TRUMP INCIAMPA SULL’OBAMACARE E …
A Trump mancano i numeri per far approvare il
disegno di legge che avrebbe dovuto affondare l’Obamacare e salta, per il
momento, uno degli impegni più importanti presi in campagna elettorale con il
proprio elettorato. Wall Street in settimana
si era accorta che qualcosa non
stava funzionando e ha tirato in settimana i remi in barca.
Dopo i record inanellati in questo inizio di
anno i due indici del nostro osservatorio, il Nasdaq e lo S&P 500 chiudono
la settimana in ribasso, dell’1,22% e 1,44% trascinando seco anche l’indice
Msci World (-1,18%). Non che in Europa abbia tirato aria migliore, vuoi per l’appuntamento
del weekend celebrativo del 60^ della firma del Trattato di Roma sulla cui
prosecuzione gravano le nubi minacciose di dissolvimento vuoi anche per
l’attentato di Westminster che ha ricordato a tutti quanto il nostro continente
sia sotto tiro del terrorismo internazionale. Il risultato finale è stato
quello di una settimana in ombra con tutti gli indici del paniere in negativo
racchiusi fra il -0,12% dell’Eurostoxx 50 e il -1,19% della Gran Bretagna.
Unico mercato a innalzare la bandiera del
rialzo quello di Milano, favorito dal buon andamento del comparto bancario, che
chiude la settimana a +0,57% ma che a un mese fa segnare un insolito +8,56%.
L’impressione è che i listini europei oscilleranno – tra una tornata elettorale
e l’altra – fra momenti di rasserenamento e di ritorno alla preoccupazione
nell’attesa che la crescita si consolidi e l’inflazione rialzi la testa quel
tanto che basta per rientrare, seppur lentamente, nella perduta “normalità”.
Fuori delle due aree appena citate, troviamo in
rialzo unicamente Cina, Hong Kong e
Russia. Il Brasile rallenta la sua caduta (-0,55% in settimana) mentre l’India
al momento fallisce nel tentativo di ritoccare il record appena raggiunto
(-0,77%). Il Giappone, infine, conferma la difficoltà di superare quota 19.600
dove ha trovato una tenace resistenza (che dura ormai dallo scorso Natale) il
cui superamento proietterebbe l’indice a ridosso dei 21.000 punti.
DA
INIZIO ANNO …
Resta comunque più che positiva la crescita da
inizio anno con un solo mercato sotto i valori iniziali, quello russo, che
comunque si porta a ridosso del pieno recupero (-2,40%) dopo essere stato,
nell’arco di tempo che va dall’ultima settimana di gennaio alla prima di marzo,
sino a -12% dai massimi.
A primeggiare le borse di Hong Kong e Mumbay,
con un rialzo year to date a due cifre, nove indici racchiusi fra il +4,28% del
Msci World e l’8,28% del Nasdaq. A chiudere l’elenco, con performance più
contenute, Parigi con un rialzo del 3,26%, Londra (+2,72%) e in coda Tokyo a
+0,78%.
I
MERCATI OBBLIGAZIONARI
La settimana dei mercati azionari non è stata
brillante ma non possiamo dire altrettanto per i mercati obbligazionari che
vedono scendere i rendimenti di tutti i bond governativi decennali che
costituiscono il nostro osservatorio. Ciò significa che in settimana la domanda
è stata robusta in particolar modo sui titoli francesi ed italiani, passati da
un rendimento dell’11,11% allo 0,99% i primi mentre i nostri btp hanno visto
calare i rendimenti dal 2,54% al 2,41% e lo spread fra btp e bund è sceso a
181,40 bp dal 192,40 della chiusura precedente.
Negli Usa il denaro arrivato sul mercato dei
bond ha raffreddato la salita dei rendimenti di questi primi mesi dell’anno e
ora il titolo decennale rende il 2,40%, contro il 2,45% di inizio 2017.
Identico scenario per il decennale britannico che scende di oltre il 10% da
inizio anno, quando rendeva l’1,34% (1,20% in chiusura di settimana).
EURO SUGLI
SCUDI
A un mese l’euro continua a salire su tutte e
quattro le valute del nostro paniere, in modo piuttosto lineare rispetto al
dollaro, in modo più altalenante su sterlina, yen e yuan cinese. Va rammentato
tra l’altro che sullo yen non c’è rafforzamento se lo si valuta da inizio anno
e che da tale data lo yen si è invece rafforzato sulla nostra valuta del 2,20%.
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