LUCI E OMBRE IN SETTIMANA
La settimana appena conclusasi sembra aver scalfito,
almeno in superficie, l’effimero idillio fra mercati azionari e investitori che
permaneva da inizio anno.
Gli indici statunitensi per
l’ennesima volta
ritoccano i loro record storici e, per l’ormai noto effetto trascinamento,
anche l’indice Msci World vola verso nuovi traguardi. Rispetto all’impennata
delle due precedenti settimane l’ennesimo rialzo sembra avere una spinta meno
robusta e non è dato capire se ciò affonda le proprie radici in razionali
valutazioni tecniche e patrimoniali o se sia piuttosto una conseguenza
dell’innalzamento dei toni di Trump che stanno provocando attriti e frizioni un
po’ ovunque spingendo all’ingiù la sua popolarità.
Concludono in modo tonico la settimana le borse
di Shangai (+1,60%) e di Bombay (+1,49%), quest’ultima prossima a sua volta ai
suoi massimi storici. In area positiva chiudono la settimana Francoforte, Tokyo
e Zurigo, ma con modestissimi ritocchi
percentuali rispetto alla settimana precedente, tra lo 0,22% e lo 0,40%. Le
note dolenti si appuntano soprattutto su tre mercati, quello brasiliano, quello
italiano e quello russo. Mercato maggiormente performante da inizio anno, il
Bovespa arretra dell’ 1,61% e quello russo del 2,01% suggellando un
indebolimento che dura dall’inizio del mese. Probabilmente si tratta solo di
una pausa all’interno di un trend che dura da un anno ma è noto che questo
mercato è fortemente influenzato dal prezzo dell’oro nero e del gas.
Veniamo all’Italia, che chiude in negativo la
settimana (maglia nera del nostro paniere) a -2,16% rispetto alla precedente chiusura
settimanale confermandosi il peggior mercato azionario da inizio anno. La
spiegazione è piuttosto semplice: “cherchez les banques”, parafrasando il noto
motto. Le banche nostrane rappresentano il tallone d’Achille per la piazza
meneghina e costituiscono una pesante zavorra per il listino nel quale sono
abbondantemente rappresentate.
LA SITUAZIONE
DEI PRIMI DUE MESI
Nonostante i contenuti contrasti della
settimana uscente i listini azionari chiudono il bimestre con confortanti
risultati. Brasile, Hong Kong, India e Nasdaq brillano con performance di tutto
rispetto, racchiuse fra l’8,51% e il 10,67%. A seguire Shangai, Zurigo, S&P
500 e Msci World, con performance cha vanno dal 3,72% al 5,74%. Fin qui grasso
che cola. Ma anche Francoforte si è ben comportata con una crescita che ha
sfiorato il 3%.
Di contenuta
entità le performance di piazze quali quella giapponese (+0,89%) e quella
londinese (+1,41%); l’indice Eurostoxx 50, la summa dei maggiori titoli
europei, chiude il bimestre con un modesto rialzo, 0,41%. Purtroppo tre mercati
si trovano in area negativa, a partire da quello italiano (-3,32%) che ha
ceduto nel corso dell’ultimo mese, la Russia di cui abbiamo già parlato e la
Francia (-0,35%) sulla quale gravano le incertezze sulle prossime elezioni
sulle quali incombe una possibile vittoria di Marine Le Pen.
LA
SETTIMANA DEI MERCATI OBBLIGAZIONARI
Nel corso del mese abbiamo assistito a un
sensibile calo dei tassi relativamente ai titoli governativi di durata
decennale. In Europa il bund tedesco è passato da un rendimento dello 0,41%
all’attuale 0,18% mentre il decennale francese è rientrato dall’1,10% allo
0,93%; in Gran Bretagna la limatura è stata altrettanto significativa,
dall’1,36% all’1,08%. Stesso discorso per gli Stati Uniti con il bond fissato
al 2,32% dall’originario 2,49%.
L’unico mercato rimasto piuttosto stabile è
quello italiano, che in fine settimana vede fissato il rendimento al 2,20% dal
2,26% di inizio mese. Questo però impatta sullo spread fra Btp e Bund tedesco
che chiude la seduta di venerdì a 197,60 bp dopo aver superato l’area 200 bp, a
consolidamento delle tensioni che non accennano a diminuire sui titoli del
debito italiano. Dato che la tendenza di base è per un incremento dei
rendimenti nei prossimi mesi, a partire dai governativi Usa, possiamo ritenere
che il mercato dei titoli obbligazionari sia destinato ad oscillazioni
sensibili d’ora in avanti, a cui si possono aggiungere anche possibili tensioni
derivanti da risultati elettorali sgraditi agli investitori.
ANDAMENTO
DELLE VALUTE
In campo valutario la tendenza di febbraio è
piuttosto evidente. L’euro si sta indebolendo su tutte e quattro le valute del
nostro osservatorio, in particolare verso lo yen giapponese. Da inizio anno la
sola valuta sulla quale l’euro ha conservato una marginale forza è il dollaro
Usa ma, se le manovre di Trump e le decisioni della Fed dovessero portare a un
incremento dei tassi nordamericani, è plausibile supporre che la debolezza
dell’euro sul dollaro potrebbe divenire più strutturale, almeno sino a quando
le politiche delle due banche centrali rimarranno divergenti.
E’ comunque obbligatorio invitare i lettori a mantenere un elevato grado di prudenza
dato che le oscillazioni in campo valutario sono estremamente difficili da prevedere
e troppo spesso foriere di enormi delusioni (e danni) in capo agli improvvisati
speculatori dell’ultima ora.
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