mercoledì 15 marzo 2017

Il debito pubblico spiegato agli studenti padovani



Si è tenuto in settimana, presso il dipartimento di scienze economiche e aziendali "Marco Fanno" di Padova, un incontro fra gli studenti di economia e il Prof. Carlo Cottarelli
che, nel presentare il suo libro “Il macigno. Perché il debito pubblico ci schiaccia e come si fa a liberarsene ”, ha illustrato ai presenti storia e problemi del debito pubblico italiano.

Per la cronaca rammento chi è Carlo Cottarelli; laureato in scienze economiche, con in tasca un master in economia ottenuto presso la London School of Economics, ha ricoperto importanti incarichi presso la Banca d’Italia, l’Eni e il Fondo Monetario Internazionale presso il quale è attualmente Direttore Esecutivo.

Acquisisce una certa notorietà quando, nel novembre 2013, viene nominato Commissario Straordinario per la revisione della spesa pubblica dal Governo Letta (nomina che gli valse da parte della stampa il soprannome di “mister forbici”) incarico ricoperto fino all’ottobre dell’anno successivo in quanto designato dal Governo Renzi per un incarico presso il Fondo Monetario.

Nel suo percorso di istruzione il professore illustra come in fatto di debito pubblico il nostro paese sia tra quelli maggiormente esposti a livello internazionale. Siamo infatti indietro solamente a Giappone e Grecia. Abbiamo qualcosa come 2.260 miliardi di debito e, se lo dividiamo per i circa 60 milioni di italiani o poco più, fa circa 37mila euro a testa. Ecco il perché dell’origine del titolo del libro: un bel macigno da portare sulle nostre spalle.

Si tratta di un pesante fardello che costringe il paese a trovare continuamente le risorse necessarie per pagarne gli interessi, un forziere da 70/80 miliardi l’anno !!! Pensiamo a cosa si potrebbe fare  con quel fiume di denaro: investimenti in formazione, in tecnologie, in infrastrutture, tutte spese destinate ad arricchire il paese, non certo ad impoverirlo.

Quei 37mila euro di debito pro-capite impediscono, invece, di investire e consumare, fattori che costituiscono il volano della crescita e questa ingombrante presenza non sparirà certo per magia dato che i conti, siano essi privati o pubblici, seguono la stessa logica. Ci si può indebitare a lungo ma non all’infinito e comunque non ci si può indebitare oltre una certa soglia senza subire delle pesanti conseguenze.

Purtroppo è proprio quello che è accaduto sin dagli anni Sessanta e sin qui proseguito fatto salvo un tendenziale calo verso la fine anni ‘90 e i primi anni del nuovo secolo il cui massimo punto di rientro venne toccato nel 2007 sotto il governo Prodi che  riuscì a riportarlo temporaneamente intorno al 100% del Pil (ora per la cronaca siamo oltre il 130% !!!).

Il paese ha pagato un duro contributo e sprecato molte energie per pagare gli interessi sul debito, contraendone di più anno dopo anno e, dopo il 2008,  si è avuta un’ulteriore impennata paragonabile solo ai picchi toccati in tempo di guerra. I grafici che il Prof. Cottarelli ha illustrato ai presenti sono purtroppo impietosi.

Oggi, i tassi sono a livelli infimi, quasi prossimi allo  zero, ma quei 2.260 miliardi continuano ad aumentare. Un brutto segno: invece che intaccare incrementiamo il «macigno» e in prospettiva il suo costo non potrà che aumentare.

I mercati finanziari ne detengono una parte consistente e potrebbero ritirare, in tutto o in parte, la fiducia riposta nelle nostre capacità di rimborso; nel 2011 ne abbiamo avuto un “piccolo ma significativo” accenno. Cosa potrebbero infatti temere i mercati? Semplice: «La paura è che lo Stato non abbia adeguate risorse proprie per pagare gli interessi e rimborsare il debito», spiega Cottarelli. Perché il meccanismo è sostanzialmente lo stesso dello schema Ponzi (la più famosa truffa finanziaria della storia, un vero e proprio mito in negativo). Uno Stato è diverso, è naturale. Possiede beni, partecipazioni, ha delle attività e produce ricchezza.

È in quel Pil e nel suo aumento che il Prof. Cottarelli  ripone le speranze a patto di modificare il settore pubblico verso una maggiore snellezza e renderlo disponibile ad una spesa globale oculata e, attraverso una crescita maggiore di quella attuale, riuscire a generare sufficienti risorse per pagare gli interessi riducendone il volume complessivo.

La giornata è stata a mio giudizio molto proficua, gli studenti presenti hanno seguito con grande interesse la lezione e hanno toccato con mano la realtà, differentemente da quanto si può apprendere attraverso la fredda lettura di un testo. Ho avuto la netta impressione che molti dei presenti si recheranno in libreria  per conoscere ed approfondire tutto ciò che in poco più di un’ora non si poteva compiutamente trasmettere loro. Un peccato che a questo incontro non fossero presenti anche i normali risparmiatori che sarebbero stati messi in condizione di comprendere che ogni investimento, anche quello ritenuto più affidabile e sicuro, contiene inevitabilmente anche una certa dose di rischio.


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