?

Ø  Sarò in grado di gestire bene le mie risorse ?


Si tratta di questioni che non sono né marginali né accademiche;  sono doverose domande da porsi in questo contesto di grandi trasformazioni epocali.
           
Queste non facili domande possono trovare concrete risposte nel disposto della Mifid; questa discussa (e ancora discutibile per alcuni aspetti) normativa che regolamenta i rapporti fra risparmiatori ed intermediari ha il pregio di aver introdotto (finalmente) il servizio di consulenza che a mio avviso può costituire un vero e proprio salto di qualità per gli investitori italiani.

Per arrivare a ciò si sono dovute superare diffidenze ed ostilità e la strada non è ancora del tutto percorsa. Mentre alcuni intermediari sono già autorizzati all’erogazione di questo servizio (banche e sim) l’albo dei consulenti veri e propri è ancora in attesa di definitiva regolamentazione ma il servizio come tale è comunque usufruibile.

Sul contenuto della stessa e sulla qualità c’è ancora a mio parere da lavorare ma l’adozione di sistemi evoluti per la pianificazione finanziaria e la personalizzazione degli investimenti è senza dubbio un grande passo in avanti per i risparmiatori ed è assolutamente coerente con i tempi difficili nei quali ci si trova ad operare.

Questo sarà anche un modo per colmare parte delle lacune cognitive che caratterizzano la cultura finanziaria degli investitori italiani ed accrescerà la loro consapevolezza.

Effettuare un buon investimento è per il singolo risparmiatore un’ottima cosa ed un grande vantaggio; migliaia, se non milioni di risparmiatori che effettuano buoni investimenti rappresentano altresì anche un grande valore aggiunto per la collettività.

Sia dunque benvenuta la consulenza, i tempi sono ormai maturi. Ma soprattutto sia bene accolta dai risparmiatori e ben gestita dagli operatori.

Si tratta di un cambiamento foriero di grandi benefici; sappiano tutti gli interessati coglierne appieno le potenzialità e l’intera società ne trarrà un grande valore aggiunto.

Walter Cappello

sabato 31 luglio 2010

SUI RISPARMI IL PESO DELLA CRISI

Lo scorso mese avevo affermato che, data la situazione finanziaria del paese ed il quadro economico generale internazionale, da parte del governo sarebbero state recuperate risorse con tagli e riduzioni delle cosiddette spese “inutili” e mediante il trasferimento di tutta una serie di costi direttamente sulle spalle dei cittadini, misura alla quale noi italiani non eravamo più abituati.

Sostenni, in altre parole, che avremmo dovuto pagare di più per sanità, scuola, asili, trasporti ecc. ma anche veder ridotte ulteriormente le pensioni future. La nostra condanna a tutto ciò, affermai, stava nell’invecchiamento della popolazione, nella modestissima crescita economica, nella disoccupazione elevata, nella qualità del lavoro giovanile infima e schiacciata sul cosiddetto interinale, nel progressivo impoverimento della classe media, nel processo di deindustrializzazione in corso.

Da ciò, quale conseguenza, una generalizzata incapacità di produrre nuovo risparmio e un aumento della tendenza all’erosione dello stock di ricchezza privata accumulata nei decenni passati.

Nei giorni scorsi sono arrivati sui media alcuni dati che confermano questa visione.

Ansa: Federalberghi: quasi un italiano su due quest'estate resterà a casa per le vacanze. Coloro che rimarranno a casa questa estate sarà il 46,3% della popolazione, in crescita rispetto al 43,8% dell'estate 2009. I motivi per i quali così tanti italiani non si muoveranno di casa, sono dovuti addirittura nel 54,9% dei casi a motivi economici, mentre la mancanza di soldi vera e propria è indicata dal 46,8% dei non viaggiatori. Un altro 18,7% dichiara motivi familiari, il 18,5% denuncia motivi di lavoro ed il 16% parla di motivi di salute.

Corriere.it:  Meno 2,6%. E' il calo del reddito delle famiglie italiane, registrato dall'Istat nel 2009 rispetto al 2008. L'istituto rileva inoltre una flessione del 2,5% del potere d'acquisto. Il calo del reddito - rileva ancora l'Istat - ha comportato anche un "forte contenimento" nei consumi sia in termini nominali (-1,9%) sia in termini di quantità (-1,8% dopo la riduzione di 0,8% dell'anno precedente). Le famiglie, inoltre, mettono via meno soldi: la loro capacità di risparmio - rileva l'istituto - si è assottigliata di ulteriori 0,7 punti percentuali all'11,1%, "il valore più basso dall'inizio degli anni Novanta".

