Un mese fa avevamo sottolineato il clima di incertezza che aleggiava
sulle borse mondiali tanto da aver richiamato alla memoria il detto “Sell in
may and go away” come ipotesi da considerare e le prime due settimane di maggio
avevano confermato i nostri dubbi.
Qualcosa è però cambiato
nella seconda quindicina del mese, appena terminata. I due nodi politici più importanti hanno diminuito la forza del loro possibile impatto; la Grecia ha ottenuto di mantenere la sua posizione di galleggiamento mentre le attese per una positiva soluzione di conferma europeista della Gran Bretagna sono salite. Al di là delle varie indagini di mercato, che spesso non l’azzeccano, le quotazione dei bookmakers inglesi, notoriamente piuttosto credibili, marcano i consensi per la permanenza del paese in Europa intorno al 75%, allontanando i timori di una catastrofe.
nella seconda quindicina del mese, appena terminata. I due nodi politici più importanti hanno diminuito la forza del loro possibile impatto; la Grecia ha ottenuto di mantenere la sua posizione di galleggiamento mentre le attese per una positiva soluzione di conferma europeista della Gran Bretagna sono salite. Al di là delle varie indagini di mercato, che spesso non l’azzeccano, le quotazione dei bookmakers inglesi, notoriamente piuttosto credibili, marcano i consensi per la permanenza del paese in Europa intorno al 75%, allontanando i timori di una catastrofe.
I mercati, di conseguenza, hanno reagito positivamente facendo salire le
quotazioni del nostro paniere che ha registrato, per i 2/3 degli indici sotto
osservazione, performance positive. Va sottolineato che in questo mese la borsa
brasiliana, sulla quale avevamo espresso tutte le nostre perplessità, arretra
del 9%. La maggiore spinta all’insù del paniere si è avuta proprio la settimana
scorsa, con solo due indici in negativo, il Brasile per l’appunto e la Cina che
resta al palo da inizio anno.
Dal pessimo inizio d’anno il mese di maggio chiude con cinque mercati in
area positiva, i già consolidati Brasile e Russia, a cui si aggiungono S&P
500, India e Gran Bretagna, quest’ultimo proprio sulla scorta di quanto
precedentemente detto.
Tutto ciò non sta a certamente a significare che la negatività si a
interamente alle nostre spalle. Restano sul terreno almeno due grosse
incognite: la prima è quella della crescita cinese che non migliora, tanto da
aver indotto la banca centrale ad un’ulteriore svalutazione dello yuan nei
giorni scorsi; la seconda, il cui impatto andremo a breve a verificare, è la
compatibilità degli attuali valori azionari con un flusso di dividendi atteso
genericamente in sensibile contrazione che, se confermato, stigmatizzerebbe un
livello dei prezzi azionari sopra media rispetto agli utili aziendali.
Sarà il mercato, in questa ipotesi, a spostare l’ago della bilancia, o
verso una riduzione dei prezzi per allinearli ai ridotti flussi di reddito o,
all’incontrario, spingere ancora più in là gli indici nella convinzione che ai
risicati tassi attuali l’alternativa dividendi permane l’unica strada da
percorrere.
A questo proposito la parola finale potrà venire dalla FED facendo
chiarezza sulla volontà (sin qui debole) di ritoccare all’insù i tassi. Staremo
a vedere ma suggeriamo ancora una volta
il mantenimento di un atteggiamento piuttosto prudente: è sempre meglio
piangere su un guadagno contenuto piuttosto che su una perdita fuori budget.
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