sabato 25 giugno 2016

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 180 – Consulenza umana e robo advisor


All’opposto della nuova consulenza personalizzata, che spazia dalla finanza comportamentale all’assicurazione comportamentale, abbiamo un’opzione alternativa ben diversa: i programmi di consulenza automatica. L’idea di base è semplice e consiste nel
ridurre i costi aderendo alle proposte redatte da programmi automatici che si servono di informazioni e valutazioni fornite dagli stessi clienti che li consultano, in una sorta di circolo vizioso.
Sconsigliabile quindi, se non si è già super-esperti (ma in questo caso non se ne ha di certo bisogno!).
I programmi di consulenza automatizzata, detti anche comunemente “robo-advisor”, non possono affrontare tutte le problematiche che abbiamo trattato nelle ultime lezioni, soprattutto quelle dedicate all’assicurazione comportamentale, e presuppongono che un risparmiatore sappia offrire da solo al consulente-robot un profilo oggettivo e perfetto di se stesso, cioè delle sue preferenze, del suo orizzonte temporale e del suo atteggiamento nei confronti di rischio/perdite. Tale assunto cozza contro le evidenze della finanza comportamentale. Come osserva bene Gianfranco Ursino (“Dove non può arrivare la consulenza automatizzata”, Plus24 – IlSole24Ore, 14 maggio 2016, p. 7):
“I robot-advisor non possono sostituirsi in tutto e per tutto agli human advisor. C’è un’ampia gamma di bisogni dei clienti che vanno oltre l’ottimizzazione del portafoglio investimenti che solo un consulente persona fisica può fare: dalla pianificazione successoria alla protezione del patrimonio … alla previdenza e alla gestione degli immobili. Tutte variabili che vanno al di là delle pure scelte di investimento, che hanno ricadute sulla composizione del portafoglio”.

Quello che questi programmi fanno è piuttosto semplice. In sostanza non fanno altro che alzare la quota di azioni di un “portafoglio ideale” in funzione della lunghezza dell’orizzonte temporale della persona che li consulta.

Esempio di portafoglio costruito dai due robo-advisor più diffusi negli Stati Uniti, quello di Betterment e quello di Wealthfront. Fonte: Bloomberg modificata.
Il presupposto implicito alla consulenza con i robo-advisor è che tutto sia introspettivamente osservabile (cioè guardando dentro di se), descrivibile agli altri oltre che a se stessi (intersoggettività), quantificabile e quindi riconducibile a un algoritmo (misurabilità, cfr. figura). Si può misurare il mondo e si può misurare la tua mente con il tuo aiuto!
E tuttavia un episodio sportivo recente mostra che la buona consulenza è qualcosa di più.



Nel maggio 2016 il Leicester, una squadra inglese di provincia che non aveva mai goduto di grandi fortune, ha vinto il campionato inglese di serie A (English Premier League). La squadra, all’inizio della stagione, era stata data vincente dai bookmaker, coloro che accettano scommesse (attività molto praticata in Inghilterra), con una probabilità di 1 su 5.000. Lo stesso Leicester non aveva creduto in un suo improbabile successo, al punto da non prenderlo neppure in considerazione nel contratto con l’azienda di articoli sportivi Puma che la sponsorizzava (Bloomberg, 12 maggio 2016). In termini calcistici – commenta Schumpeter su l’Economist del 7 maggio (p. 54) - il suo allenatore, il romano Claudio Ranieri, ha trasformato l’acqua in vino, un miracolo più che un successo.
Gli appassionati analizzeranno a lungo questa vittoria che resterà negli annali del calcio, e non solo quello inglese. E tuttavia – suggerisce Schumpeter (2016) – questo trionfo avrà conseguenze anche nel mondo della consulenza, finanziaria e non, che per decenni ha guardato ai grandi dello sport per trarre ispirazione.
Sir Alex Ferguson, famoso allenatore della squadra Manchester United, ha tenuto un corso nel 2012 all’Harvard Business School. Il suo segreto non era tanto quello di assicurarsi la continuità del posto o l’affetto dei suoi “datori di lavoro/clienti”. Se ti preoccupi della popolarità, hai la tentazione di arruolare calciatori famosi e affermati: quando Ferguson arrivò al Manchester United non c’erano giocatori al di sotto dei 24 anni. Se invece vuoi costruire una squadra (o un buon portafoglio) e un rapporto di “consulenza” a lungo termine (i tuoi clienti), allora non pensi alla notorietà e arruoli giovani speranze, miscelando bene la squadra e creando gradualmente armonia tra i suoi membri. Devi insomma de-centrarti e pensare ai tuoi “clienti”: la squadra, i tifosi e i manager. Ferguson diceva di se stesso che era un “portfolio manager di potenziali talenti”. Non importavano cioè le punte, le eccellenze, ma un buon mix e lo spirito di gruppo, in modo che la squadra funzionasse secondo il principio dei vasi comunicanti: gli alti e bassi di un giocatore erano compensati da quelli degli altri (come in un “portafoglio ben diversificato”).
La grande lezione di Ferguson come consulente consisteva nel puntare ai tempi lunghi, non ai successi immediati che, anche nel calcio, sono effimeri. In una prospettiva a lungo termine le sconfitte temporanee non devono scoraggiare, al contrario. Un altro principio di Ferguson come consulente era: non perdere mai il controllo. Un allenatore di calcio di successo ha a che fare con una ventina di milionari. Non deve tanto farli contenti, inseguendo le fisime di ciascuno, deve pensare al bene della squadra nel suo complesso (fuor di metafora: il portafoglio e non i suoi pezzi separati). L’ultimo principio che Ferguson insegnava ai suoi allievi di Harvard era centrato sulla modestia e l’apertura alle critiche. In tutti i commenti, anche i più malevoli, c’è un punto di vista diverso ed è bene prenderlo in considerazione con attenzione e curiosità. Spesso le critiche contengono grumi di verità e ti fanno diventare un consulente migliore, un consulente che instaura un rapporto di fiducia a lungo termine con i suoi clienti e che capisce il punto di vista anche di chi la pensa diversamente.
La figura mostra che questo è diventato il secondo mercato “toro” della storia finanziaria statunitense. Fonte: Bloomberg modificata.

Oggi abbiamo particolarmente bisogno di consulenza perché veniamo da un mercato toro che non potrà continuare con i ritmi del periodo dal 2009 al 2016, essendo già uno tra i più lunghi della storia, il secondo per esattezza. Riprenderemo il rapporto tra mondo dello sport e quello della consulenza nella prossima lezione.

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