mercoledì 4 maggio 2016

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 170 – Lo spreco delle emozioni



Come ho più volte osservato, se noi guardiamo i mercati meno spesso di quanto sono soliti fare gli inesperti e i timorosi, non ci accorgiamo di fenomeni come la crisi dell’inizio del 2016.
La figura qui riportata mostra un esempio recente di spreco delle emozioni
(dolore e sollievo). Tale spreco è attribuibile all’assiduo esame dell’andamento dei mercati, scrutati sui tempi brevi.

Così come chi non è troppo succube di timori si avvantaggia del premio al rischio che “prezza” le paure altrui, come si è detto più volte, chi non esamina troppo spesso i mercati si “risparmia” emozioni, soprattutto molte paure. E’ il problema delle conseguenze dei tempi lunghi e dei tempi brevi, esaminato nella lezione precedente.

Crisi? Quale crisi? Molti indicatori – materie prime, S&P 500, mercati emergenti, rendimenti - si sono ripresi da metà febbraio, dopo la crisi di inizio anno. Fonte: Economist modificata.
Invece di “sprecare” emozioni in rapporto alla parte non-immobiliare dei nostri risparmi, è cruciale fare un esame preliminare che ci metta in sicurezza rispetto agli eventi “rari” di cui si è parlato nelle ultime lezioni. Il consulente ci aiuterà nel fare un esame freddo e obiettivo della nostra situazione per capire se non siamo sotto-assicurati. Dato che la maggioranza degli italiani lo è, forse possiamo esserlo anche noi.
Può essere d’aiuto la distribuzione statistica “oggettiva” del fenomeno, proprio come nell’esempio del terremoto visto nella lezione precedente. Proviamo a esaminare la distribuzione dei vari tipi di assicurazioni.
Su 100 italiani che posseggono un auto, e sono assicurati, in quanto l’assicurazione RC (responsabilità civile nei confronti di danni fatti ad altri guidando) è obbligatoria, abbiamo la seguente distribuzione:

nessun altro tipo di assicurazione                                   56,4%
rischi professionali/altre                                                   0,7%
infortuni                                                                            3,1%
malattie                                                                             3,7%
infortuni rischi da circolazione                                         7,0%
altre polizze RC auto/moto                                              10,1%
vita/previdenza integrativa                                              15,6%
casa/multirischi                                                                25,9%
Questa tabella riporta le percentuali del febbraio 2016 mostrando in modo chiaro che gli italiani sono, nel complesso, sotto-assicurati. Sono le persone meno assicurate tra i paesi industriali, e le persone che più campano con redditi di lavoro autonomo, e quindi più vulnerabili nel loro capitale umano. Il fatto che gli italiani siano in media sotto-assicurati, pur cercando la sicurezza e avendo paura dell’incertezza, costituisce la più grande sfida di quella che chiamo “assicurazione comportamentale”. In sintesi, il punto di partenza, ovvio ma trascurato, consiste nel fatto che non ci si assicura se si ignora o si trascura la possibilità di un rischio. Qui c’è un problema di dis-attenzione. Le fonti della dis-attenzione sono due.
Gli italiani o non se ne curano, perché la loro attivazione cognitiva ed emotiva è troppo bassa, e quindi non ci pensano. Oppure non ci vogliono pensare perché l’attivazione emotiva è troppo alta e fa paura, secondo lo schema classico dell’attivazione riportato in figura. Solo se l’attivazione è media, si affronta in modo razionale la possibilità che quel rischio si trasformi in un reale pericolo e si valuta la frequenza obiettiva dell’eventuale danno/perdita, cioè quanto spesso capita alle persone nelle nostre condizioni in un dato periodo di tempo.
La figura mostra il classico grafico dell’attivazione usato per collegare i diversi livelli di attenzione a un fenomeno alla paura soggettiva per il fenomeno stesso. Di qui la probabilità più alta che una persona si assicuri se il livello di attivazione non è né troppo basso né troppo alto.

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