domenica 18 dicembre 2016

MERCATI AZIONARI MONDIALI: OSSERVATORIO DEL 16/12/2016

2016: UN ANNO VISSUTO INCOMPRENSIBILMENTE

Mancano ormai due settimane alla fine dell’anno - delle quali una pressoché festiva - e possiamo già fare delle riflessioni. Quello che si va concludendo è stato un anno complesso e di difficile interpretazione nel quale
i mercati si sono orientati quasi sempre in maniera contro-intuitiva e in contrapposizione alle previsioni formulate in occasione degli eventi politici più delicati.
E’ un dato di fatto che in questi mesi i mercati finanziari si siano mossi indipendentemente dalle valutazioni macroeconomiche facendosi beffe delle più sofisticate previsioni. Un punto fisso resta la crescita dell’economia americana ma restano pur sempre frenati i consumi a livello globale e non si riesce a intravedere uno straccio di soluzione al problema della sperequazione della ricchezza, che ne è la causa principale.
Cercare soluzioni che consentano di avviare una ripresa continuativa è questione ormai demandata all’anno venturo. Vediamo allora di fare un punto su ciò che ha caratterizzato il 2016.
Dal grafico della situazione attuale si potrebbe desumere che sia stato un anno tutto sommato favorevole, con pochi mercati in area negativa (Cina, Italia e Svizzera), altri con performance molto modeste (Giappone e India), alcuni – soprattutto le borse dei paesi sviluppati – caratterizzati da ritorni più che accettabili (Nordamerica, Gran Bretagna ed Europa in genere) e pochi altri mercati in gran spolvero (Brasile e Russia). In realtà a inizio anno la situazione era molto problematica, con tutti gli indici del nostro paniere pesantemente negativi a metà febbraio (Italia prima a testa in giù con un pessimo -22%), altri due indici con perdite debordanti il -20%, otto mercati in negativo fra il -10 e il -20% e solo quattro indici sotto il -10% ma il migliore, il Bovespa (Brasile) marcava comunque un deprimente -8,17%.
Da quel momento, grazie al sostegno delle banche centrali e alla compressione dei tassi, spesso attestati in area negativa e non solo sulle corte scadenze (vedi il Bund tedesco, ad esempio), la situazione è andata migliorando con gli operatori incuranti di tutto ciò che poteva rappresentare un innesco di ulteriore negatività, ossia la Brexit, le elezioni presidenziali americane, il referendum italiano, ecc.
Da allora si sono visti solo risultati positivi con una crescita, fra la metà di febbraio e la metà del mese di dicembre, che vanno dal +13% di Shangai al +64% di Mosca. Unica eccezione la borsa elvetica che è cresciuta da allora solo del 3,60%.
Purtroppo, come quando si alza il tappeto per nascondervi sotto la polvere, anche l’economia non può nascondere all’infinito i problemi insoluti e dunque non lasciamoci trarre in inganno da una più che apprezzabile crescita di alcuni mesi; ciò non potrà durare a lungo e la volatilità è destinata a far di nuovo capolino.

I TASSI DI INTERESSE SI MUOVONO
Qualche piccolo segnale già lo possiamo vedere.

La scorsa settimana la Federal Reserve, come avevamo supposto, ha aumentato i tassi di interesse di 25 bp e ciò significa che il tanto atteso periodo di ritorno ad una maggiore normalità (ma con molta cautela) è iniziato. L’Europa prima o poi arriverà anch’essa alle stesse decisioni e ciò comporterà maggiori oneri finanziari per imprese, consumatori e per tutti i paesi dal debito pubblico elevato, come l’Italia e se ciò rappresenta anche una buona notizia per l’impiego futuro dei capitali purtroppo rappresenta anche una grossa fonte di preoccupazione per i capitali già investiti dato che questi andranno progressivamente a perdere valore.
Un primo timido effetto di ciò lo vediamo già dall’andamento della scorsa settimana in cui i mercati statunitensi interrompono la correzione dei massimi storici in atto, i principali mercati delle economie emergenti segnano dei ribassi (Cina e Hong Kong a -3,40% e -3,25% rispettivamente, Brasile a -3,49% e India a -0,96%) mentre le piazze europee si rafforzano sulla scorta delle parole di Draghi che conferma l’aiuto della BCE per il 2017; i rialzi europei vanno così dall’ 1,45% della Francia fino al 3,95% del listino milanese nonostante l’indigesto boccone delle banche da digerire (MPS e Unicredit tanto per citare i casi più evidenti). Chiudono in positivo anche Russia e Gran Bretagna (rispettivamente a +2,29% e +0,83%).
Il dollaro, sulla scorta del rialzo tanto atteso della Fed fissa un cross sull’Euro a 1,0452, un livello che non veniva raggiunto da fine 2002 (14 anni fa …) ; si stabilizzano infine i livelli del Btp decennale che chiude la settimana su rendimenti pari all’ 1,90% e lo spread con il Bund tedesco trova il suo equilibrio a 157,40.

QUALE ATTESE PER IL 2017?

La lunga fase storica che ha portato i tassi ad abbassarsi dai livelli dei primi anni ’80 (rendimento del decennale Usa a oltre il 15%) a quelli dell’estate 2016 (1,35%) si può ritenere conclusa. Già ora il livello dei tassi si è alzato al 2,60% e - se le manovre di politica di economica dichiarate da Trump produrranno l’effetto sperato - tale livello si eleverebbe ulteriormente riportandosi a livelli più “normali” e le ripercussioni sugli investimenti non si farebbero attendere.

Ciò comporterebbe una caduta di valore di tutta la struttura dei titoli a lunga duration, con sensibili perdite in conto capitale. Parallelamente ne andrebbero a soffrire anche gli investimenti azionari data la minore convenienza nel rapporto rischio/rendimento che si sbilancerebbe a favore degli asset obbligazionari. In altre parole un ritorno alla normalità provocherebbe una “pulizia” di quelle extra-performance attualmente incorporate nei titoli in portafoglio.

Gli scenari dunque stanno già mutando e ciò che poteva accadere nel corso del 2016 inevitabilmente accadrà nel prossimo anno e in quelli a venire. Tutto ciò provocherà quella che il Prof. Legrenzi definisce come “ansietà economica” e in una simile situazione il ruolo del consulente diviene sempre più rilevante. Solo la fiducia nel consulente può contrastare un’emozione diffusa come l’ansietà economica. Paura e ansia creano un circolo vizioso che si auto-alimenta, un circolo tale per cui il quotidiano diventa fonte di preoccupazione e si perdono di vista i veri obiettivi ed interessi personali e familiari.

Il tutto alla vigilia dei profondi mutamenti che la nuova versione della Mifid ci sta per offrire che possono e devono rappresentare un’opportunità per i risparmiatori e non un disturbo mentale per impigriti addetti ai lavori.

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