IlSole24Ore:  Per Confcommercio, consumi in frenata.  Nel 2010, il Pil, il prodotto interno lordo, crescerà dello 0,7%, per effetto anche dei deboli consumi delle famiglie, che nel primo semestre di quest'anno sono scesi di due decimi, dallo 0,6% allo 0,4 per cento. A parlare è il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nel corso della presentazione, a Roma, assieme al Censis, di una ricerca su consumi e fiducia degli italiani. L'onda lunga della crisi si è fatta sentire, sottolinea il rapporto. Significativo come il 68% delle famiglie manterrà stabili le spese nei prossimi sei mesi, con una aspettativa di miglioramento in costante calo (ai minimi da gennaio 2009).

Repubblica.it: Povertà. La crisi ha colpito i giovani. Nonostante la dura recessione economica la povertà in Italia non subisce un aumento nel corso del 2009. Ma ad essere colpiti sono i giovani, il Sud e le famiglie operaie. Per l'Istat l'esercito dei poveri è stabile a quasi 8 milioni di persone, pari al 13,1% dell'intera popolazione ma al sud si conferma una situazione allarmante. Vive in condizioni di povertà (la soglia di poverta è pari ai 983 euro mensili, 17 euro in meno rispetto al 2008) oltre una famiglia su 5, il 22,7% con un aumento del valore dell'intensità della povertà assoluta (dal 17,3% al 18,8%) dovuto al fatto che il numero di famiglie assolutamente povere è rimasto identico ma le loro condizioni medie sono peggiorate. Peggiorano, però, le condizioni delle famiglie assolutamente povere del sud e cresce la povertà assoluta (che misura i più poveri tra i poveri) di quelle operaie.

RaiNews24:  Famiglie con meno soldi, risparmiare è un'impresa. Il reddito delle famiglie italiane continua a scendere anche nel primo trimestre 2010: in valori correnti è diminuito del 2,6%, rispetto allo stesso periodo 2009. Nel primo trimestre dell'anno - sottolinea l'Istat - la propensione al risparmio delle famiglie (definita dal rapporto tra il risparmio lordo delle famiglie e il loro reddito disponibile) ha raggiunto il 13,4%, riducendosi di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 1,6 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2009: si tratta del valore più basso dal 1999, ovvero da quando esistono le serie storiche trimestrali. Torna a crescere invece rispetto al trimestre precedente la spesa delle famiglie per consumi finali in misura dello 0,5%, che si è ridotta dello 0,7% rispetto al primo trimestre del 2009.

Se dunque d’ora in avanti dovremo farci carico di maggiori esborsi per la conservazione dei nostri abituali stili di vita è cosa ovvia che dovremo prima o poi iniziare a supportare le spese correnti attraverso i nostri sudati risparmi.

I nostri patrimoni si ridurranno in futuro a causa della maggiore incidenza di spese individuali (trasferimento di costi dalla collettività al privato da parte dei governi, centrali o locali che siano) e a causa della minore capacità di produrre redditi da lavoro e, di conseguenza, nuovi risparmi

Dunque i nostri patrimoni vanno maggiormente tutelati. La loro conservazione e crescita necessitano di maggiore accortezza e razionalità di gestione rispetto a un passato, non troppo lontano, quando l’unica preoccupazione erano i rendimenti e concetti come sicurezza e default erano termini che neppure sfioravano le nostre menti.

Le dinamiche demografiche ci avrebbero prima o poi condannati a tutto ciò ma dopo Lehman Brothers i tempi e le dinamiche si sono purtroppo accelerati. Benvenuti (si può ancora dire??) nel  nuovo millennio …

Walter Cappello

sabato 17 luglio 2010

L’INCOERENTE ALLOCAZIONE DEL RISPARMIO NEL REDDITO FISSO. UN’ANOMALIA TUTTA ITALIANA

A fine giugno Lamberto Cardia, presidente uscente della Consob, ha presieduto l’incontro annuale con la comunità finanziaria italiana mediante una relazione dai contorni severi e per certi versi  inquietanti.

