Abbiamo
visto nelle ultime lezioni molti punti a favore di quello che penso debba
diventare lo slogan del consulente italiano nei prossimi anni:
"meno
commissioni, meno omissioni, più gestioni"
Meno commissioni: anche se sarà un
processo lento, succederà inevitabilmente che il dibattito - dapprima ristretto
e limitato alla stampa specializzata, ma poi progressivamente più generale, in
quanto innescato dalla Mifid2 (trasparenza commissioni) e dalle gestioni
passive (cfr. Corriereconomia del 23 gennaio) - porterà all’abbassamento
progressivo delle commissioni. Questo non è affatto, almeno per ora, un trend
che deve preoccupare. Al contrario può essere un’opportunità, a patto che:
- ci saranno "meno omissioni".
Se cioè non si ometteranno vaste
zone del valore di una persona, del suo capitale umano, e il consulente si
dedicherà non solo ai risparmi che il cliente gli porta ma a tutte le sue
esigenze, a lui note ma soprattutto sconosciute.
Questo vorrà dire "più
gestioni", cioè un allargamento del perimetro di quello che è il
territorio di cui si occupa il consulente, come mostro nel mio recente "Economia
nella mente" e, in particolare, nel capitolo dedicato
all’assicurazione comportamentale.
Come fare? La ricetta sta negli
"schemi sociali condivisi", cioè nella capacità di mettersi dal punto
di vista del cliente. Vi racconto la storia di Thomas Schelling che è mancato
alla fine dell’anno scorso, il 13 di dicembre, a 95 anni.
Ecco la sua storia:
Nel 2005, il 10 di ottobre, il
segretario del Comitato per i Nobel chiama Schelling che, per un istante,
pensa: "Per la pace o per l’economia?". In realtà per l’economia: in
assenza di Nobel per le altre scienze umane, sono premiati come
"economisti" studiosi che non lo sono, creando non poca confusione.
Schelling soleva scherzare dicendo che aveva avuto il Nobel per qualcosa che
non era successo, non per un’opera letteraria o scientifica. Nel 1960 Charles
Percy Snow, allora noto per il dibattito sulle “due culture” (scientifica e
umanistica), aveva scritto sulla prima pagina del New York Times che, “con certezza
matematica”, sarebbe presto scoppiata una guerra termonucleare se le due
superpotenze non avessero ridotto drasticamente i loro arsenali nucleari. Da
allora la dotazione nucleare di Russia e Stati Uniti è cresciuta a dismisura ma
non ci sono state guerre atomiche. Thomas Schelling è la persona che più ha
contribuito a questo risultato. La storia comincia a metà del secolo scorso.
A Schelling era capitato di cercare
un amico dopo che si erano persi in una città. Ciascuno dei due si era messo
nei panni dell’altro immaginando il punto d’incontro più probabile. Una cosa
del genere poteva capitare quando non c’erano telefoni portatili. Thomas
Schelling ci pensò su e, poi, chiese ai suoi studenti: "Domani devi
incontrare un compagno a New York, ma non puoi comunicare con lui. Che cosa
fai?" La risposta prevalente fu: "Vado al centro informazioni della
Stazione Centrale". E se non sapessi nemmeno l’ora? "Ci vado a
mezzogiorno". Schelling provò con domande analoghe: Se devi scegliere testa
o croce? - Testa, risposero i più. Di fronte a una scacchiera, quale quadrato
sarebbe stato scelto? Risposta: il quadrato in alto a sinistra! Schelling aveva
scoperto il "punto focale", cioè il punto che permette il
coordinamento reciproco delle azioni.
E per evitare uno scontro
termonucleare tra URSS e USA? Risposta: ciascuna delle due superpotenze deve
essere certa della rappresaglia dell’altra. Di qui la strategia preventiva del
“mutuo terrore”, adottata congiuntamente da USA e URSS. Non occorre
difendere le popolazioni delle principali città, come nel caso di Londra
durante la seconda guerra mondiale. Basta rendere invulnerabile la fonte del
contrattacco. Molti bombardieri, dotati di bombe atomiche, dovevano restare in
volo in modo da non essere localizzabili e “pareggiare” un eventuale attacco
nemico. E nel caso di un imprevisto? Se chi comandava i bombardieri fosse
“impazzito”, come ne Il dottor Stranamore (1964), il film di Stanley Kubrick
con Peter Sellers? Schelling propose a URSS e USA di risolvere gli imprevisti
prima che sfuggissero di mano grazie a una linea di comunicazione sempre
attiva. Il famoso “telefono rosso” era in realtà una robusta telescrivente che
i sovietici e gli americani usarono ogni giorno, anche quando c’erano da
mandarsi solo saluti. Un’idea non scontata tra due rivali, ma che si rivelò
cruciale in occasione della crisi cubana. Andava mantenuto l’equilibrio che si
sarebbe rotto con missili così vicini agli Stati Uniti da impedire un
contrattacco tempestivo. Allora i sovietici tolsero i missili con testate
nucleari da Cuba e gli americani dalla Turchia.
Su che cosa poggia la nozione di
punto focale? In certi casi si tratta di uno schema culturale condiviso. Per
esempio, il giorno di San Valentino a New York, il posto per due innamorati
sarebbe stato non la stazione, ma la terrazza in cima al grattacielo Empire
State Building. Questa consuetudine è sfruttata nel film Insonnia d’amore (Nora
Ephron, 1993), quando il bambino riesce a far incontrare il padre (Tom Hanks) e
la futura madre (Meg Ryan). Nella scelta del quadrato della scacchiera, il
punto focale dipende dall’attenzione visiva. Altri scenari sono “misti”. Una
volta un industriale entrò in un bar. Si pagava alla cassa e si prelevavano
bibite da un grande frigo: il punto focale della situazione. L’industriale
guardò il frigo e sentì un cliente domandare un tè freddo al barista. Il
barista prese una caraffa da sotto il bancone e riempì un bicchiere. In
quel momento nacque l’idea del tè freddo confezionato.
