domenica 28 maggio 2017

MERCATI FINANZIARI: OSSERVATORIO DEL 26/5/2017


RIPRENDE LA CORSA AL RIALZO

Settimana particolare quella appena conclusasi, nella quale si sono succeduti alcuni fatti rilevanti, primo fra tutti quello del nuovo attentato
dell’Isis a Manchester, insanguinato da ben 22 vittime molte delle quali adolescenti. Moody’s, dopo ben 28 anni, ha modificato il suo giudizio sulla Cina abbassandone il rating; in Brasile si acuisce la crisi politica che vedrebbe il Presidente Temer implicato in uno schema di corruzione nel noto scandalo Petrobras, il colosso energetico brasiliano. Restando nel nuovo continente la posizione del Presidente statunitense Donald Trump sembra indebolirsi e si teme – anche se non nell’immediato – un suo possibile impeachment. 

Tutte notizie che in altri tempo avrebbero avuto ripercussioni sugli andamenti dei mercati ma nulla sembra aver scalfito in settimana la fiducia nell’ulteriore crescita dei listini. La settimana si conclude infatti con una buona intonazione e addirittura altri cinque nuovi record; gli indici di Londra e Mumbay, nonché lo S&P 500, il Nasdaq e l’indice Msci World ritoccano per l’ennesima volta i loro massimi storici e anche sui mercati obbligazionari la fiducia regna sovrana.

Tutto ciò nonostante l’attesa riduzione del bilancio federale americano e la crescita che sembra finalmente ritornata nel vecchio continente con possibili impatti futuri sul livello di inflazione e nonostante i livelli elevati del rapporto P/E in tutta l’area occidentale. E’ evidente che i timori politici delle ultime settimane erano incentrati esclusivamente sulle tornate elettorali europee e, escluso a breve un rigurgito separatista in Europa, il rischio politico viene accantonato e si torna a speculare nella convinzione che non ci sia a breve alcun prezzo sia da pagare ma solo ulteriori guadagni da intascare.

Nemmeno il G7 di Taormina ha minimamente destato preoccupazioni sugli operatori, quasi si sapesse in anticipo che nulla di sostanzioso ne sarebbe uscito.

Il risultato è ben visibile nel grafico di apertura. Il Brasile rimbalza del 2,31%, miglior mercato della settimana, seguito a breve distanza dal Nasdaq che cresce del 2,08% sospinto dai buoni utili dei titoli che compongono il listino. Di poco sotto la soglia del 2% troviamo la borsa di  Hong Kong e quella indiana mentre fra l’1 e l’1,5% si piazzano Londra, lo S&P 500 e l’indice mondiale Msci.

Solamente quattro sono i listini in negativo fra cui quello milanese che lascia sul terreno l’1,65% (peggiore piazza del nostro paniere); le altre borse con segno meno sono quelle di Francoforte e Mosca unitamente all’indice Eurostoxx 50.

Vediamo ora il percorso degli indici da inizio anno:

Assolutamente soddisfacente la crescita dei principali mercati mondiali con un terzetto di indici al di sopra del 15% (Hong Kong, India e Nasdaq), altri quattro intorno al 10% e più precisamente Parigi, Francoforte, Milano e Zurigo; oltre il 5% ci sono la borsa brasiliana, quella londinese e gli indici Eurostoxx, S&P 500 e Msci World.

Crescite più contenute per la piazza di Shangai, appena oltre la parità, e quella di Tokyo. In negativo resta solamente la borsa moscovita. Dunque, almeno sino ad ora chi ha riposta la propria fiducia sui mercatri azionari ha conseguito dei risultati più che discreti. Ribadiamo, come in altre occasioni, che la festa delle facilitazioni monetarie non durerà all’infinito e che un ritorno alla normalità provocherà scenari piuttosto diversi da quelli attuali. Diversa cosa è infatti mantenere posizioni in forte apprezzamento piuttosto che accodarsi al sentiment attualmente dominante senza avere una chiara percezione dei rischi sottostanti.

Il nostro invito è dunque quello di una forte attenzione per gli investitori con posizioni consolidate che ormai deve essere mantenuta elevata e di una grande prudenza per coloro che intendono affacciarsi ora su questi mercati o che, a fronte di posizioni sottopesate intendessero ora incrementarle.


LA SETTIMANA DELL’ OBBLIGAZIONARIO

Come per i listini azionari anche su quelli azionari è arrivato nuovo denaro. Tutti i mercati obbligazionari del nostro paniere hanno registrato nuovi cali dei rendimenti; il decennale britannico addirittura si trova ai minimi del 2017 con un rendimento lordo dell’1,01%. I corrispondenti titoli italiani e francesi stanno velocemente scendendo a loro volta verso i minimi annuali (ora rendono rispettivamente il 2,10% e lo 0,76%) mentre il rendimento del bund tedesco staziona intono allo 0,30% ma difficilmente potrà rientrare sui minimi dato che gli acquisti massicci  di tale titolo avvengono in concomitanza di fughe dal rischio che ad ora non appaiono all’orizzonte. Anche il decennale americano - ora al 2,25% - è ad un passo dal suo minimo annuale ma si dovranno attendere le prossime decisioni della Fed per capire la vera direzione di questo titolo. E qui si giocano anche alcune riflessioni sul mercato valutario.


L’EURO SI MANTIENE FORTE

Superato lo scoglio delle elezioni politiche in questo primo semestre che hanno visto allontanarsi le pruriginose voglie di uscita dall’Europa e conseguentemente dall’euro, unitamente ad un consolidamento della ripresa, il deflusso dalla moneta unica non solo si è arrestato ma  sono arrivati anche flussi in acquisto mentre il mancato (per ora) mantenimento delle promesse elettorali di Trump ha allontanato gli investitori dal biglietto verde.


Resta il fatto che l’euro, da inizio anno, si è apprezzato sul dollaro del 6,35% (eravamo a 1,05 dollari per euro ai primi di gennaio) e ora il rapporto fra le due valute staziona intorno a 1,12 - valore che si avvicina al limite superiore della banda 1,05-1,15 nella quale il rapporto fra le due valute staziona da gennaio 2015. Fare previsioni sui rapporti di cambio è come sempre esercizio velleitario  ma allo stato attuale delle cose possiamo ritenere ragionevole che il cambio possa subire delle oscillazioni nel breve termine ma con poche probabilità di scendere sui livelli inferiori della banda e tantomeno puntare alla parità che in molti si attendevano di vedere raggiunta dopo l’elezione di Trump.

Quello che traspare, al momento, è che non vengono presi in considerazione dai mercati eventi di natura politica tali da destare preoccupazione quali i rapporti piuttosto tesi fra Corea del Nord e i paesi suoi avversari, lo schieramento degli americani a favore dell’Arabia Saudita a cui sono destinate enormi forniture militari che potrebbero mutare i rapporti di forza nella delicata area medio-orientale e l’inconsueto rapporto fra Casa Bianca e Cremlino sotto osservazione al fine di verificare eventuali comportamenti di favore nei confronti dello storico avversario.

Il surriscaldamento di questioni politico-militari di ampia portata è abitualmente foriero di massicci acquisti della valuta statunitense che i mercati ritengono al momento improbabili e del resto nessuno si sognerebbe mai di augurarsi il loro verificarsi. Almeno in ciò il buon senso impera. 



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