NO 60% , SI 40%. UNA VITTORIA SCHIACCIANTE.
Avevamo detto la scorsa
settimana che i mercati sembravano avere già metabolizzato l’esito del voto
referendario conclusosi con una schiacciante vittoria
del fronte del no; no a
Renzi più che alla riforma, sia beninteso, e infatti per tutta la settimana la
borsa italiana, pur con il boccone avvelenato del Monte Paschi conficcato in
gola, ha confermato tutto ciò con un balzo in avanti del 7,06%.
Ma l’esito del delicato nodo
politico italiano ha tranquillizzato anche le altre borse continentali,
piuttosto euforiche, con un filotto positivo che le ingloba tutte a partire
dalla meno brillante, quella londinese, che chiude la settimana a +3,32% fino
alla più effervescente, quella di Francoforte, che registra un +6,57%.
La positività della settimana
non è esclusivo appannaggio delle borse europee ma – a parte la borsa di
Shangai solo marginalmente negativa (-0,34%) – tutti mercati del nostro
osservatorio marcano segni positivi; particolarmente brillante il risultato
della borsa moscovita che chiude con un +5,71% a ulteriore conferma della
positività degli accordi sottoscritti fra paesi produttori di petrolio. I
rimanenti mercati hanno performance racchiuse fra il modesto 0,31% del Brasile
e il 3,59% del Nasdaq.
Con queste performance muta
anche il numero dei mercati in negativo da inizio anno, ora solamente 5, ossia
1/3 del nostro paniere. Se la domanda di equity proseguirà sino alla fine del
mese – anche su ritmi più contenuti – potremmo avere la bella sorpresa di
vederli ulteriormente ridotti; la borsa di Tokyo e l’indice Eurostoxx 50 sono
oramai prossimi alla parità per cui l’obiettivo è ragionevolmente conseguibile.
Ora l’attenzione si sposta
sulle decisioni della Federal Reserve; le attese sono da tempo per un
modestissimo rialzo dei tassi ma staremo a vedere. Ormai a fare previsioni si
rischia solo di fare brutta figura. Per la cronaca va però sottolineato che il
rapporto fra Euro e Dollaro Usa è a 1,056 il che potrebbe già confermare nei
fatti l’atteso rialzo.
LO SCENARIO POLITICO.
Sempre la scorsa settimana
avevamo ipotizzato alcuni possibili scenari. In effetti, neanche a farlo
apposta, nessuno di questi si sta verificando, almeno così come l’avevamo
descritto, però … una delle ipotesi formulate in caso di vittoria del no era
quella delle dimissioni di Renzi (effettivamente avvenuta) a cui avrebbe potuto
fare seguito una riconferma del premier alla guida di una maggioranza allargata.
Non è stato proprio così ma l’incarico a Gentiloni sostanzialmente ricalca
questo schema con l’ovvia assenza del vecchio premier e la sostituzione di
qualche pedina.
Sul tavolo del nuovo
potenziale Presidente del Consiglio, oltre ai ben noti e numerosi grattacapi
(leggasi maggioranze da ricercare, legge elettorale, ecc.) resta la patata
bollente del caso Monte dei Paschi sul quale si prospetta sempre più necessario
un intervento pubblico, ossia una soluzione il cui costo ricadrebbe sulle
spalle dei contribuenti che, per l’ennesima volta, si troverebbero a dover
pagare un costo salato ed indigesto proprio per la natura del soggetto in
difficoltà, una banca, sempre più in testa alle classifiche delle antipatie
popolari.
Ebbene, l’euforia iniziale
l’abbiamo verificata, ma ora speriamo che, tra crisi politica e crisi bancaria,
non stia per abbattersi l’ennesima tempesta sul nostro paese. Natale è vicino,
speriamo che tutte le parti in causa si adoperino affinché lo si possa
trascorrere serenamente.
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