I MERCATI SCOMMETTONO SU MACRON
Come l’anno scorso con il referendum
sull’uscita o meno dalla comunità europea della Gran Bretagna anche stavolta i
mercati non manifestano alcun dubbio, anzi … scommettono.
Al di là di quello che sarà l’esito finale che
andremo a verificare e commentare più avanti, la settimana appena conclusa ha confermato la presa di posizione degli operatori che si attendono un’ampia vittoria di Macron. E’ da questa convinzione che scaturisce la crescita robusta di tutti gli indici azionari europei e di quelli nordamericani.
andremo a verificare e commentare più avanti, la settimana appena conclusa ha confermato la presa di posizione degli operatori che si attendono un’ampia vittoria di Macron. E’ da questa convinzione che scaturisce la crescita robusta di tutti gli indici azionari europei e di quelli nordamericani.
L’Italia è il mercato che più ha beneficiato di
questa convinzione chiudendo la settimana con un ulteriore rialzo del 4,24%,
seguita ovviamente dalla piazza parigina che a sua volta chiude con un robusto
3,13% di incremento.
Positive le altre piazze europee del nostro
paniere (più quella londinese) che chiudono la settimana con crescite comprese fra
l’1,30 e il 2,79%; negli Usa ancora una settimana positiva con l’indice Nasdaq
a +0,88% e lo S&P 500 a +0,63%. Rialzi modesti, come avevamo sottolineato
la scorsa settimana, se rapportati alle misure fiscali annunciate da Trump;
evidentemente le perplessità degli operatori sulla fattibilità del progetto
persistono.
In negativo troviamo solo mercati ex “emergenti”,
ossia Cina, India e Russia; su quest’ultima continua a pesare il calo delle
quotazioni petrolifere a ulteriore conferma che l’economia di questo paese non
riesce ad affrancarsi dall’estrazione dei prodotti energetici.
Il clima di positività si riverbera anche sulle
quotazioni record di alcuni mercati. Per l’ennesima settimana vengono infranti
i massimi della borsa di Francoforte, quelli dei due principali indici
nordamericani del nostro paniere e infine l’indice Msci World che, come ben
sappiamo, è al traino delle borse americane ed europee.
Come ben visibile dal grafico di seguito
riportato, l’andamento da inizio anno è più che soddisfacente e ripaga
ampiamente le esposizioni azionarie degli investitori. Ben sette indici hanno
superato la soglia di rendimento del 10% e altri quattro registrano crescite
superiori al 5%; rialzi contenuti contraddistinguono i mercati di Tokyo e
Londra mentre il segno negativo marca le piazze di Shangai (solo marginalmente,
per un insignificante -0,02%) e Mosca che di fatto è l’unica piazza a soffrire
veramente (-5,78%).
Il primo quadrimestre dunque ha ripagato
soddisfacentemente gli investimenti a maggiore volatilità e un loro ulteriore
balzo in avanti troverà razionale motivazione solo in una crescita
dell’economia reale nei prossimi mesi robusta e con basso impatto inflativo.
Difficile ma non del tutto impossibile. L’invito alla prudenza è comunque
doveroso.
LA
SETTIMANA DELL’ OBBLIGAZIONARIO
Anche sul mercato obbligazionario il sentiment
è analogo e simili appaiono le attese degli operatori. Dando per scontata la
vittoria ampia di Macron non servono più misure cautelative e il “flight to
quality” viene abbandonato con conseguente incremento della domanda di titoli
periferici (come i Btp italiani) e abbandono delle posizioni difensive (bund
tedesco).
Il risultato finale è quello dell’innalzamento
dei rendimenti del bund tedesco, ora allo 0,42% per la scadenza decennale
mentre l’analogo btp rende oggi il 2,17% e ciò equivale, per il titolo tedesco,
a un aumento dei rendimenti di oltre il 100% da inizio anno. Anche lo spread
fra i due titoli si riduce passando da 196,40 a 175,40.
Sostanzialmente cristallizzati i rendimenti dei
decennali francesi e britannici mentre il bond nordamericano a dieci anni a
fine settimana rende il 2,35%, riportandosi verso la redditività di inizio anno
e una neutralità di attese per le future decisioni della Fed.
IL
MERCATO VALUTARIO
E’ proseguito anche la scorsa settimana il
rafforzamento dell’euro che ora su dollaro vale oltre il 4,5% da inizio anno e
il 4% sulla valuta cinese. Rapporti di cambio sostanzialmente invariati permangono
fra euro e sterlina inglese mentre in due sole settimane la moneta europea
riesce a ribaltare il pesante (e negativo) gap creatosi da inizio anno fino
alla metà di aprile attestandosi ora a +0,85% nei confronti dello yen (e
pensare che eravamo a -7% al 14 di aprile!!!).
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