Si è chiusa una settimana, sui mercati finanziari, pesantemente dominata
dalla questione Brexit e questo c’era da aspettarselo; quello che però non
avremmo mai pensato potesse accadere è stato l’episodio di inaudita
intolleranza e violenza che
ha visto morire la deputata laburista Jo Cox per
mano di Tommy Mair, persona vicina ai gruppi dell’estrema destra inglese.
La campagna referendaria si è dunque macchiata di sangue; al grido di
Britain first - queste le parole pronunciate dall’assassino durante il suo atto
che definire incivile è quantomeno eufemistico - si è comunque fermato lo
spettacolo mediatico e tutte le previsioni sin qui formulate potrebbero essere
superate dalle riflessioni che il popolo britannico è chiamato a fare dopo il
brutale gesto.
Ora si attende il responso delle urne che arriverà la prossima settimana
e nel frattempo staremo tutti con il fiato sospeso nell’attesa del verdetto sul
quale questa vicenda andrà certamente a incidere avvalorando la decisione
finale, qualunque ne sia l’esito.
Tornando al nostro osservatorio, fatto di numeri e percentuali,
sottolineiamo che per la terza settimana consecutiva il bilancio dei mercati
azionari è negativo, con l’unica eccezione della borsa brasiliana (+0,98%) la
quale sta però cedendo terreno dai massimi dell’anno, a conferma della
delicatissima situazione politica ed economica interna su cui si addensano
anche cupi nubi a causa della mancata conferma del flusso turistico legato alla
manifestazione olimpica, sulla quale si sono appuntate enormi aspettative.
In queste tre settimane ben quattro indici si sono portati a ridosso dei
minimi dell’anno (Cina, Italia, Germania ed Euro Stoxx 50) e la borsa svizzera
ha addirittura bucato i minimi di metà febbraio. La negatività resta comunque
un fatto sostanzialmente europeo, con i maggiori mercati del continente
caratterizzati da una striscia negativa che un buon finale di settimana è
riuscito solo in parte ad attenuare.
Italia, Francia, Svizzera, Germania ed Euro Stoxx 50 in tre settimane
regrediscono con percentuali fra il -6,37 e il -7,45% mentre il mercato
londinese limita i danni a un più contenuto -4%.
Ribadisco, qualora ce ne fosse bisogno, che le tensioni britanniche sono
la parte emersa di un iceberg di insofferenze nei confronti della politica
comunitaria, sempre più irrigidita sui tentativi di far quadrare aspetti
puramente economici e finanziari, atteggiamenti che, se di per sé già irritano
milioni di cittadini avviluppati in una crisi senza uscita apparente e
sofferenti per le misure di austerità adottate, cominciano a sentire sempre più
lontane le istituzioni e i loro rappresentanti che, dal canto loro, non perdono
occasione per profondere parole di ottimismo sul futuro dell’Unione, come ha
dichiarato il Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker nel corso della
settimana.
Per il momento alziamo gli occhi al cielo e incrociamo le dita. Che altro
fare?
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