domenica 5 marzo 2017

MERCATI FINANZIARI: OSSERVATORIO DEL 3/3/2017

A PIAZZA AFFARI UNA VENTATA DI OTTIMISMO

Trump in settimana ha tenuto il suo primo discorso al Congresso degli Stati Uniti dal quale è emerso in modo palese il desiderio di fare di nuovo grande l’America, un paese forte e grande, pronto a guidare il mondo. La creazione di
posti di lavoro, la riforma dell’immigrazione, la sicurezza nazionale e lo smantellamento dell’Obamacare restano i pilastri del suo programma; un programma ora enunciato in toni più pacati e consoni alla sua figura di presidente.

Sotto il profilo sostanziale non ci sono evidenti novità ma ciò è bastato per un’ulteriore accelerazione della borsa statunitense in preda a un deciso entusiasmo che, a ben guardare, non trova al momento riscontro nella sostanza. Se è vero che le attese per gli utili per il 2017 si attestano su una percentuale di poco superiore al 10% il confronto con la crescita dei Nasdaq e dello S&P 500 lascia pochi margini di ulteriore miglioramento; il Nasdaq è infatti già cresciuto di questa percentuale e lo S&P è prossimo a raggiungerla.

Ancora una volta entrambi gli indici hanno superato i loro massimi storici, una costante per tutto il mese di febbraio e, dato che abbiamo ormai imparato che il peso dei mercati Usa sull’indice mondiale è significativo, anche il MSCI World ha battuto il suo record precedente.

Tutto questo entusiasmo si è propagato anche sulle borse europee con l’Italia in gran spolvero (+5,74%), trascinata all’insù dai titoli bancari. Londra, salita dell’1,80%, ritocca a sua volta il record storico mentre Parigi e Francoforte (+3,09% e +1,89% rispettivamente) si allineano in questo ottimismo nel quale si è inserita nell’ultimo trimestre anche la Svizzera che chiude la settimana con un incremento dell’1,69%. L’indice Eurostoxx 50 dei primari titoli europei, infine, registra un incremento del 3,01%.

La settimana uscente lascia anche qualche ombra dietro di sé; i Bric, all’incontrario, chiudono con segno negativo, la Russia a -1,84% e le borse cinesi di Shangai (-1,08%)  e Hong Kong (-1,72%) mentre quella indiana chiude a -0,21% e la borsa brasiliana resta praticamente ferma (+0,03%). La spiegazione va ricercata nella prevista maggiore forza del dollaro, sulle attese di un rialzo dei tassi, che rischia di provocare la lievitazione dei debiti espressi nella valuta statunitense.


LA SITUAZIONE DEI PRIMI DUE MESI  


Non si può certo dire che l’anno corrente sia iniziato in sordina. Con la settimana uscente i rialzi sono decisamente apprezzabili. Il Brasile con la sua crescita a due cifre (+10,71%) tira la volata ma poco indietro ci sono il Nasdaq, a +9,06%, l’India a +8,28% (prossima peraltro a ritoccare anch’essa il suo massimo storico), Hong Kong a +7,06% e lo S&P 500 a +6,44%.
Tra l’1,86% di Tokyo e la borsa svizzera a +5,48% ci stanno tutti gli altri mercati del paniere con la sola eccezione della borsa di Mosca che dall’inizio dell’anno si trova in area negativa (-3,82%) ma se restringiamo la finestra temporale a un solo mese, la caduta del mercato russo è piuttosto elevata (-7,32%). La mia opinione è che, dopo un +73% in un anno, gli operatori abbiano preferito consolidare i guadagni in presenza di una stabilità sostanziale dell’oro nero che perdura da inizio anno.


LA SETTIMANA DEI MERCATI OBBLIGAZIONARI

In settimana sono aumentate le attese per un ritocco dei tassi da parte della Fed americana e l’effetto immediato è stato quello di portare i rendimenti del decennale Usa al 2,49%, ai massimi da inizio anno. In Europa il clima più disteso in relazione alle prossime elezioni francesi e le aumentate probabilità di una vittoria dell’area moderata hanno raffreddato le tensioni delle scorse settimane che si sono riverberate sui titoli francesi ed italiani, entrambi in discesa, mentre si evidenzia uno stop nella corsa al Bund tedesco che raddoppia i rendimenti, dallo 0,18 al 0,36%.

La conseguenza più evidente è il calo dello spread fra Btp e Bund che passa a 175,60 bp dal precedente 197,60 (22 bp in meno); i titoli britannici a parità di durata lievitano leggermente portandosi all’1,18%, rendimenti ben più contenuti dell’1,47% di fine gennaio ma qui il discorso si complica con le dichiarazioni bellicose della May sugli accordi per la Brexit. Nei prossimi mesi riteniamo che il braccio di ferro possa entrare in una fase più critica, con strascichi sia sui rendimenti che sui rapporti di cambio.  



IL MERCATO VALUTARIO


Cambio di rotta in settimana in campo valutario, con un’univoca tendenza dell’euro al rafforzamento che rimbalza sulle quattro principali valute  riportandosi - nei confronti della sterlina e dello yen - sui valori di un mese fa. Inutile lasciarsi tentare nel fare previsioni, già difficili di per sé, con un ritocco dei tassi Usa che aleggia nell’aria per il mese di giugno, se non addirittura immediato. Staremo a vedere.




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