Sempre a
proposito delle sorprese, e poi vi prometto che, tra due lezioni al massimo,
tornerò sul tema di clienti/consumatori, che è l’altra faccia della vostra
attività: una faccia i clienti, l’altra faccia i mercati.
A questo proposito vorrei ricordare il
grafico riprodotto a p. 76 del mio ultimo libro (L’economia nella mente). Il
titolo in inglese era profetico: "un mercato toro per sempre
giovane?". Quando arrivai alle bozze del libro, allungai il primo segmento
arancione aggiungendovi altri 5 mesi rispetto a quando avevo scritto il libro
(aprile 2016). Ora dovrei aggiungerne altri 4, da quando è uscito il libro
(ottobre 2016).
Il grafico originario riprodotto a p. 76 di “Economia nella mente” (uscito
nell’ottobre 2016). In seconde bozze vi avevo aggiunto un periodo di 4 mesi: da
allora siamo sempre, e ancora, in “mercato toro”. Fonte: Bloomberg modificata.
Il grafico rappresenta la stima relativa al periodo futuro in cui
continuerà l’attuale forte espansione dell’economia statunitense. Secondo molti,
la durata di questa valutazione sulla futura espansione si è allungata grazie
all’elezione "sorprendente" di Trump. Sarà una spinta temporanea,
come credono molti scettici? Fonte: Bloomberg modificata.
Come mostrano le due precedenti
figure, la prima riga del mio grafico originario si è allungata. E, grazie a
come molti hanno interpretato gli effetti della sorpresa Trump, il primo
segmento arancione si sta allungando ancora. Ci vogliono molti mesi, almeno
venti, per superare il più lungo periodo "toro della storia", quello
iniziato nell’ottobre del 90, più di un quarto di secolo fa, e di cui solo
alcuni di noi hanno beneficiato (pochi invero, almeno tra gli italiani con il
loro "fai da te" allora fiorente e spinto da una fiducia incrollabile:
ora sono più dubbiosi, per fortuna). Però questo è per certo il secondo periodo
più lungo, se non diventerà il primo.
C’è qui una morale per il "fai
da te" degli italiani, che sono, per lo più, ottimi risparmiatori e
pessimi investitori: solo chi si è rivolto a un consulente preparato e attento
ha beneficiato di quanto mostrato nelle due ultime figure. Secondo i dati del
gennaio 2017 di Banca d’Italia, solo il 2% dei risparmiatori italiani ne ha
tratto beneficio. Ottimo argomento se siete un consulente per reclutare nuovi
clienti ora che la fiducia nel "fai da te" sta scemando (fai da te =
case, che sono in mercato "orso" da un periodo ben più lungo del
periodo "toro" della azioni statunitensi, titoli di stato, e conti
correnti, che non rendono più niente, pur non essendo ormai, talvolta e
purtroppo, nemmeno così sicuri, almeno agli occhi degli italiani). Un’occasione
imperdibile per i consulenti!
Va aggiunto che sui mercati ci sono
sorprese più "sorprendenti", dato che sono immediatamente
"visibili", e quindi simboliche, e altre meno facili da scoprire, ma
forse ancor più rilevanti, come suggerisce Robert Shiller (cfr. lezione 212).
Il Dow che supera 20mila è una tappa "storica" che tutti
"vedono". L’andamento della correlazione tra i vari asset non si
vede, ma si “calcola”. Eppure quando questo calcolo produce valori molto bassi,
come all’inizio del 2017, il contesto rende più necessaria la diversificazione
a scopo di "attutire" i cambi di direzionalità dei vari comparti del
risparmio. In teoria dovrebbe anche aiutare l’individuazione delle singole
opportunità sui mercati, dato che questi non variano tutti insieme.
L’assenza di correlazione tra i mercati rende più indispensabile la
diversificazione (che il "fai da te" italico da sempre evita).
L’assenza di correlazione è anche dovuta alla sorpresa Trump: ha tolto finora
tre trilioni di dollari dai bond per riversarli sulle azioni. Fonte: Economist
modificata.
La diminuzione della correlazione
non è attribuibile solo alla recente uscita dai bond vs. entrata nei mercati
azionari, ma anche alle divergenze recenti tra USA e Europa dove si pensa che
le quotazioni delle azioni potranno correre di più essendo rimaste indietro.
Dal 2016 gli andamenti dei mercati azionari europei (Stoxx 600) e di quello
USA (S&P 500) non sono più così correlati. Salgono insieme, ma il primo
indice è salito più del secondo Fonte: Bloomberg modificata.
L’assenza di correlazione caratterizza sempre certi momenti simbolici. Per esempio, le speranze che si traducono in previsioni che si fanno sugli utili all’inizio dell’anno, ma anche per periodi più lunghi, fino a un triennio. Queste previsioni ottimistiche sono una costante, un effetto dell'over-confidence, dell’ottimismo eccessivo, delle speranze, soprattutto quando inizia un periodo pensato come "nuovo". Sul breve termine i fattori psicologici contano assai, poi la realtà dei dati s’impone e ci riporta sempre con i piedi per terra.
L’ottimismo e l’over-confidence portano spesso a rivedere al ribasso le
previsioni ottimistiche. In questo esempio la figura mostra le previsioni degli
utili delle aziende quotate sullo S&P500 confrontate poi con le revisioni
successive. Fonte: Economist modificata.
E sempre, sul piano psicologico, vale il ben noto assunto che non è il valore assoluto che conta, ma il cambiamento: ad esempio gli italiani e gli spagnoli si sentono più poveri, anche se in Europa il loro benessere totale è ancora cospicuo (circa 8mila miliardi quello italiano).
La ricchezza degli europei. I dati risalgono al 2014. In sostanza sono oggi
uguali, l’Italia si è un po’ ulteriormente impoverita. Fonte: Bloomberg
modificata.
E, purtroppo, ancora una volta
dobbiamo commiserare il purtroppo prevalente “fai da te” italico. A esso è
plausibile imputare l’impoverimento medio del risparmiatore/investitore
italico che è uscito quasi definitivamente dai mercati azionari quando questi
erano convenienti.
Quanto costano le azioni europee? Il loro prezzo rispetto agli utili delle
società quotate. La media storica corrisponde a un po’ meno di 15, cioè
un’azione vale circa quindici anni di utili.
In tutto il periodo dal 2003 al
2013, un decennio, le azioni europee erano convenienti rispetto agli utili, se
confrontate con la media storica dal 1987 a oggi. Chi ne ha approfittato? Ben
pochi italiani a guardare i dati della Banca d’Italia. E (non sorprendentemente
questa volta) l’Italia è il paese europeo in cui più prevale il "fai da
te".
Consulenti al lavoro! Ora la fiducia
nel "fai da te" sta scemando e, in parallelo, mai avete avuto così
tante frecce "argomentative" al vostro arco.
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