domenica 26 giugno 2016

QUANDO L’ARCOBALENO PRECEDE IL TEMPORALE

La scorsa settimana avevamo sottolineato quanto fosse grande il disagio all’interno della comunità europea e, mentre si susseguivano senza sosta previsioni di tutti i tipi, a un certo punto – nonostante l’esito del referendum britannico avesse le medesime probabilità del lancio di una moneta
, i mercati si sono improvvisamente lasciati affascinare dall’ipotesi bremain e sono piovute le scommesse.

Non è stato certamente un comportamento razionale e, se pensiamo che stiamo parlando di operazioni in buona parte riconducibili a società di gestione –dunque di denaro di terzi a loro affidato – viene il dubbio che l’aspetto speculativo abbia prevalso sul buon senso e sulla fredda logica razionale. Un giro di pallina alla roulette scommettendo sul bianco piuttosto che sul rosso; peccato che la pallina sia finita nella casella sbagliata e per tutta la giornata di venerdì è piovuto e grandinato su tutti i mercati tanto che in alcuni casi si sono registrati tracolli record, come nel caso dell’Italia, con un calo del 12,48% !!!


Per la cronaca indichiamo, nella tabella seguente, l’impatto giornaliero sui principali indici europei della giornata di venerdì:

E’ come se gli operatori avessero visto l’arcobaleno prima del temporale, e che temporale è stato !!! Sta di fatto che la settimana, con l’eccezione di Italia e Giappone, rispettivamente “sotto” del 7,09 e del 6,55%, di fatto chiude in negativo - ma non troppo - avendo in sostanza consumato l’exploit maturato nelle attese dell’auspicato (ma errato) responso con una correzione di segno contrario avvenuta in una singola seduta.

Riportiamo nel grafico seguente i risultati della passata settimana borsistica del paniere sotto osservazione da inizio anno.


Ora però viene il bello (si fa per dire) dato che il potente segnale di autonomia può essere colto già in queste ore, con la Spagna alle urne e con vari paesi - tra cui Italia, Olanda e Francia – nei quali i movimenti avversi all’Unione Europea sono già sul piede di guerra. Ma ricordiamo anche la sfida referendaria di ottobre in Italia con in palio la continuità del governo Renzi, il ritorno alle urne l’anno venturo in Francia e Germania e il riaffiorare della voglia di indipendenza del popolo scozzese. Il terremoto è in atto, speriamo che si sappiano puntellare adeguatamente le infrastrutture europee, pena il dissolvimento del sogno di un’Europa unita.

Lasciamo ad altri le ipotesi di impatto macroeconomico dell’esito del voto britannico che già si susseguono su carta stampata, blog, social media e canali radiotelevisivi. Ad oggi tali sono, ma di certo lo scossone produrrà instabilità, grande nemica dei mercati, da cui pericoli ed opportunità.

UNA CURIOSITA’

A proposito di instabilità e spinte centrifughe, ci siamo posti un quesito, ossia se questi movimenti si possono in qualche modo relazionare con la forza o debolezza dei singoli paesi componenti l’Unione Europea che, dall’inizio della crisi del 2008 sono stati suddivisi in due settori, quelli dell’Europa meridionale e quelli dell’Europa continentale. L’acronimo PIIGS ha infatti voluto riunire in un’ipotetica area i paesi deboli dell’Europa del sud, con l’aggiunta dell’Irlanda, in contrapposizione con tutti gli altri, da ieri orfani della Gran Bretagna.

Abbiamo analizzato la settimana uscente in termini di escursioni di prezzi considerando i minimi ed i massimi dei principali mercati europei per poi tradurne l’andamento in una misura percentuale con base il prezzo minimo toccato nella settimana. Il ragionamento, del tutto ipotetico e non significativo per essere fonte di regole o tendenze di fondo, era quello di verificare se può esistere una relazione fra debolezza strutturale dei mercati europei e volatilità degli stessi. Sottolineiamo che una singola settimana non ha valore statistico e tutto va preso con le pinze ma voglio comunque proporre all’attenzione dei lettori il risultato.


Sarà certamente una coincidenza, ma i paesi nei quali si sono verificate le maggiori escursioni nei prezzi la settimana scorsa sono proprio i PIIGS (Irlanda, Grecia, Spagna, Italia e Portogallo). E,’ e resta una curiosità o una pura coincidenza, ma all’apparenza sembrerebbe confermata una certa spaccatura fra blocchi economici relativamente al mercato azionario.

OPERATIVAMENTE PARLANDO …

L’approccio prudente che avevamo ripetutamente suggerito in questi mesi trova dunque piena conferma date le condizioni di incertezza che si dovranno affrontare nei prossimi mesi. In un quadro di instabilità come l’attuale, di fatto dipendente dalle decisioni delle autorità monetarie e dalla capacità di dare efficaci risposte di cambiamento da parte della classe politica, aggiungere rischio sembrerebbe la scelta meno indicata. E’ chiaro comunque che in una simile situazione matureranno, prima o poi, interessanti condizioni per cogliere in futuro interessanti opportunità.

In questi mesi si è manifestata una crescente voglia di consulenza e mai come ora credo che sia ormai matura, anche per il nostro paese, una scelta in questa direzione da parte dei risparmiatori.



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