lunedì 27 febbraio 2017

MERCATI FINANZIARI: OSSERVATORIO DEL 24/2/2017


LUCI E OMBRE IN SETTIMANA  

La settimana appena conclusasi sembra aver scalfito, almeno in superficie, l’effimero idillio fra mercati azionari e investitori che permaneva da inizio anno.

Gli indici statunitensi per
l’ennesima volta ritoccano i loro record storici e, per l’ormai noto effetto trascinamento, anche l’indice Msci World vola verso nuovi traguardi. Rispetto all’impennata delle due precedenti settimane l’ennesimo rialzo sembra avere una spinta meno robusta e non è dato capire se ciò affonda le proprie radici in razionali valutazioni tecniche e patrimoniali o se sia piuttosto una conseguenza dell’innalzamento dei toni di Trump che stanno provocando attriti e frizioni un po’ ovunque spingendo all’ingiù la sua popolarità.

Concludono in modo tonico la settimana le borse di Shangai (+1,60%) e di Bombay (+1,49%), quest’ultima prossima a sua volta ai suoi massimi storici. In area positiva chiudono la settimana Francoforte, Tokyo e Zurigo, ma con  modestissimi ritocchi percentuali rispetto alla settimana precedente, tra lo 0,22% e lo 0,40%. Le note dolenti si appuntano soprattutto su tre mercati, quello brasiliano, quello italiano e quello russo. Mercato maggiormente performante da inizio anno, il Bovespa arretra dell’ 1,61% e quello russo del 2,01% suggellando un indebolimento che dura dall’inizio del mese. Probabilmente si tratta solo di una pausa all’interno di un trend che dura da un anno ma è noto che questo mercato è fortemente influenzato dal prezzo dell’oro nero e del gas.

Veniamo all’Italia, che chiude in negativo la settimana (maglia nera del nostro paniere) a -2,16% rispetto alla precedente chiusura settimanale confermandosi il peggior mercato azionario da inizio anno. La spiegazione è piuttosto semplice: “cherchez les banques”, parafrasando il noto motto. Le banche nostrane rappresentano il tallone d’Achille per la piazza meneghina e costituiscono una pesante zavorra per il listino nel quale sono abbondantemente rappresentate.


LA SITUAZIONE DEI PRIMI DUE MESI  


Nonostante i contenuti contrasti della settimana uscente i listini azionari chiudono il bimestre con confortanti risultati. Brasile, Hong Kong, India e Nasdaq brillano con performance di tutto rispetto, racchiuse fra l’8,51% e il 10,67%. A seguire Shangai, Zurigo, S&P 500 e Msci World, con performance cha vanno dal 3,72% al 5,74%. Fin qui grasso che cola. Ma anche Francoforte si è ben comportata con una crescita che ha sfiorato il 3%.

Di contenuta entità le performance di piazze quali quella giapponese (+0,89%) e quella londinese (+1,41%); l’indice Eurostoxx 50, la summa dei maggiori titoli europei, chiude il bimestre con un modesto rialzo, 0,41%. Purtroppo tre mercati si trovano in area negativa, a partire da quello italiano (-3,32%) che ha ceduto nel corso dell’ultimo mese, la Russia di cui abbiamo già parlato e la Francia (-0,35%) sulla quale gravano le incertezze sulle prossime elezioni sulle quali incombe una possibile vittoria di Marine Le Pen.


LA SETTIMANA DEI MERCATI OBBLIGAZIONARI

Nel corso del mese abbiamo assistito a un sensibile calo dei tassi relativamente ai titoli governativi di durata decennale. In Europa il bund tedesco è passato da un rendimento dello 0,41% all’attuale 0,18% mentre il decennale francese è rientrato dall’1,10% allo 0,93%; in Gran Bretagna la limatura è stata altrettanto significativa, dall’1,36% all’1,08%. Stesso discorso per gli Stati Uniti con il bond fissato al 2,32% dall’originario 2,49%.

L’unico mercato rimasto piuttosto stabile è quello italiano, che in fine settimana vede fissato il rendimento al 2,20% dal 2,26% di inizio mese. Questo però impatta sullo spread fra Btp e Bund tedesco che chiude la seduta di venerdì a 197,60 bp dopo aver superato l’area 200 bp, a consolidamento delle tensioni che non accennano a diminuire sui titoli del debito italiano. Dato che la tendenza di base è per un incremento dei rendimenti nei prossimi mesi, a partire dai governativi Usa, possiamo ritenere che il mercato dei titoli obbligazionari sia destinato ad oscillazioni sensibili d’ora in avanti, a cui si possono aggiungere anche possibili tensioni derivanti da risultati elettorali sgraditi agli investitori.

ANDAMENTO DELLE VALUTE


In campo valutario la tendenza di febbraio è piuttosto evidente. L’euro si sta indebolendo su tutte e quattro le valute del nostro osservatorio, in particolare verso lo yen giapponese. Da inizio anno la sola valuta sulla quale l’euro ha conservato una marginale forza è il dollaro Usa ma, se le manovre di Trump e le decisioni della Fed dovessero portare a un incremento dei tassi nordamericani, è plausibile supporre che la debolezza dell’euro sul dollaro potrebbe divenire più strutturale, almeno sino a quando le politiche delle due banche centrali rimarranno divergenti.

E’ comunque obbligatorio invitare i  lettori a mantenere un elevato grado di prudenza dato che le oscillazioni in campo valutario sono estremamente difficili da prevedere e troppo spesso foriere di enormi delusioni (e danni) in capo agli improvvisati speculatori dell’ultima ora.



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