Ha minuziosamente elencato le cose fatte sotto la sua direzione e quelle da fare (che lascia in eredità al suo successore) focalizzando l’attenzione su aspetti e riflessioni di grande importanza.

La mia attenzione si è concentrata su un particolare punto che riveste un peso fondamentale per la comunità dei risparmiatori italiani: l’incoerente allocazione del risparmio nel comparto obbligazionario.

Dice Cardia:

“….. Queste attività di vigilanza si sono svolte in un contesto di mercato caratterizzato dalla nota crisi di liquidità, cui il sistema bancario ha risposto incrementando l’emissione di obbligazioni collocate presso gli investitori retail, il cui controvalore è più che raddoppiato negli ultimi due anni e ha rappresentato circa l’80% del totale dei collocamenti obbligazionari delle banche.
            Di conseguenza è ulteriormente aumentato il peso delle obbligazioni bancarie sulla ricchezza finanziaria delle famiglie, che negli ultimi quindici anni è cresciuto progressivamente passando dal 2% del 1995, al 7% del 2000, al 10,4% del 2009. Si tratta di un peso di gran lunga superiore a quello degli altri principali paesi europei.
E’ un fenomeno su cui la Consob pone particolare attenzione, considerato che nei portafogli degli investitori retail si rileva la presenza di obbligazioni in prevalenza illiquide e talvolta più rischiose dei titoli di stato senza che tali rischi siano adeguatamente riflessi nel rendimento offerto. ….”

Il Sole-24Ore (articolo a firma di Morya Longo pubblicato il 29 giugno scorso) si sofferma, certamente non per caso, su questo stesso punto integrando le parole di Cardia con cifre e sottolineature che confermano la gravità di questa anomalia; nell’articolo si afferma che:

Ø  i risparmiatori acquistano queste obbligazioni come se fossero l’affare del secolo;
Ø  le banche made in Italy attraverso questi titoli riescono a finanziarsi a tassi molto bassi presso le famiglie;
Ø  i piccoli risparmiatori aumentano le quantità acquistate mentre gli investitori istituzionali (leggasi operatori professionali) comprano quantità decrescenti di questi titoli;
Ø  le famiglie italiane hanno in carico ben 180 miliardi di Euro di questi titoli, più del doppio degli altri paesi europei ad eccezione della Germania;
Ø  la raccolta di denaro in Italia da parte delle banche avviene ormai per il 40% mediante queste obbligazioni;
Ø  all’interno di questo comparto troviamo di tutto (titoli poco liquidi e titoli illiquidi ed un buon numero di titoli strutturati ossia quelli meno trasparenti, più rischiosi e di più difficile valutazione).

Eppure - sostiene l’articolista - e ne siamo tutti perfettamente convinti, le famiglie italiane non sembrano amanti del rischio, tanto che il 44% della ricchezza finanziaria è investita in depositi e risparmio postale e per il 15% è rappresentata da titoli di stato (ma nel solo 2009 è avvenuto un calo del 3% !!! ).

Tutto ciò non è forse un’enorme ed evidente contraddizione in termini ? Può essere che sia soprattutto un problema di scarsa conoscenza e di disinformazione ?

Io ne sono assolutamente convinto e mi auguro, prima di dover magari rivivere le angosce del biennio 2007-2008 (ricordiamoci che l’ ipotesi del double dip mantiene a mio parere tutta la sua validità), che le famiglie italiane, consapevoli di ciò, inizino a rendersi conto del pericolo che corrono e vi pongano rimedio.

Ci sono strutture e professionisti in grado di eseguire con cura un check-up del portafoglio investito e suggerire le opportune modifiche al fine di renderlo adeguato alle specifiche esigenze di ciascuno.

Il mondo è letteralmente sommerso di carta di debito  ed offre enormi opportunità di scelta; perché dunque rinunciare alla qualità ed alla sicurezza dei nostri capitali per pura pigrizia mentale?

Walter Cappello

domenica 20 giugno 2010

EURO E DEBITO PUBBLICO - STA ACCADENDO QUALCOSA DI NUOVO

Nell’autunno 2008 il mondo intero è stato bruscamente scosso dalla più profonda crisi finanziaria mai avvenuta; l’intero sistema bancario occidentale ha rischiato il tracollo e, se ciò fosse accaduto, l’intero sistema economico sarebbe saltato ed avremmo assistito ad una catastrofe di dimensioni inimmaginabili.

