sabato 4 giugno 2016

BORSE MONDIALI



La settimana scorsa avevamo ipotizzato l’eventuale aumento dei tassi da parte FED come fattore chiarificatore della perduta direzionalità di fondo ma,
come sempre, le previsioni si fanno per vederle smentite e questa regola è stata puntualmente verificata.

Alla fine della settimana, fino a quel momento né carne né pesce, alcune notizie hanno determinato l’uscita dal torpore e nulla hanno avuto a che fare con le eventuali decisioni della FED.

Innanzitutto è giunta la notizia, scontata, che la BCE non avrebbe ritoccato i tassi . A questa si è aggiunta quella del mancato accordo in seno all’Opec, che di fatto impedisce il sostegno dei prezzi dei partecipanti al cartello. Sono arrivati poi i deludenti dati del mercato del lavoro in USA che nel mese di maggio ha registrato la creazione di soli 38.000 posti (se ne attendevano 158.000 …) e il dollaro si è indebolito.

Tutto questo ha indotto i mercati a pensare che la Sig.ra Yellen se ne resterà ancora una volta in attesa di tempi migliori per dare segni di vita e, riflettendo sulla nuova situazione venutasi a creare, le vendite hanno preso il sopravvento.

Ne dà evidenza il grafico con Cina (compresa Hong Kong), India e Brasile in terreno positivo nella settimana uscente, il  Nasdaq e lo S&P galleggianti poco sopra la parità mentre tutte le borse europee chiudono in territorio negativo con il Giappone a far loro compagnia.


Una parola va spesa per il mercato domestico (il peggiore della settimana) sul quale, oltre ai problemi comuni agli altri paesi UE, aleggiano nubi cariche di pioggia a causa della delicata situazione delle banche nostrane la cui sistemazione si sta rivelando molto più difficoltosa di quanto si volesse far credere e, come per il tempo atmosferico di queste settimane, piove sul bagnato. Attenzione agli argini; si spera che tengano.

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