giovedì 2 giugno 2016

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 176 – Tempi nuovi, tempi lunghi.


Partiamo con questa figura rielaborata dall’Economist, sintesi della ricerca McKinsey di cui vi ho parlato nella scorsa settimana. 

Rendimenti reali (senza inflazione) totali per azioni e bond, statunitensi e europei, per tre periodi: ultimo secolo, 1965-2014, 1985-2014: gli ultimi trent’anni “gloriosi”. Fonte: Economist modificata.

Questa sintesi riassume la media secolare dei rendimenti reali complessivi di bond e azioni sulle due sponde dell’oceano. Emerge con un colpo d’occhio che veniamo da trent’anni eccezionali, gloriosi, prosperi in termini di rendimenti.
Come ho già argomentato nella lezione precedente, almeno sui tempi lunghi, agisce la più grande legge della storia economica “la regressione verso la media” (e non vale solo per la storia economica). E quindi ci attende probabilmente un ventennio che tenderà a riportarci a valori corrispondenti a quella che è la media secolare 1915-2014, una delle tre medie indicate in figura.
Ci sono alcuni fenomeni che ci inducono a credere che siamo a un punto di svolta verso questo ritorno a quella che è la più ridotta media secolare. Una media, si badi bene, che è meno generosa dei tanti favorevoli anni conosciuti dalla mia generazione, al punto da determinare la media del glorioso trentennio, dal 1985 al 2014, proprio il periodo in cui ho risparmiato e, con me, molti altri italiani, chi più chi meno (i professori meno). Se esaminate la figura, vedete che, nel corso di questo trentennio di cui ha goduto la mia generazione di italiani e di europei, anche i bond hanno fatto molto bene. Anzi, in proporzione, hanno fatto meglio delle azioni. In effetti le obbligazioni europee hanno regalato rendimenti veramente eccezionali, più di tre volte quella che è la media secolare delle obbligazioni. E, in conseguenza del fatto che gli italiani avevano in portafoglio per lo più titoli governativi italiani, e talvolta europei, i loro risparmi hanno beneficiato di questa stagione favorevole per i bond. Sappiamo bene che non hanno approfittato del maggiore rialzo delle azioni perché anche oggi – in seguito al secondo mercato “toro” della storia – hanno meno del 4% del portafoglio in azioni.

La figura mostra che questo è per lo S&P500 il secondo mercato “toro” della storia, nel senso che il mercato è cresciuto ininterrottamente senza mai scendere di più del 20% dal 9 marzo 2009 al 28 aprile 2016. Fonte: Bloomberg modificata.
Ma in fondo è andata bene anche agli italiani, non solo agli statunitensi, perché hanno scelto l’asset class che è stata quella che più ha superato la media storica. Di qui il loro sconcerto e spaesamento odierno di fronte ai nuovi scenari. Come ormai tutti sanno, i tassi dei bond sono da tempo, e resteranno per lungo tempo, a valori bassissimi rispetto alla media storica, e quindi anche i rendimenti futuri saranno incredibilmente lontani da quelli esaminati nella tabella iniziale. E questo anche se vi spingete su scadenze lunghissime.  Si pensi, per fare solo un esempio, che un cittadino giapponese, che in media ha privilegiato da tempo le obbligazioni come gli italiani, si trova oggi ad avere su un governativo che scade tra 40 anni un rendimento del 0.4%!

Il quarantennale governativo giapponese rende oggi lo 0.4%, e cioè un quarto di quel che rendeva soltanto a giugno dello scorso anno. Fonte: Bloomberg modificata.
Lo sconcerto e lo spaesamento dei risparmiatori non presuppone grandi conoscenze e informazioni. Anche una persona che va a fare la spesa si accorge che i prezzi in Europa non imbarcano più inflazione e che siamo alle soglie della deflazione. Di questo se ne accorgono anche le persone che non hanno risparmi ma che semplicemente fanno la spesa per vivere.
I prezzi al consumo europei sono privi di inflazione. Fonte: Economist modificata.
Non si tratta soltanto di parametri complessivi e finanziari. Anche l’incremento dei redditi da lavoro è basso e, oggi, il rendimento dei risparmi degli italiani è diventato basso. Trattandosi di cambiamenti epocali, anche i riflessi nella società sono epocali. Per esempio, si fanno meno bambini che in passato, e questo ci induce a credere che la crescita economica sarà bassa a lungo perché questa tende a essere correlata con la fertilità delle famiglie.

Il tasso di rimpiazzo è basso nel senso che i genitori fanno sempre meno figli. In Italia è sotto zero. Fonte: Economist modificata.
Spesso nei dibattiti televisivi e nei media si sente dire, e si legge, che i nostri bassi tassi di natalità saranno incrementati da quelli più alti dei nuovi immigrati. Ma questo non sembra vero, almeno leggendo i dati tedeschi dove abbiamo un’immigrazione che si è insediata ed è stata assimilata culturalmente da molti più anni che in altri paesi europei. Emerge infatti che quando gli immigrati si “adattano” alla nuova cultura, ne imitano anche i tassi di fertilità, diventando, almeno da questo punto di vita, dei cittadini tedeschi indistinguibili dagli altri.
Il tasso di natalità degli immigranti in Germania sui tempi lunghi si equipara a quello dei tedeschi nativi. Fonte: Economist modificata
Un’ultima dimostrazione che siamo di fronte a nuovi scenari è data dai tassi di risparmio nei paesi con redditi alti, come Gran Bretagna e Stati Uniti. I tassi di risparmio stanno scendendo sotto le medie storiche. Anche da questo punto di vista non siamo più nel glorioso trentennio.
Tasso risparmio calante anche nei paesi dove c’è relativa crescita economica. Fonte: Economist modificata.
Si allarga così il divario tra quello che le persone risparmiano e quello che vorrebbero risparmiare, sia in Italia che negli USA.

La maggioranza dei lavoratori americani dice che il tasso ideale di risparmio è del 20/29% del reddito. Meno del 10% dice che va bene quello che in effetti è il tasso di risparmio effettivo. Fonte: Bloomberg modificata.

Nelle prossime lezioni vedremo che cosa implica tutto ciò per le attività del consulente finanziario.


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