Tutto ciò è stato evitato grazie alla realizzazione di manovre di politica economica attuate dai governi occidentali che sono intervenuti a sostegno delle banche con enormi iniezioni di liquidità.

Ciò ha costituito un’evidente distorsione del sistema e delle regole che lo governano ma ha fortunatamente funzionato però è facilmente intuibile comprendere che distorsioni ed anomalie provocano a loro volta altri problemi la cui soluzione maturerà solo in tempi molto lunghi.

Uno di questi, esploso in questi ultimi mesi, è il caso “Euro”.

La miccia è stata innescata dalla Grecia i cui bilanci, oltremodo fuori dai parametri degli accordi di Maastricht, hanno palesato gravissime irregolarità; in altre parole sono stati bellamente falsificati e la situazione finanziaria, gravissima, ha portato il paese sulla soglia della bancarotta.

Il rimedio al momento si è ancora una volta trovato; i paesi della comunità europea ed il Fondo Monetario hanno deciso di mettere a disposizione delle autorità centrali, a salvaguardia di ulteriori situazioni di difficoltà, una somma complessiva di 750 miliardi di Euro.

E’ una somma enorme, un vero e proprio “arsenale nucleare” (mi si passi la similitudine ma rende l’idea) ma contemporaneamente si è stabilito di avviare una serie di interventi straordinari per ricondurre i paesi membri entro i confini degli accordi originali il cui rispetto fa aumentare il valore della nostra moneta e viceversa nel caso contrario.

Questo è un atto dovuto in quanto tutti i paesi membri sono fuori dai parametri ed alcuni di questi sono particolarmente esposti; oltre alla Grecia ed all’Ungheria (di fatto già “moribondi”) sono particolarmente disastrate le condizioni di paesi come Portogallo, Spagna, Irlanda ed Italia.
Riportare gli sforamenti di bilancio (deficit, rapporto deficit/Pil, debito, tassi d’interesse) alle dimensioni concordate non sarà impresa facile.

Si dovranno fare per anni interventi di finanza straordinaria, ossia si dovranno recuperare risorse fiscali tagliando o riducendo sia i costi cosiddetti “inutili” ma anche alleggerendo i bilanci trasferendo tutta una serie di costi direttamente sulle spalle dei cittadini, cosa a cui non eravamo più abituati da decenni-

Ciò significa dover pagare di più per la sanità, per la scuola, per gli asili, i trasporti ecc. ma anche veder ridotte ulteriormente le pensioni future. In altre parole la “cuccagna” è finita.

Le risorse sono ormai al lumicino ed abbiamo a che fare con delle problematiche strutturali che non consentono margini: il trend demografico ci condanna ad un drammatico invecchiamento della popolazione (peraltro molto longeva), la crescita economica è modestissima, la disoccupazione è (e permarrà) elevata ma soprattutto la qualità del lavoro giovanile è infima e schiacciata sul lavoro cosiddetto interinale, a mio parere un vero e proprio dramma sociale.

A ciò si aggiunga il progressivo impoverimento della classe media (quella che alimenta i consumi e favorisce la crescita) da cui consegue non solo una palese incapacità di produrre nuovo risparmio ma soprattutto aumenterà la tendenza alla diminuzione dello stock di ricchezza privata accumulata dagli anni del boom economico fino all’inizio del nuovo secolo; in altre parole saremo tutti meno ricchi.

Collegata al successo delle politiche di bilancio ci sta la sicurezza per la valuta comune (l’EURO) ed ancor prima quella del rimborso del debito pubblico.

Dato che il debito pubblico è coperto mediante l’emissione di titoli di stato, l’attenzione degli operatori professionali è andata concentrandosi in questi ultimi mesi sull’eventuale possibilità di non essere in grado di far fronte al puntuale pagamento degli interessi in scadenza e/o di perdere credibilità per il rinnovo degli stessi titoli e ciò ha seriamente posto per la prima volta ed in toni molto realistici riguardo a tutti i paesi europei la questione seguente: “Quale grado di sicurezza hanno gli investimenti in questi asset” ?

