La settimana scorsa avevamo ipotizzato l’eventuale aumento dei tassi da
parte FED come fattore chiarificatore della perduta direzionalità di fondo ma,
come sempre, le previsioni si fanno per vederle smentite e questa regola è
stata puntualmente verificata.
Alla fine della settimana, fino a quel momento né carne né pesce, alcune
notizie hanno determinato l’uscita dal torpore e nulla hanno avuto a che fare
con le eventuali decisioni della FED.
Innanzitutto è giunta la notizia, scontata, che la BCE non avrebbe
ritoccato i tassi . A questa si è aggiunta quella del mancato accordo in seno
all’Opec, che di fatto impedisce il sostegno dei prezzi dei partecipanti al
cartello. Sono arrivati poi i deludenti dati del mercato del lavoro in USA che
nel mese di maggio ha registrato la creazione di soli 38.000 posti (se ne
attendevano 158.000 …) e il dollaro si è indebolito.
Tutto questo ha indotto i mercati a pensare che la Sig.ra Yellen se ne
resterà ancora una volta in attesa di tempi migliori per dare segni di vita e,
riflettendo sulla nuova situazione venutasi a creare, le vendite hanno preso il
sopravvento.
Ne dà evidenza il grafico con Cina (compresa Hong Kong), India e Brasile
in terreno positivo nella settimana uscente, il Nasdaq e lo S&P galleggianti poco sopra la
parità mentre tutte le borse europee chiudono in territorio negativo con il Giappone a far loro compagnia.
Una parola va spesa per il mercato domestico (il peggiore della
settimana) sul quale, oltre ai problemi comuni agli altri paesi UE, aleggiano
nubi cariche di pioggia a causa della delicata situazione delle banche nostrane
la cui sistemazione si sta rivelando molto più difficoltosa di quanto si
volesse far credere e, come per il tempo atmosferico di queste settimane, piove
sul bagnato. Attenzione agli argini; si spera che tengano.
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