GLI USA RITOCCANO I MASSIMI MA …
Dall’inizio dell’anno i risultati positivi non
si sono fatti mancare, lo possiamo ben vedere sul grafico di apertura. Sui
quindici mercati del nostro osservatorio solo quattro si trovano in terreno
negativo (Eurostoxx 50, Francia, Giappone e Italia) mentre in area positiva
addirittura quattro di essi
registrano crescite molto soddisfacenti, a iniziare
dal Brasile - che primeggia con un +7,85% - e l’India che segue a ruota, forte
di una performance del 6,06%. Alle loro spalle il Nasdaq (+5,27% e nuovi
massimi raggiunti in settimana) e Hong Kong a +5,13%; buone partenze anche per
la Russia (+3,27%) e per il principale mercato mondiale, quello statunitense,
che conferma il momento positivo dello S&P 500 a +2,62% da inizio anno e
nuovo record.
I restanti indici performano positivamente
racchiusi in un range alla cui base si colloca la borsa londinese (+0,64%) e al
limite superiore l’indice mondiale (Msci World) a +1,98%.
Tutto questo da inizio anno ma, nel corso della
settimana uscente, qualche presa di beneficio o, se vogliamo vederla da una
diversa angolatura, qualche ripensamento sul mantenimento di posizioni long c’è
stato. Andiamo a vedere pertanto il grafico settimanale allo scopo di verificarlo.
E’ piuttosto evidente che l’unica positività
incondizionata è stata registrata sul mercato indiano che, dopo una correzione
durata circa un anno, fra l’inizio del 2015 e l’inizio del 2016, ha iniziato
una corsa che sembra destinata al raggiungimento del suo massimo storico a
29.448,95 punti (ora siamo a 28.240,52). La distanza percentuale fra questi due
valori è di poco superiore al 4%, dunque piuttosto alla portata di mano.
Tolti i tre mercati positivi ma caratterizzati
da crescite più che risicate, la settimana appena terminata è da considerare
piuttosto negativa, quasi a sancire che la fase dell’euforia senza remore sia
giunta a una pausa di riflessione e che il mercato si possa fermare in attesa
di chiarimenti sulle iniziative, ancora piuttosto fumose e sconcertanti, del
presidente americano.
A conferma di ciò basti osservare l’andamento
dei mercati nell’ultimo mese (togliendo pertanto solamente la settimana di
gennaio. E’ palese che, tolto l’effetto inerziale dell’euforia pro-Trump, in
molti mercati le perplessità e i dubbi sulla prosecuzione di un trend
unidirezionale crescente siano già emersi.
LA SETTIMANA DEI MERCATI OBBLIGAZIONARI
La settimana vede la conferma
di un trend in salita dei rendimenti del Btp a 10 anni, trend quasi linearmente
crescente da inizio anno, che sono passati da un iniziale 1,82% all’attuale
remunerazione del 2,26%, corrispondente a una crescita percentuale del 24% in
sole cinque settimane. Analoga debolezza
caratterizza il corrispondente titolo francese che ha visto invece un’impennata
dei rendimenti nel corso della prima settimana del 2017 e una successiva crescita
più contenuta, ma lineare, nelle settimane successive. Resta il fatto che tale
incremento – rispetto al nostro Btp – è percentualmente più negativo dato che
l’aumento dei rendimenti dei titoli francesi è pari al 60% da inizio anno.
Usa e Gran Bretagna
mantengono sostanzialmente invariati i tassi rispetto a quelli di inizio anno
mentre la Germania, dopo l’impennata di Gennaio ha limato la remunerazione del
Bund decennale in questa settimana portandosi a u tasso dello 0,41% che però suggella uno
spread fra Btp e Bund pari a 183,60 bp.
L’impressione che ne ricaviamo
è quella di essere giunti alla fine di una discesa pluridecennale dei
rendimenti e che, con la dovuta gradualità questi siano destinati solamente a
crescere in futuro, processo che potrebbe subire delle accelerazioni qualora
produzione e consumi globali dovessero crescere oltre le (contenute) attese
attuali.
ANDAMENTO DELLE VALUTE
Prosegue il rafforzamento
dell’euro sullo Yuan cinese e sul Dollaro Usa che, nonostante ciò, nei giorni
scorsi ha indotto Trump a pronunciarsi accusando l’Europa comunitaria di
perseguire una politica di indebolimento sulla moneta nordamericana al fine di favorire
le esportazioni del nostro continente. L’andamento sembra per ora smentire tali
illazioni ma è ragionevole pensare che nei prossimi mesi, sulla scorta di
differenti politiche espansive (o restrittive) delle principali banche centrali
gli equilibri attuali possano modificarsi.
Sullo Yen è evidente
un’oscillazione contenuta del rapporto di cambio all’interno di uno stretto
corridoio (121,50/123,11 Yen per Euro) che ne determina una inconsueta
staticità. Discorso diverso per la sterlina inglese che attualmente viene
scambiata a valori pressoché analoghi a quelli di inizio anno ma, con il
prossimo avvio delle trattative fra Unione Europea e Gran Bretagna sui trattati
da modificare a causa della sua uscita dal patto comunitario, tutto possiamo
fare tranne che previsioni sul fixing delle due valute da qui a fine anno.
CONCLUDENDO
Dato che sarebbe inutile
ripetersi sul modo di approcciarsi ai mercati considerate le numerose incognite
politiche, economiche e finanziarie che dovranno inevitabilmente trovare
risposta nei prossimi mesi (peraltro tutte molto difficili da valutare allo stato
attuale) lasciarsi andare a previsioni sarebbe esercizio vanaglorioso e
fuorviante.
La nostra opinione è che
quello che abbiamo espresso nel report precedente sia assolutamente valido e
rimandiamo i lettori a una sua eventuale rilettura. Buona settimana a tutti.
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