La coperta è dunque corta; se da un lato ci dobbiamo augurare, per la salvaguardia dei nostri risparmi, che le politiche di austerity abbiano successo, dall’altro ci dobbiamo rendere consapevoli che privatamente ne pagheremo un prezzo elevato.


E’ arrivata l’ora di rendersi conto, una volta per tutte, che le sicurezze non fanno più parte del nostro mondo; siamo ormai passati dalla gestione dei rendimenti alla gestione del rischio.

Ciò renderà più complicato il nostro lavoro di professionisti del risparmio ma anche più maturi e consapevoli i risparmiatori europei, in particolare quelli Italiani.

Walter Cappello

lunedì 10 maggio 2010

STRATEGIE DI PORTAFOGLIO ALLA LUCE DELLA CRISI GRECA


 
Per tutta la scorsa settimana si sono susseguiti pesanti attacchi speculativi contro i mercati europei in virtù della non remota possibilità di un tracollo della Grecia che, come si sa, è addirittura arrivata a truccare i bilanci pubblici per non rendere nota la sua debolezza strutturale (frutto di scellerate concessioni alla piazza negli anni passati) ormai minata dall’attuale crisi.

Le conseguenze sono state quelle di un forte indebolimento dell’Euro e delle borse europee in quanto  la situazione di precarietà potrebbe estendersi dapprima agli altri paesi più deboli (Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia) per poi passare a quelli più forti.

In particolar modo i contraccolpi maggiormente negativi li hanno subiti i titoli azionari bancari in quanto tali istituti sono forti detentori di titoli del debito pubblico non solo greco ma anche di quello degli altri paesi deboli.

Il malessere è andato espandendosi ed ha contagiato tutte le piazze finanziarie mondiali.

La soluzione non è certamente facile ed è nelle mani dei governi europei (in primis) ai quali sarebbe auspicabile corressero in loro soccorso anche gli altri paesi ricchi del pianeta. In questo Tremonti ha ragione; se brucia la casa del vicino è meglio aiutarlo a spegnere l’incendio piuttosto che stare a guardare e in un’economia ormai globalizzata tutti vivono a stretto contatto di gomito.

A questo proposito certamente produrranno  effetti benefici gli aiuti stanziati nel weekend a favore della Grecia (si ipotizza un plafond complessivo di aiuti concertati per un totale di 110 Miliardi di Euro) ma soprattutto dovrebbero gettare acqua sul fuoco i 720 Miliardi (!!!!) del maxi piano per sostenere l’Euro varato nella notte.

Per quanto concerne gli aspetti che più stanno a cuore degli investitori, ossia quello di comprendere se tale può compromettere i propri investimenti e quali strategie adottare possiamo focalizzare l’attenzione sui punti fermi che dovranno orientare le scelte di portafoglio nei prossimi mesi:

v  il costo del denaro rimarrà ancora per mesi estremamente contenuto penalizzando tutti gli impieghi di liquidità;
v  scende la convenienza a detenere titoli obbligazionari governativi europei in modo indiscriminato per ovvie ragioni;
v  l’Euro rispetto alle altre valute tenderà a restare debole almeno sino a quando le politiche di difesa congiunte non avranno dissuaso la speculazione a tirarsi indietro;
v  i mercati azionari sono entrati in una fase di inversione del trend, da positivo a negativo­.

In tale contesto di grande incertezza una valida strategia può essere quella di abbassare il livello di rischiosità dei portafogli sostituendo le esposizioni direzionali sui mercati azionari con strumenti flessibili lasciando alla capacità dei gestori (dotati di strumenti di analisi molto più sofisticati di quelli a disposizione dei piccoli risparmiatori) il compito di decidere se assumere rischi e quali eventualmente assumere in un contesto di difficile interpretazione come quello attuale.

Resta comunque una situazione di incertezza e volatilità conclamata che temo si dovrà considerare come logica e strutturale correzione del trend di recupero avviato nel marzo 2009; non dimentichiamo che il processo di ritorno ad una situazione economica e finanziaria equilibrata non potrà che essere un processo lento e difficile considerate le
abnormi distorsioni che sottostanno all’attuale crisi.

Solo i risparmiatori meno giovani hanno vissuto una situazione simile in cui le certezze sono letteralmente evaporate e i tempi per un soddisfacente ritorno degli investimenti si vanno facendo sempre più lunghi.