Gli schemi condivisi non sono
necessari solo per farsi venir nuove idee per nuovi prodotti, ma anche per
cercare di mettersi nella testa del nostro cliente. Ogni cliente è diverso
dagli altri: come fare? Potete cercare di tracciare una mappa del suo profilo,
uno schema cioè di quelle che sarebbero le sue decisioni se doveste cercare
insieme un punto focale condiviso.
Per essere più chiaro, vi offro tre
esempi immaginari che potreste tracciare nell’incontro con una nuova cliente.
Che cosa fareste incontrando ogni nodo decisionale se vi comportaste come la
vostra cliente? Ed ecco che compare il suo profilo "teorico".
Confrontatelo ora con la realtà!
Sulla base di
questo schema, ecco qui tre profili di tre ipotetiche
risparmiatrici/investitrici:
TRADIZIONALISTA
TRADIZIONALISTA
Quando si
tratta del tuo denaro vuoi andare sul sicuro: il tuo motto è "non si sa
mai": non vuoi rischiare di incappare in imprevisti o sorprese. E questo
atteggiamento, tra il prudente e il timoroso, è tipico delle donne che
raramente investono in azioni e sono più guardinghe degli uomini in fatto di
soldi. Così come hanno fatto i tuoi genitori, i tuoi risparmi sono ripartiti
essenzialmente in liquidi sul conto corrente, la casa e qualche obbligazione.
Così ti senti tranquilla e sei certa di non rischiare di perdere i risparmi di
una vita. Ma oggi le cose sono cambiate: i tassi di interesse sono vicini allo
zero, i prezzi degli immobili crollati e le tasse aumentate: non è più questo
il miglior modo di far fruttare il capitale. Ripetere le scelte che si sono
rivelate proficue nel passato è un po’ come guidare una vettura concentrandosi
esclusivamente sullo specchietto retrovisore: difficile andare avanti, senza
tener conto della situazione attuale personale. Le incertezze di possono
prevenire attraverso ad esempio un'assicurazione. In questo modo
"liberare" i risparmi parcheggiati in forme improduttive e investirli
in destinazioni alla lunga più profittevoli.
DISTACCATA
DISTACCATA
«Io con i soldi
non voglio avere nulla a che fare» è la tua frase ricorrente. Sei convinta che
per gestire i risparmi serva una laurea in fisica quantistica: ti senti
inadeguata e impreparata e quindi non prendi nessuna iniziativa al riguardo. Il
denaro per te è un tabù: qualcosa da cui, per pudore e dignità, è meglio stare
lontani, nella convinzione che le cose davvero di valore nella vita siano solo
quelle che non hanno prezzo. Ma fai attenzione a interessarti delle tue finanze
non significa andare a intaccare la tua etica. Questo genere di oblio
psicologico è profondamente umano ma rovinoso per i tuoi interessi. Il tuo atteggiamento
è fuori tempo ai nostri giorni: non possiamo più permettere di vivere alla
giornata, al futuro siamo obbligati a pensarci vista l'incertezza che c'è
intorno alle pensioni che prenderemo e al sistema sanitario sempre più vittima
di tagli. Cerca almeno di assicurare i beni più cari che hai, materiali e
immateriali e risparmiare almeno il 5% del tuo reddito annuo. Se sei giovane
basta pochissimo, un investimento sui tempi lunghi fa un'enorme differenza.
EMOTIVA
Il segreto per
poter fare degli investimenti convenienti è avere pazienza, sangue freddo e
lungimiranza, doti che a te mancano, almeno quando hai a che fare con il
denaro. Così, ti lasci condizionare dai titoli di giornali e telegiornali che
strillano crack finanziari. A guidarti è la paura che attiva un meccanismo
particolare nella mente per cui la notizia di una perdita ci impressiona molto
più profondamente di una ripresa. E così sei portata a scegliere delle
strategie che gli esperti chiamano "a gregge", quelle per cui, proprio
come le pecore, si fa ciò che fanno gli altri, cioè si compra quando gli altri
comprano e si vende quando gli altri vendono. Ma è provato che, nei tempi
lunghi, sono i valori reali e non le mode temporanee a muovere stabilmente i
mercati. Per questo ti serve qualcuno di fidato come un consulente che ti
rassicuri quando serve e ti mostri i timori motivati e quelli infondati. Ma
attenzione a non affidarti ciecamente al funzionario della tua banca, che anche
se stimi e ti è simpatico può sbagliare. Sapevi che la maggior parte delle
vittime di investimenti sbagliati sono stati proprio i dipendenti degli
istituti bancari?
Ovviamente di fronte a ciascun profilo "teorico", tra quelli qui tracciati, il vostro compito sarà correggerlo, ma correggerlo dal punto di vista del modo di pensare, di emozionarsi e di vivere della vostra specifica cliente. Ho usato questo esempio su un giornale femminile e ho avuto moltissime risposte. I profili nella vita reale sono ovviamente molti di più, al limite uno per ogni cliente, ma alcuni nodi decisionali sono comuni. Provate a tracciare un profilo quando incontrate una nuova cliente, vi aiuterà forse nelle interazioni con lei.
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