Siamo giunti alla
fine del terzo trimestre e vediamo di fare un consuntivo di quanto accaduto
sinora. Il punto della situazione è piuttosto evidente, con alcuni mercati che
restano invischiati in territorio negativo, primo fra tutti
quello italiano
(oltre il 23% di perdita) a cui si accodano il mercato cinese e quello
giapponese (-15 e -13% rispettivamente), per finire con la borsa svizzera e
l’indice Eurostoxx 50 che non riesce a digerire l’amaro boccone di Deutsche
Bank, la grande protagonista della settimana.
All’incontrario,
spiccano per l’ottima crescita la borsa brasiliana, +34%, e quella di Mosca,
anch’essa sopra il 30% di rialzo. Venti punti sotto, con un rialzo di oltre 10
punti percentuali troviamo la borsa londinese che, sull’onda di Brexit e la
conseguente forte svalutazione della sterlina, è riuscita ad attrarre elevati
flussi di capitale sulla borsa britannica. Sopra e sotto la linea di
galleggiamento stanno gli altri mercati del paniere.
Questo il risultato
finale ad oggi, ma ci si ricorda in quale situazione versavano i mercati azionari
a inizio anno? Il grafico successivo ci
riporta al 12 febbraio, punto di massima crisi delle borse.
Trend da panico, o
quasi. La borsa che meglio si stava comportando, il Bovespa, arrancava a -8,17%
e su valori sostanzialmente simili navigavano lo S&P 500, Gran Bretagna e
Russia. Per tutte le altre borse perdite a due cifre con Milano maglia nera
- -22,89% - valori addirittura superiori
a quelli attuali, purtroppo.
Da lì il rimbalzo,
poi i grandi timori per Brexit, provvisoriamente rientrati sulla scie delle
previsioni - fallaci, come spesso accade - ma sul vero e proprio esito delle
urne britanniche niente panico, molto aplomb e di nuovo tutti ad acquistare
azioni fino all’inizio del mese di settembre, con alcune prese di beneficio e
qualche nube all’orizzonte. La più importante di tutte, quella che ha
condizionato la settimana appena trascorsa, è la vicenda Deutsche Bank, oggetto
di una richiesta sanzionatoria miliardaria da parte degli Stati Uniti anche se
sembra che si stia trovando un accordo per un forte sconto; sul Sole-24 Ore del
30 settembre si parla infatti di una sanzione ridotta a 5,4 Miliardi di dollari
per la banca tedesca.
Vediamo dunque come
è andato il terzo trimestre:
Preso a sé stante è
stato proprio un trimestre da incorniciare. Solo segni positivi, dal 2,5% di
Cina e India fino al 12% di Hong Kong. Italia e Svizzera di fatto non
beneficiano della diffusa positività che si è espansa in estate a livello
globale; il modestissimo +0,65% che le accomuna serve solo a farle galleggiare
ma lascia aperti una serie di interrogativi piuttosto seri sulle prospettive di
miglioramento di entrambi i mercati.
La vicenda Deutsche
Bank apre alcuni importanti interrogativi sul futuro del sistema bancario
europeo. La debolezza di un elevato numero di istituti di credito si farà
sentire nei prossimi mesi (e anni) e metterà a dura prova la determinazione dei
governi europei di voler evitare interventi in loro favore, soprattutto in un
clima di ritorno alla normalità che le banche centrali stanno velatamente
manifestando. La crescita e la capacità di spesa sono il fulcro del problema e
le politiche monetaristiche sono stata spremute all’eccesso. E’ compito della
politica trovare le soluzioni e cercare la via di uscita dal tunnel.
Facile a dirsi ma
non certo facile da fare e su ciò incombono scadenze elettorali piuttosto
delicate fra le quali spicca quella statunitense. Chi sarà il nuovo presidente?
Tramp o Hillary? Qualsivoglia sia l’esito delle urne sui mercati gravano forti
incertezze e perplessità. L’impressione è che l’ultimo quarto di anno non possa
essere la copia del trimestre appena lasciato alle spalle. L’autunno è alle porte,
aspettiamoci qualche abbassamento della temperatura.
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