MERCATI AZIONARI ANCORA SUGLI SCUDI
In october buy on deeps, compra sui ribassi;
così vorrebbe il senso comune riguardo ai mercati azionari ma per procedere ad
acquisti sui ribassi ci dovrebbero essere i ribassi, invece con il mese praticamente
alle spalle abbiamo assistito ad una corsa dei mercati azionari inarrestabile,
senza alcuna correzione, altro che ribassi.
Ad un niente dal +30% è ormai arrivato l’indice
Hang Seng e poco sotto premono le borse brasiliana, indiana e l’indice dei
tecnologici USA, il Nasdaq, sugli annunci di utili record e di un Pil USA in
risalita al +3%, alla faccia dei detti tradizionali e della consapevolezza che
le facilitazioni monetarie sono destinate a terminare entro la fine dell’anno
venturo.
Ma in buona salute ci sono tutte le borse
europee del nostro paniere (fatta eccezione per Londra), le borse asiatiche di
Shangai e Tokyo e l’indice USA S&P 500. A coronamento di questo
straordinario trend, come la classica ciliegina sulla torta, si colloca
l’indice mondiale Msci, a +13,60% il che significa che puntando a inizio anno
su un fondo (o un Etf) azionario mondiale si sono ottenuti risultati di
assoluto valore.
Isolata, sotto il livello di inizio anno, è
rimasta unicamente la borsa moscovita nonostante l’ascesa del prezzo del
greggio che si impenna verso i 60 dollari al barile che di solito determina un
fattore positivo per gli indici azionari di quel paese. Tutto ciò in valuta
locale, ovviamente, poiché quest’anno abbiamo a che fare con un euro in
spolvero che riduce il reale guadagno per gli investitori domestici, ossia noi
italiani e i risparmiatori di altri 18 paesi europei.
Per la cronaca, anche nel corso della passata
settimana sono stati abbattuti dei record, cinque per la precisione, avendo
toccato i massimi di sempre gli indici di Germania, India e i due americani del
nostro paniere, unitamente all’indice mondiale Msci citato in precedenza.
Se focalizzassimo il nostro osservatorio su
frame temporali più brevi ci accorgeremmo però che nella seconda parte del mese
un terzo del nostro paniere si trova sotto il livello delle precedenti
osservazioni e, allungandolo ancora, che le borse più effervescenti sono state
quelle europee e quella nipponica. Le prime hanno beneficiato della presa di
posizione del Governatore della Bce - Mario Draghi - che ha annunciato la
prosecuzione del QE sino al settembre p.v., seppur ridotta a 30m Miliardi di
acquisti al mese, e la conferma del premier Shinzo Abe che ora potrà guidare
agevolmente il proprio paese forte di una solida coalizione di maggioranza, con
oltre i 2/3 dei rappresentanti.
Ecco l’andamento dei principali indici
nell’ultima quindicina del mese:
Sottolineiamo infine che la borsa di Tokyo ha
messo a segno una crescita di oltre il 13% negli ultimi due mesi e segnaliamo
il forte rinvigorimento della borsa di Francoforte, cresciuta nello stesso
periodo dell’8,63%, a conferma del buon andamento dell’economia europea della
quale è indiscutibilmente il paese guida.
EFFETTO
BCE SULL’OBBLIGAZIONARIO
Abbiamo detto che la BCE ha annunciato la
riduzione degli acquisti di asset a 30 miliardi di euro al mese ma, se ciò
rappresenta il bicchiere mezzo vuoto, quello mezzo pieno è costituito dal fatto
che ciò accadrà solo dal prossimo gennaio e terminerà a settembre 2018, con la
ventilata possibilità che ci possa essere un ulteriore slittamento.
Ciò rappresenta un fattore di stabilità per il
mercato dei bond dell’area euro ed infatti i rendimenti sono scesi di
conseguenza. I principali titoli decennali che teniamo sotto osservazione di
quest’area, ossia quelli tedeschi, francesi e italiani corrispondono ora agli
investitori i rispettivi rendimenti: 0,39, 0,80 e 1,95%. Con questi tassi c’è
decisamente poca trippa per gatti; seppure in risalita da quelli di inizio anno
ma con la prospettiva di beneficiare ancora per altri dodici mesi di una forte
volontà accomodante della banca centrale è difficile, salvo cause esterne non
attualmente prevedibili, che possano risalire a breve e dunque si resta sulle
posizioni per garantirsi qualche ulteriore centesimo di rendimento.
Diverse le prospettive per i decennali
britannici e nordamericani, risaliti dai minimi dell’anno toccati nei primi
giorni di settembre (dall1% all’1,36% quelli inglesi e dal 2,06 al 2,43% quelli
USA) in considerazione dei diversi atteggiamenti che ci si attende dalle banche
centrali dei due paesi anglosassoni nel prossimo futuro.
L’EURO PERDE SMALTO
Rispetto alle due settimane a cavallo di fine
agosto/primi di settembre in cui l’euro volò ai massimi dell’anno su dollaro
Usa, sterlina inglese e yuan cinese, i cambi di venerdì ci illustrano una
temporanea(?) debolezza della valuta comunitaria; il cambio sul dollaro Usa è
infatti sceso di 4 figure a 1,16 dollari per 1 euro e la divisa europea è scesa
sulla sterlina e sullo yuan rispettivamente del 4,7% e 2,60%.
Sullo yen il discorso è diverso solo perché è
lo stesso yen a restare debole. Toccati i minimi annuali la fine della
settimana conclusasi il 20 ottobre con un rapporto di cambio a 133,76 yen per
euro, alla fine della settimana appena trascorsa il cambio tra euro e yen è
stato fissato a 131,95; poca cosa se questo modesto gap viene raffrontato con
la forte distanza di valore rispetto ai massimi dell’anno del cambio euro/yen, pari
ad una perdita relativa di quasi il 14%.
RIFLESSIONE
Ottobre avrebbe dovuto essere un mese di
riflessione e di eventuali correzioni dei mercati. Così non è stato e gli
investitori giustamente se la godono. Le buone notizie si sono allineate l’una
dopo l’altra ma i nodi critici da sciogliere sono ancora molti. Speriamo bene
che con la stessa velocità non si allineino l’una dopo l’altra notizie di segno
opposto poiché verrebbe a delinearsi un quadro piuttosto ingarbugliato per
l’anno prossimo.
Forse è il caso di considerare l’utilità di
ridurre alcune esposizioni e creare liquidità di cui poter disporre in momenti
meno brillanti. Non potrebbe essere che le stagioni – che già non sono più le
stesse sotto il profilo meteorologico – abbiano subito altrettanti mutamenti
anche nella tradizione borsistica? Se ciò fosse vero le correzioni di ottobre
avverrebbero comunque, ma solo un po’ più avanti …
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