La scorsa settimana avevamo sottolineato quanto fosse grande il disagio
all’interno della comunità europea e, mentre si susseguivano senza sosta
previsioni di tutti i tipi, a un certo punto – nonostante l’esito del
referendum britannico avesse le medesime probabilità del lancio di una moneta
,
i mercati si sono improvvisamente lasciati affascinare dall’ipotesi bremain e sono piovute le scommesse.
Non è stato certamente un comportamento razionale e, se pensiamo che
stiamo parlando di operazioni in buona parte riconducibili a società di
gestione –dunque di denaro di terzi a loro affidato – viene il dubbio che
l’aspetto speculativo abbia prevalso sul buon senso e sulla fredda logica
razionale. Un giro di pallina alla roulette scommettendo sul bianco piuttosto che
sul rosso; peccato che la pallina sia finita nella casella sbagliata e per
tutta la giornata di venerdì è piovuto e grandinato su tutti i mercati tanto
che in alcuni casi si sono registrati tracolli record, come nel caso
dell’Italia, con un calo del 12,48% !!!
Per la cronaca indichiamo, nella tabella seguente, l’impatto giornaliero
sui principali indici europei della giornata di venerdì:
E’ come se gli operatori avessero visto l’arcobaleno prima del temporale,
e che temporale è stato !!! Sta di fatto che la settimana, con l’eccezione di
Italia e Giappone, rispettivamente “sotto” del 7,09 e del 6,55%, di fatto
chiude in negativo - ma non troppo - avendo in sostanza consumato l’exploit maturato
nelle attese dell’auspicato (ma errato) responso con una correzione di segno
contrario avvenuta in una singola seduta.
Riportiamo nel grafico seguente i risultati della passata settimana
borsistica del paniere sotto osservazione da inizio anno.
Ora però viene il bello (si fa per dire) dato che il potente segnale di
autonomia può essere colto già in queste ore, con la Spagna alle urne e con
vari paesi - tra cui Italia, Olanda e Francia – nei quali i movimenti avversi
all’Unione Europea sono già sul piede di guerra. Ma ricordiamo anche la sfida
referendaria di ottobre in Italia con in palio la continuità del governo Renzi,
il ritorno alle urne l’anno venturo in Francia e Germania e il riaffiorare della
voglia di indipendenza del popolo scozzese. Il terremoto è in atto, speriamo
che si sappiano puntellare adeguatamente le infrastrutture europee, pena il
dissolvimento del sogno di un’Europa unita.
Lasciamo ad altri le ipotesi di impatto macroeconomico dell’esito del
voto britannico che già si susseguono su carta stampata, blog, social media e
canali radiotelevisivi. Ad oggi tali sono, ma di certo lo scossone produrrà
instabilità, grande nemica dei mercati, da cui pericoli ed opportunità.
UNA CURIOSITA’
A proposito di instabilità e spinte centrifughe, ci siamo posti un
quesito, ossia se questi movimenti si possono in qualche modo relazionare con
la forza o debolezza dei singoli paesi componenti l’Unione Europea che,
dall’inizio della crisi del 2008 sono stati suddivisi in due settori, quelli
dell’Europa meridionale e quelli dell’Europa continentale. L’acronimo PIIGS ha
infatti voluto riunire in un’ipotetica area i paesi deboli dell’Europa del sud,
con l’aggiunta dell’Irlanda, in contrapposizione con tutti gli altri, da ieri orfani
della Gran Bretagna.
Abbiamo analizzato la settimana uscente in termini di escursioni di
prezzi considerando i minimi ed i massimi dei principali mercati europei per
poi tradurne l’andamento in una misura percentuale con base il prezzo minimo
toccato nella settimana. Il ragionamento, del tutto ipotetico e non
significativo per essere fonte di regole o tendenze di fondo, era quello di
verificare se può esistere una relazione fra debolezza strutturale dei mercati
europei e volatilità degli stessi. Sottolineiamo che una singola settimana non
ha valore statistico e tutto va preso con le pinze ma voglio comunque proporre
all’attenzione dei lettori il risultato.
Sarà certamente una coincidenza, ma i paesi nei quali si sono verificate
le maggiori escursioni nei prezzi la settimana scorsa sono proprio i PIIGS (Irlanda,
Grecia, Spagna, Italia e Portogallo). E,’ e resta una curiosità o una pura
coincidenza, ma all’apparenza sembrerebbe confermata una certa spaccatura fra
blocchi economici relativamente al mercato azionario.
OPERATIVAMENTE PARLANDO …
L’approccio prudente che avevamo ripetutamente suggerito in questi mesi
trova dunque piena conferma date le condizioni di incertezza che si dovranno
affrontare nei prossimi mesi. In un quadro di instabilità come l’attuale, di
fatto dipendente dalle decisioni delle autorità monetarie e dalla capacità di
dare efficaci risposte di cambiamento da parte della classe politica,
aggiungere rischio sembrerebbe la scelta meno indicata. E’ chiaro comunque che
in una simile situazione matureranno, prima o poi, interessanti condizioni per
cogliere in futuro interessanti opportunità.
In questi mesi si è manifestata una crescente voglia di consulenza e mai
come ora credo che sia ormai matura, anche per il nostro paese, una scelta in
questa direzione da parte dei risparmiatori.
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