MACRON TRIONFA MA I GIOCHI ERANO FATTI
Come spesso accade sui mercati azionari, la
puntata effettuata sulla vittoria di Macron è risultata vincente e, dato che
tale evento era già incorporato
nei prezzi formatisi successivamente alla prima
tornata elettorale, la sua conferma all’Eliseo, non aggiungendo alcunché alla
situazione, ha determinato una situazione di stallo sui mercati europei, ora
attendisti in attesa di nuovi sviluppi.
Francia ed Eurostoxx 50 chiudono la settimana in
negativo, di poco sopra quella precedente la borsa di Francoforte e anche
Milano tira il freno a mano fermandosi a un modesto +0,43%. L’attenzione degli
operatori si è temporaneamente spostata altrove. La borsa brasiliana è stata
oggetto di attenzioni e chiude la settimana a +3,82% proseguendo nel suo trend
rialzista iniziato a gennaio 2016 che la sta portando a ridosso dei massimi storici. Buone performance
anche per le borse di Tokyo, Londra e Hong Kong, intorno e oltre i 2 punti
percentuali di rialzo. India, Russia e Svizzera in buon progresso (oltre il
punto percentuale tutte e tre) mentre si conferma la sostanziale apatia che ha
colpito il mercato azionario statunitense che resta incollato intorno ai suoi
massimi senza prendere una precisa direzione.
Anche in settimana si è registrato il
superamento dei massimi storici di ben cinque indici (Francoforte, Londra,
Mumbay, il Nasdaq e l’indice Msci World). La corsa al rialzo iniziata nel marzo
2009 (si tratta di un trend di durata perlomeno inusuale) è forse giunta alla
sua conclusione o forse c’è bisogno di nuovi temi per spingersi oltre. Le
prossime settimane avremo con tutta probabilità le risposte che attendiamo.
Da inizio anno, come avevamo già sottolineato la
settimana scorsa, i mercati hanno sino ad ora corrisposto agli investitori delle
performance assolutamente ripaganti e al di sopra delle aspettative di inizio
anno. Ora siamo a ben nove indici del nostro paniere (su quindici) con
performance a due cifre, altri due a ridosso del 7%, due attorno al 4% e
solamente due indici sotto la base di partenza, e più precisamente la Cina e la
Russia. Sulla prima restano le perplessità di un mercato che non riesce ancora
a riconvertirsi adeguatamente verso una maggiore incidenza dei consumi interni
mentre la borsa russa resta avvinghiata, nel bene e nel male, al mercato degli
idrocarburi di cui è abbondantemente fornitrice ma i cui prezzi sono
schiacciati dalle tecnologie estrattive nordamericane.
Di seguito il grafico dei mercati da inizio
anno.
LA
SETTIMANA DELL’ OBBLIGAZIONARIO
Poche le novità della settimana che vede un
sostanziale mantenimento delle quotazioni rispetto alla settimana precedente.
L’unica nota da segnalare è quella del rialzo dei tassi del btp decennale (dal
2,17 al 2,26%) a cui corrisponde l’impennata dello spread sul bund tedesco che chiude
a 185,40, esattamente 10 punti in più della settimana precedente.
IL
MERCATO VALUTARIO
Rallenta, in settimana, la forza relativa
dell’euro anche se in misura piuttosto marginale. Resta il fatto che da inizio
anno la valuta comunitaria si è rafforzata di quasi 4 punti percentuali sul
dollaro e di tre sullo yuan cinese rendendo meno favorevoli i flussi di
esportazione verso queste due importanti aree geografiche.
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