La
più importante illusione mentale alla base dell’assicurazione comportamentale
consiste nel fatto che si tende ad avere troppa poca paura delle attività o
degli eventi con cui abbiamo familiarità. Ecco una figura che illustra questo
meccanismo:
Fonte: Slovic, modificata
da Paolo Legrenzi e Rino Rumiati
In questa figura abbiamo sull’asse orizzontale la frequenza obiettiva di una data causa di morte. Sull’asse verticale abbiamo la stima soggettiva della frequenza. La retta diagonale indica i casi in cui frequenza obiettiva e stima soggettiva coincidono. E’ facile constatare che la frequenza delle cause di morti che capitano più spesso viene sottostimata. Per esempio è sottostimato il pericolo delle due cause di morte più frequenti: cardiopatie e tumori. Abbiamo scelto questo grafico, pur essendo datato, perché riporta la prima classica ricerca di Slovic condotta alcuni decenni fa. Le ricerche recenti confermano il fenomeno che quindi non è dovuto a effetti passeggeri.
L’effetto combinato di
queste due curve, quella sull’attivazione esaminata nella lezione precedente e
quella sulla frequenza soggettiva qui riportata, ha come conseguenza
“l’illusione fondamentale dell’assicurazione comportamentale” che possiamo così
descrivere:
1)
l’assicuratore/consulente deve indurre il cliente ad assicurarsi contro i
pericoli più frequenti;
2) i pericoli più frequenti
fanno poca paura perché sono familiari in base all’esperienza passata di una
persona;
3) l’assicuratore non può
indurre paura ma suggerire prevenzione;
4)
l’assicuratore/consulente deve così venire a patti con la curva
dell’attivazione grazie alla fiducia che il risparmiatore/cliente prova nei
suoi confronti.
Foto delle alpi svizzere
tra le nubi. Le alpi sono più massicce delle nubi, ma meno visibili. Una
metafora per i rischi visibili e i più gravi pericoli difficili da individuare.
Fonte: Matteo Legrenzi.
In sintesi l’opportunità/vantaggio
di avere un consulente può, in termini generali, venire spiegata come
conseguenza del rapporti tra il visibile, che non incute paura, e l’invisibile,
che resta celato. Proprio come nella foto delle Alpi svizzere presa dall’aereo.
Ora il nostro consulente
può assisterci sia nei problemi che hanno a che fare con i nostri risparmi, sia
con quelli relativi alla questione preliminare dell’eventuale
sotto-assicurazione. In tal modo il consulente ci permette di affrontare due
sfide incrociate:
1) la sfida della finanza
comportamentale: il risparmiatore non sa gestire bene da solo il suo
portafoglio a causa delle sistematiche distorsioni cognitive e emotive;
2) la sfida della
assicurazione comportamentale: il risparmiatore non sa valutare i rischi futuri
sulla base della sua esperienza passata.
La tabella seguente è un
esempio della sconfitta relativa alla prima sfida. Essa mostra che, a prezzi
reali, senza cioè tener conto dell’inflazione (che è stata differente nei
diversi paesi), solo gli immobili giapponesi (dove però c’è stata deflazione
per molti anni, più che in Italia) hanno fatto peggio di quelli del nostro
paese.
Andamento del prezzo reale
degli immobili in sette paesi. Si noti che anche in Germania i prezzi stanno
crescendo mentre in Italia sono stagnanti. Fonte: Economist modificata.
Andamento del prezzo reale
degli immobili in otto paesi negli ultimi tre anni. Si noti che in alcune città
gli immobili sono molto più rincarati della media dei prezzi. Fonte: Economist modificata.
Si tenga presente che le
medie sono medie: alcune città “rilevanti”, non necessariamente le capitali,
salgono di più della media del paese (è successo anche in Italia a Milano e
Roma nel caso degli immobili centrali di pregio: sono scesi meno degli altri).
Non possiamo neppure consolarci con l’idea che di sicuro si è toccato il fondo.
Sulla base di un confronto internazionale non possiamo dire che gli immobili
italiani siano molto sottovalutati, almeno se prendiamo come riferimento i loro
rendimenti, cioè quanto rendono se li affittiamo. Ciononostante, la discesa
degli ultimi cinque anni è stata forte e si è probabilmente raggiunta una sorta
di “pavimento”, soprattutto se usciremo dalla crisi economica del quinquennio
appena trascorso. Fatto sta che ci sono degli italiani che non hanno immobili e
che hanno risparmi, o li stanno cumulando avendo scelto di abitare in affitto,
soprattutto i più giovani e i più mobili. Queste persone, se non intendono
possedere immobili veri e propri come forma di risparmio, possono avere nel
loro portafoglio un 5% o 10% di un ETF immobiliare relativo ai paesi avanzati.
Prezzi dal 2012 al 2016 in
diversi paesi, sotto-sopravvalutazione rispetto agli affitti. Fonte:
Economist modificata.
Lo schema sopra riportato
indica il valore degli immobili a fine 2015 rispetto a un anno prima e al 2012.
Dei 26 paesi solo la Grecia presenta una situazione più negativa di quella
italiana. In molti paesi del mondo il mattone è in ripresa (vedi sopra). Ecco
come anche qui sarebbe conveniente la diversificazione, altrettanto valida che
nelle altre asset class. La diversificazione può venire agevolmente realizzata
con un ETF immobiliare. Ma solo un consulente/angelo custode può convincere un
cliente alla diversificazione/assicurazione in questo ambito “delicato”, dove
le emozioni sono più forti che mai (perché agisce anche l’affezione, oltre
all’inerzia).
Per quanto concerne, più in
generale, la sfida dell’assicurazione comportamentale, abbiamo già visto i
motivi per cui gli italiani sono sotto-assicurati, e non solo in relazione agli
immobili (due terzi dei risparmi), ma anche rispetto al capitale umano che
genera i risparmi (meno visibile pur essendo il “motore immoto”, ciò che genera
il tutto).
In conclusione, la
combinazione delle due sfide è micidiale e ce ne occuperemo ancora.
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