lunedì 6 febbraio 2017

MERCATI FINANZIARI: OSSERVATORIO DEL 3/2/2017



GLI USA RITOCCANO I MASSIMI MA …

Dall’inizio dell’anno i risultati positivi non si sono fatti mancare, lo possiamo ben vedere sul grafico di apertura. Sui quindici mercati del nostro osservatorio solo quattro si trovano in terreno negativo (Eurostoxx 50, Francia, Giappone e Italia) mentre in area positiva addirittura quattro di essi
registrano crescite molto soddisfacenti, a iniziare dal Brasile - che primeggia con un +7,85% - e l’India che segue a ruota, forte di una performance del 6,06%. Alle loro spalle il Nasdaq (+5,27% e nuovi massimi raggiunti in settimana) e Hong Kong a +5,13%; buone partenze anche per la Russia (+3,27%) e per il principale mercato mondiale, quello statunitense, che conferma il momento positivo dello S&P 500 a +2,62% da inizio anno e nuovo record.

I restanti indici performano positivamente racchiusi in un range alla cui base si colloca la borsa londinese (+0,64%) e al limite superiore l’indice mondiale (Msci World) a +1,98%.

Tutto questo da inizio anno ma, nel corso della settimana uscente, qualche presa di beneficio o, se vogliamo vederla da una diversa angolatura, qualche ripensamento sul mantenimento di posizioni long c’è stato. Andiamo a vedere pertanto il grafico settimanale allo scopo di verificarlo.

E’ piuttosto evidente che l’unica positività incondizionata è stata registrata sul mercato indiano che, dopo una correzione durata circa un anno, fra l’inizio del 2015 e l’inizio del 2016, ha iniziato una corsa che sembra destinata al raggiungimento del suo massimo storico a 29.448,95 punti (ora siamo a 28.240,52). La distanza percentuale fra questi due valori è di poco superiore al 4%, dunque piuttosto alla portata di mano.

Tolti i tre mercati positivi ma caratterizzati da crescite più che risicate, la settimana appena terminata è da considerare piuttosto negativa, quasi a sancire che la fase dell’euforia senza remore sia giunta a una pausa di riflessione e che il mercato si possa fermare in attesa di chiarimenti sulle iniziative, ancora piuttosto fumose e sconcertanti, del presidente americano.

A conferma di ciò basti osservare l’andamento dei mercati nell’ultimo mese (togliendo pertanto solamente la settimana di gennaio. E’ palese che, tolto l’effetto inerziale dell’euforia pro-Trump, in molti mercati le perplessità e i dubbi sulla prosecuzione di un trend unidirezionale crescente siano già emersi.


LA SETTIMANA DEI MERCATI OBBLIGAZIONARI

La settimana vede la conferma di un trend in salita dei rendimenti del Btp a 10 anni, trend quasi linearmente crescente da inizio anno, che sono passati da un iniziale 1,82% all’attuale remunerazione del 2,26%, corrispondente a una crescita percentuale del 24% in sole cinque settimane. Analoga  debolezza caratterizza il corrispondente titolo francese che ha visto invece un’impennata dei rendimenti nel corso della prima settimana del 2017 e una successiva crescita più contenuta, ma lineare, nelle settimane successive. Resta il fatto che tale incremento – rispetto al nostro Btp – è percentualmente più negativo dato che l’aumento dei rendimenti dei titoli francesi è pari al  60% da inizio anno.

Usa e Gran Bretagna mantengono sostanzialmente invariati i tassi rispetto a quelli di inizio anno mentre la Germania, dopo l’impennata di Gennaio ha limato la remunerazione del Bund decennale in questa settimana portandosi a u  tasso dello 0,41% che però suggella uno spread fra Btp e Bund pari a 183,60 bp.

L’impressione che ne ricaviamo è quella di essere giunti alla fine di una discesa pluridecennale dei rendimenti e che, con la dovuta gradualità questi siano destinati solamente a crescere in futuro, processo che potrebbe subire delle accelerazioni qualora produzione e consumi globali dovessero crescere oltre le (contenute) attese attuali.


ANDAMENTO DELLE VALUTE

Prosegue il rafforzamento dell’euro sullo Yuan cinese e sul Dollaro Usa che, nonostante ciò, nei giorni scorsi ha indotto Trump a pronunciarsi accusando l’Europa comunitaria di perseguire una politica di indebolimento sulla moneta nordamericana al fine di favorire le esportazioni del nostro continente. L’andamento sembra per ora smentire tali illazioni ma è ragionevole pensare che nei prossimi mesi, sulla scorta di differenti politiche espansive (o restrittive) delle principali banche centrali gli equilibri attuali possano modificarsi.

Sullo Yen è evidente un’oscillazione contenuta del rapporto di cambio all’interno di uno stretto corridoio (121,50/123,11 Yen per Euro) che ne determina una inconsueta staticità. Discorso diverso per la sterlina inglese che attualmente viene scambiata a valori pressoché analoghi a quelli di inizio anno ma, con il prossimo avvio delle trattative fra Unione Europea e Gran Bretagna sui trattati da modificare a causa della sua uscita dal patto comunitario, tutto possiamo fare tranne che previsioni sul fixing delle due valute da qui a fine anno.




CONCLUDENDO

Dato che sarebbe inutile ripetersi sul modo di approcciarsi ai mercati considerate le numerose incognite politiche, economiche e finanziarie che dovranno inevitabilmente trovare risposta nei prossimi mesi (peraltro tutte molto difficili da valutare allo stato attuale) lasciarsi andare a previsioni sarebbe esercizio vanaglorioso e fuorviante.

La nostra opinione è che quello che abbiamo espresso nel report precedente sia assolutamente valido e rimandiamo i lettori a una sua eventuale rilettura. Buona settimana a tutti.



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