ESAURITO L’EFFETTO MACRON LE BORSE SI PRENDONO
UNA PAUSA
Chiamarla pausa, a vedere i risultati della
settimana, sembrerebbe eccessivo ma vanno considerati i temi forti dei giorni
scorsi. In primo luogo il forte ribasso della borsa brasiliana
è figlio dello scandalo che ha travolto il presidente Temer sospingendo il listino carioca all’ingiù di oltre 8 punti percentuali. E’ una bella batosta, è vero, ma non arriva del tutto inaspettata dato che Temer era da tempo nell’occhio del ciclone mentre il listino continuava a salire imperterrito. Come sempre, quando l’atteggiamento speculativo è molto forte, le notizie negative producono simili effetti. Ciò che aggrava questa correzione è anche la concomitante fuga dalla valuta brasiliana che da febbraio lascia sul campo l’11% del suo valore con una punta in settimana del -15%. Tutto ciò non dovrebbe costituire motivo di gravi preoccupazioni per gli eventuali riflessi sui mercati internazionali ma costituisce motivo di preoccupazione per coloro che nei mesi scorsi avevano sovrappesato gli asset di quel paese.
è figlio dello scandalo che ha travolto il presidente Temer sospingendo il listino carioca all’ingiù di oltre 8 punti percentuali. E’ una bella batosta, è vero, ma non arriva del tutto inaspettata dato che Temer era da tempo nell’occhio del ciclone mentre il listino continuava a salire imperterrito. Come sempre, quando l’atteggiamento speculativo è molto forte, le notizie negative producono simili effetti. Ciò che aggrava questa correzione è anche la concomitante fuga dalla valuta brasiliana che da febbraio lascia sul campo l’11% del suo valore con una punta in settimana del -15%. Tutto ciò non dovrebbe costituire motivo di gravi preoccupazioni per gli eventuali riflessi sui mercati internazionali ma costituisce motivo di preoccupazione per coloro che nei mesi scorsi avevano sovrappesato gli asset di quel paese.
I temi sul tappeto che verranno (in parte) chiariti
nei prossimi giorni sono quelli legati alla politica estera degli USA e alla
possibile esposizione del presidente Trump a una richiesta di impeachment che,
allo stato attuale, lascia il tempo che trova trattandosi di un evento
effettivamente improbabile nel breve termine.
Detto ciò, non volendo entrare maggiormente nel
dettaglio di considerazioni puramente politiche, torniamo alla disamina dei
mercati evidenziando che la settimana si conclude con solamente quattro indici
in positivo, quelli cinesi unitamente a India e Gran Bretagna. In Europa
(includendo anche Svizzera e Russia) tutti gli indici marcano una settimana in
negativo con perdite al di sopra dell’1% fatta eccezione per l’Italia che
chiude appena sotto la parità.
Stati Uniti, Giappone e l’indice mondiale Msci
non sono da meno, con perdite che vanno dal -0,18% del Nasdaq al -1,66% della
borsa di Tokyo.
Nonostante le difficoltà emerse nel corso della
settimana va sottolineato il fatto che in questo breve lasso di tempo ben
cinque indici hanno superato i loro precedenti massimi; si tratta delle borse
di Francoforte e Londra - in Europa - di quella indiana, del Nasdaq e
dell’indice mondiale Msci.
Da inizio anno il quadro di riferimento si
mantiene sostanzialmente soddisfacente nonostante il forte ripiegamento della
borsa brasiliana. Ben cinque indici conservano performance a due cifre (India e
Hong Kong in testa), altri tre mercati si mantengono appena al di sotto del 10%
(tutti europei), fra il 4 e il 6,5% troviamo altri quattro indici e a chiudere
sopra la base di inizio anno resta il Giappone a +2,30% contraddistinto da
molta volatilità negli ultimi due mesi. In negativo restano la borsa di
Shangai, a -0,42%, e quella di Mosca a -5,60%.
Le prossime settimane chiariranno se siamo in
presenza di temporanee prese di beneficio o se il quadro di riferimento stia
accumulando incertezza e si possa trasformare in una vera e propria correzione.
LA
SETTIMANA DELL’ OBBLIGAZIONARIO
Come per la settimana precedente anche quella
appena trascorsa vede un ulteriore flusso di acquisti di bond il cui effetto è
quello di abbassare ulteriormente i rendimenti, fatto esteso in settimana anche
al btp italiano. Particolarmente basso il rendimento del decennale Usa che in
chiusura di settimana marca un rendimento del 2,25%, appena sopra il minimo
annuale; il corrispondente titolo britannico si porta a quasi il 20% in meno di
rendimento rispetto a inizio anno ed anch’esso a soli 6 centesimi sopra il
minimo del 2017. I titoli decennali di
Italia, Francia e Germania, pur incorporando rendimenti superiori a quelli di
inizio anno si mantengono decisamente al di sotto dei massimi che furono
toccati nei mesi di febbraio-marzo.
Il prossimo mese sapremo se questi asset
resteranno sostanzialmente stabili o se inizieranno movimenti di assestamento
sulla scorta delle decisioni della Bce che in questi giorni sembrano portare a
un avvio, seppur molto blando, di un graduale allentamento delle manovre di
facilitazione monetaria. Al momento sono solo Illazioni che non trovano riscontro
nell’andamento dei mercati.
L’EURO
CONTINUA IL SUO RAFFORZAMENTO
Del crollo del real brasiliano abbiamo già
detto e dunque agganciamoci all’unico tema che domina il nostro paniere di
riferimento: euro, euro e ancora euro.
In settimana si è rafforzata le forza dell’euro
a cui resiste solo la sterlina inglese, sostanzialmente bloccata sui valori di
inizio anno. Di questo rafforzamento ne
fa le spese soprattutto il dollaro americano che lascia sul campo oltre il 6,5%
da inizio anno. Debole anche la valuta cinese che dal 1 gennaio perde nei
confronti della valuta comunitaria oltre il 5,50%. Un discorso a parte va fatto
per lo yen giapponese, che perde l’1,50% da gennaio ma che, dopo un sensibile
rafforzamento sia sul dollaro che sull’euro durato sino alla metà di aprile, in
un solo mese si è indebolito del 6.50% nei confronti della valuta europea.
Buone notizie dunque sul fronte delle
importazioni e per coloro che stanno programmando le vacanze estive al di fuori
dell’area comunitaria ma che costituiscono anche fonti di debolezza per le
aziende esportatrici alla cui capacità di penetrazione sui mercati esteri è
affidata la spinta necessaria per uscire definitivamente dalla crisi.
Incrociamo le dita e speriamo che ciò accada presto, molto presto.
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