LA FED ALZA I TASSI E …
La Fed alza i tassi di interesse di un quarto
di punto portandoli a stazionare in una
forchetta fra lo 0,75% e l’1%. Si tratta del primo aumento del 2017, frutto peraltro
di una decisione non unanime, accolto con una certa indifferenza dai mercati,
evidentemente convinti che la manovra si sarebbe effettuata e che fosse già
scontata nei prezzi correnti.
Tale decisione, a cui si è aggiunto l’esito
confortante della tornata elettorale olandese che ha visto allontanarsi lo
spettro dell’avanzata populista e antieuropeista, ha avuto quale conseguenza il
rasserenamento del sentiment di mercato e la conseguente crescita delle quotazioni
azionarie e, per il mercato nordamericano, anche su quelle obbligazionarie.
Se andiamo ad escludere i segni negativi della
borsa carioca e di quella nipponica (-0,71% la prima e -0,42% la seconda)
l’intero paniere del nostro osservatorio ci conferma un clima rasserenato con
una sfilza di segni positivi su cui spiccano i significativi rialzi delle borse
dei paesi cosiddetti emergenti (Brasile escluso). La borsa moscovita azzera il
pessimo risultato della settimana precedente con una performance settimanale
del 5,30% seguita dai brillanti risultati di Hong Kong e Mumbay che chiudono la
settimana con rialzi del 3,15% e del 2,43% rispettivamente. Dietro di loro
Milano, anch’essa con una crescita percentuale debordante il 2% (2,12 per
l’esattezza).
Tra lo 0,24% dello S&P 500 e l’1,12% di
Londra sono racchiuse le performance delle altre borse. Non è certo usuale un
simile risultato nella settimana che registra un aumento dei tassi della Fed
(per la cronaca questo è stato il terzo rialzo dal 2006, e sono ben 11 anni …);
la convinzione è che, nonostante i rapporti price/earning piuttosto elevati, la
presidenza americana possa dare ulteriore spinta e stabilizzazione alla
crescita o almeno si finge di crederlo in assenza di adeguate remunerazioni sul
fronte obbligazionario e nella convinzione che per un cambio di clima ci voglia
ancora un tempo sufficiente per incamerare ancora dei lauti guadagni.
Segnaliamo che in settimana ben quattro mercati
hanno ritoccato i loro massimi storici, ossia la borsa londinese, quella
indiana, il Nasdaq Usa e l’indice mondiale Msci World a conferma del clima
euforico che permane sui mercati azionari.
LA
SITUAZIONE DA INIZIO ANNO
Trascorso il primo quito di anno la situazione
si presenta piuttosto confortante per gli investitori. Escludendo la borsa
russa - ancora negativa (-3,51%) - tutti
gli indici da noi seguiti sono in area positiva e per alcuni si tratta di
risultati molto apprezzabili. Due fra le maggiori superpotenze asiatiche, India
e Hong Kong, grazie anche al forte rialzo settimanale, vantano performance a
due cifre, la prima in rialzo dell’11,35% e la seconda del 10,50%. Gli Stati
Uniti vantano a loro volta dei significativi rialzi (e listini ai massimi
storici) con il Nasdaq a +9,62% e lo S&P a +6,23%.
Partendo dal fondo, con la borsa di Tokyo a
+2,13%, si arriva alla borsa brasiliana che, nonostante il significativo storno
dell’ultimo mese, si attesta a + 6,61%.
Nel mezzo tutte le borse europee
con la Svizzera un po’ sopra le altre (+5,82%) e la Cina - borsa di
Shangai - a +4,31%, a conferma della buona tenuta di questo mercato che lo
scorso anno aveva tenuto il mondo intero in apprensione.
LA
SETTIMANA DEI MERCATI OBBLIGAZIONARI
Nonostante il rialzo dei tassi il governativo
Usa, ai massimi dell’anno alla vigilia delle decisioni della Fed, si riporta al
rendimento del 2,50% e un comportamento analogo ha avuto il bund tedesco che
chiude la settimana con un rendimento dello 0,43%. Almeno per il momento il
temuto effetto di alleggerimento su questi titoli non c’è stato.
Segnaliamo invece che qualche timore permane
sull’esito delle elezioni francesi dato che la scadenza decennale resta intono
ai suoi massimi annuali (1,11%). Una certa debolezza invece si è manifestata
sui Btp a 10 anni il cui rendimento è passato dal 2,37% al 2,54%, il più
elevato da inizio anno. Anche in questo caso la contorta situazione politica
non lascia tranquilli gli operatori, timorosi di un ulteriore crescita del
Movimento 5 stelle, fatto di per sé poco gradito, se non addirittura preoccupante.
EURO ANCORA
IN SALUTE
Cresce in settimana la forza dell’euro sulle
principali valute, in particolare sul dollaro, fissato a 1,073 in chiusura di
settimana, come pure conferma la sua debolezza la lira sterlina che viene
fissata a 0,88 contro la valuta comunitaria; da inizio anno entrambe le valute
hanno ceduto nel rapporto di cambio oltre il 2%.
Riducono l’indebolimento, in settimana, le due
valute di riferimento asiatiche, lo yen e lo yuan, ma entrambe a un mese hanno
perso oltre un punto percentuale nel rapporto di cambio con l’euro e da inizio
anno è unicamente lo yen giapponese ad avere guadagnato - nel rapporto con
l’euro – l’1,53%.
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