RIPRENDE LA CORSA AL RIALZO
Settimana particolare quella appena conclusasi,
nella quale si sono succeduti alcuni fatti rilevanti, primo fra tutti quello
del nuovo attentato
dell’Isis a Manchester, insanguinato da ben 22 vittime
molte delle quali adolescenti. Moody’s, dopo ben 28 anni, ha modificato il suo
giudizio sulla Cina abbassandone il rating; in Brasile si acuisce la crisi
politica che vedrebbe il Presidente Temer implicato in uno schema di corruzione
nel noto scandalo Petrobras, il colosso energetico brasiliano. Restando nel
nuovo continente la posizione del Presidente statunitense Donald Trump sembra
indebolirsi e si teme – anche se non nell’immediato – un suo possibile
impeachment.
Tutte notizie che in altri tempo avrebbero
avuto ripercussioni sugli andamenti dei mercati ma nulla sembra aver scalfito
in settimana la fiducia nell’ulteriore crescita dei listini. La settimana si
conclude infatti con una buona intonazione e addirittura altri cinque nuovi
record; gli indici di Londra e Mumbay, nonché lo S&P 500, il Nasdaq e
l’indice Msci World ritoccano per l’ennesima volta i loro massimi storici e
anche sui mercati obbligazionari la fiducia regna sovrana.
Tutto ciò nonostante l’attesa riduzione del
bilancio federale americano e la crescita che sembra finalmente ritornata nel
vecchio continente con possibili impatti futuri sul livello di inflazione e
nonostante i livelli elevati del rapporto P/E in tutta l’area occidentale. E’
evidente che i timori politici delle ultime settimane erano incentrati esclusivamente
sulle tornate elettorali europee e, escluso a breve un rigurgito separatista in
Europa, il rischio politico viene accantonato e si torna a speculare nella
convinzione che non ci sia a breve alcun prezzo sia da pagare ma solo ulteriori
guadagni da intascare.
Nemmeno il G7 di Taormina ha minimamente
destato preoccupazioni sugli operatori, quasi si sapesse in anticipo che nulla
di sostanzioso ne sarebbe uscito.
Il risultato è ben visibile nel grafico di
apertura. Il Brasile rimbalza del 2,31%, miglior mercato della settimana,
seguito a breve distanza dal Nasdaq che cresce del 2,08% sospinto dai buoni
utili dei titoli che compongono il listino. Di poco sotto la soglia del 2%
troviamo la borsa di Hong Kong e quella
indiana mentre fra l’1 e l’1,5% si piazzano Londra, lo S&P 500 e l’indice
mondiale Msci.
Solamente quattro sono i listini in negativo
fra cui quello milanese che lascia sul terreno l’1,65% (peggiore piazza del
nostro paniere); le altre borse con segno meno sono quelle di Francoforte e
Mosca unitamente all’indice Eurostoxx 50.
Vediamo ora il percorso degli indici da inizio
anno:
Assolutamente soddisfacente la crescita dei
principali mercati mondiali con un terzetto di indici al di sopra del 15% (Hong
Kong, India e Nasdaq), altri quattro intorno al 10% e più precisamente Parigi,
Francoforte, Milano e Zurigo; oltre il 5% ci sono la borsa brasiliana, quella londinese
e gli indici Eurostoxx, S&P 500 e Msci World.
Crescite più contenute per la piazza di
Shangai, appena oltre la parità, e quella di Tokyo. In negativo resta solamente
la borsa moscovita. Dunque, almeno sino ad ora chi ha riposta la propria
fiducia sui mercatri azionari ha conseguito dei risultati più che discreti.
Ribadiamo, come in altre occasioni, che la festa delle facilitazioni monetarie
non durerà all’infinito e che un ritorno alla normalità provocherà scenari
piuttosto diversi da quelli attuali. Diversa cosa è infatti mantenere posizioni
in forte apprezzamento piuttosto che accodarsi al sentiment attualmente
dominante senza avere una chiara percezione dei rischi sottostanti.
Il nostro invito è dunque quello di una forte
attenzione per gli investitori con posizioni consolidate che ormai deve essere
mantenuta elevata e di una grande prudenza per coloro che intendono affacciarsi
ora su questi mercati o che, a fronte di posizioni sottopesate intendessero ora
incrementarle.
LA
SETTIMANA DELL’ OBBLIGAZIONARIO
Come per i listini azionari anche su quelli
azionari è arrivato nuovo denaro. Tutti i mercati obbligazionari del nostro
paniere hanno registrato nuovi cali dei rendimenti; il decennale britannico
addirittura si trova ai minimi del 2017 con un rendimento lordo dell’1,01%. I
corrispondenti titoli italiani e francesi stanno velocemente scendendo a loro
volta verso i minimi annuali (ora rendono rispettivamente il 2,10% e lo 0,76%)
mentre il rendimento del bund tedesco staziona intono allo 0,30% ma
difficilmente potrà rientrare sui minimi dato che gli acquisti massicci di tale titolo avvengono in concomitanza di
fughe dal rischio che ad ora non appaiono all’orizzonte. Anche il decennale
americano - ora al 2,25% - è ad un passo dal suo minimo annuale ma si dovranno
attendere le prossime decisioni della Fed per capire la vera direzione di
questo titolo. E qui si giocano anche alcune riflessioni sul mercato valutario.
L’EURO SI
MANTIENE FORTE
Superato lo scoglio delle elezioni politiche in
questo primo semestre che hanno visto allontanarsi le pruriginose voglie di
uscita dall’Europa e conseguentemente dall’euro, unitamente ad un
consolidamento della ripresa, il deflusso dalla moneta unica non solo si è arrestato
ma sono arrivati anche flussi in
acquisto mentre il mancato (per ora) mantenimento delle promesse elettorali di
Trump ha allontanato gli investitori dal biglietto verde.
Resta il fatto che l’euro, da inizio anno, si è
apprezzato sul dollaro del 6,35% (eravamo a 1,05 dollari per euro ai primi di
gennaio) e ora il rapporto fra le due valute staziona intorno a 1,12 - valore
che si avvicina al limite superiore della banda 1,05-1,15 nella quale il
rapporto fra le due valute staziona da gennaio 2015. Fare previsioni sui
rapporti di cambio è come sempre esercizio velleitario ma allo stato attuale delle cose possiamo
ritenere ragionevole che il cambio possa subire delle oscillazioni nel breve
termine ma con poche probabilità di scendere sui livelli inferiori della banda
e tantomeno puntare alla parità che in molti si attendevano di vedere raggiunta
dopo l’elezione di Trump.
Quello che traspare, al momento, è che non
vengono presi in considerazione dai mercati eventi di natura politica tali da
destare preoccupazione quali i rapporti piuttosto tesi fra Corea del Nord e i
paesi suoi avversari, lo schieramento degli americani a favore dell’Arabia
Saudita a cui sono destinate enormi forniture militari che potrebbero mutare i
rapporti di forza nella delicata area medio-orientale e l’inconsueto rapporto
fra Casa Bianca e Cremlino sotto osservazione al fine di verificare eventuali
comportamenti di favore nei confronti dello storico avversario.
Il surriscaldamento di questioni
politico-militari di ampia portata è abitualmente foriero di massicci acquisti
della valuta statunitense che i mercati ritengono al momento improbabili e del
resto nessuno si sognerebbe mai di augurarsi il loro verificarsi. Almeno in ciò
il buon senso impera.
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