Credo che i risparmiatori di questo decennio dovranno dotarsi di buone dosi di razionalità, pazienza e nervi saldi per trarre soddisfazione (in futuro) dai propri investimenti. Speriamo che non sia impresa troppo ardua entrare in quest’ordine di idee.

Temo che le abitudini e le esperienze del passato abbiano fatto il loro tempo. Cambiare è sempre difficile ma forse ora sta per diventare indispensabile.

Walter Cappello

lunedì 5 aprile 2010

CURRICULUM VITAE

CAPPELLO WALTER

Nato a Padova in data 27 Agosto 1951

Diplomato presso l’Istituto Tecnico P.F. Calvi di Padova in Ragioneria - Specializzazione Commercio Estero.
Negli anni degli studi superiori coltiva la passione del giornalismo collaborando alla stesura del giornalino della scuola e scrivendo articoli per alcune piccole testate locali.
Laureato presso l’Università degli Studi di Padova presso la Facoltà  di Scienze Politiche - Ramo Economico. Al fine di conseguire un profilo di studi maggiormente orientati al comparto economico alcuni esami vengono sostenuti presso la facoltà di Economia e Commercio dell’Università Cà Foscari di Venezia e presso le Facoltà di Ingegneria e Statistica di Padova. Affronta con successo anche il corso integrativo di Tecnica Bancaria.
La Tesi di Laura è incentrata su un tema assolutamente innovativo per l’epoca: “I Fondi Pensione”.
Negli anni degli studi universitari coltiva anche altri interessi collaborando alla nascita ed allo sviluppo di alcune delle più importanti emittenti radiofoniche e televisive locali; si fa notare come disc jockey ed avvia un ciclo regolare di interviste con noti esponenti della musica italiana ed internazionale dell'epoca.
Forma, assieme ad artisti locali, un gruppo di teatro sperimentale con il quale realizza un’opera portata a più riprese in scena in ambito regionale e della quale cura la regia, i testi e partecipa alla recitazione.

Esperienze lavorative:

Dal 1971 al 1974 impiegato a tempo determinato presso l'Automobile Club di Padova.
Dal 1975 al 1989 lavora presso l'Istituto Bancario Italiano (successivamente confluito nel Gruppo Intesa San Paolo) a Padova - specializzandosi nel settore legale e nell'erogazione del credito alle imprese - che lascia con il grado di funzionario per intraprendere l'attività professionale.
Dal 1990 opera come Promotore Finanziario collaborando con diverse Banche e Società e maturando significative esperienze professionali.
Dal 1990 al 2000 collabora con la Sim del Gruppo Ras, la Dival (ora trasformata in Allianz Bank).
Nel 2001 avvia un rapporto di collaborazione con OnBanca - banca telematica del Gruppo Banca Popolare Commercio e Industria - che culmina con la quotazione di borsa del titolo.
Nel 2003, a seguito dell'acquisizione di OnBanca da parte di Unicredit e preso atto della diversa policy della nuova proprietà, decide di maturare nuove esperienze collaborando con Millennium Sim, società di grande peso nel trading on line.
Nel 2006 Millennium Sim cede il ramo d'azienda reativo al collocamento a Consultinvest Sim ed il rapporto di collaborazione prosegue con quest'ultima fino alla primavera del 2009.
In tale periodo Banca Generali, che sta avviando un progetto per l'allestimento del servizio di consulenza evoluta per la clientela, sottopone una proposta di adesione all'iniziativa che viene prontamente accettata e dal marzo 2009 inizia una nuova collaborazione con la Banca del Gruppo Generali.  

Nel corso di questi anni di attività professionale ha partecipato a numerosi corsi di formazione istruiti dalle azienda partner, da società esterne, da istituzioni quali Efpa, Anasf, Siat ed altre società autorizzate alla certificazione, formulati su argomenti di finanza, economia, psicologia e comunicazione (Vedi "Corsi di specializzazione") . 


Iscritto all' Albo dei Promotori Finanziari al N. 1070 - 1^ Sessione nazionale - dal 1992
Socio Anasf - Associazione Nazionale Agenti Servizi Finanziari - dal 1997
Socio Aggregato Siat - Società Italiana dal 1998
Professionsta Certificato Efpa dal 2004 


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