giovedì 25 febbraio 2016

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 162 – A che cosa stare attenti? Le sorprese!



Sono stato ieri, 23 gennaio, a vedere il film Revenant-Redivivo. Si narra la storia di una guida (attore Leonardo Di Caprio) che conosce i territori abitati dagli indiani all’inizio del diciannovesimo secolo negli Stati Uniti.

Il film ci riporta a condizioni di vita molto semplici, in ambienti ostili, dove ci si doveva difendere dagli attacchi degli indiani, degli
orsi e dei nemici. La trama del film si snoda attraverso dei punti di svolta salienti in cui il protagonista o i suoi compagni non sono stati abbastanza attenti per riuscire a prevenire sorprese negative. Le due occasioni di sorpresa più importanti  sono l’attacco iniziale degli indiani, che innesca tutta la vicenda e, in seguito, la lotta con un orso. Si tratta sempre di attimi: la distrazione è la pre-condizione per cui si viene sorpresi. Una volta che si è stati sorpresi, non ci si può sottrarre al confronto, spesso mortale, con animali, guerrieri, traditori che si muovono in territori sconfinati e selvaggi lungo il fiume Missouri, lembo estremo di quelli che erano allora gli Stati Uniti “civilizzati”. Si tratta di scenari epici, in cui gioca un ruolo cruciale la sorpresa e la dis-attenzione, insomma ciò che ha a che fare con l’attenzione.

Solo settanta anni dopo, quando si stava ormai finendo di conquistare e controllare il selvaggio “West”, uno statunitense, William James  - nel primo manuale di psicologia che avrà poi profonda influenza nel mondo anglo-americano - ci offre una definizione di attenzione che corrisponde a quella del senso comune, a quello cioè che spontaneamente pensa chiunque non conosca la psicologia e, soprattutto, la psicologia sperimentale. “Che cosa è l’attenzione?” – si domanda William James (Principles of Psychology, 1890, p. 403). Chiunque sa che cosa è l’attenzione … è la capacità della mente di concentrarsi su uno dei tanti flussi del pensiero e implica il distogliere l’attenzione da qualcosa per spostarla su un’altra cosa …”.

Questa definizione dell’attenzione di James, almeno a prima vista, è chiara e semplice, come sembra per tante altre nozioni di psicologia del senso comune che diamo per scontate. Eppure non ci spiega in realtà un bel nulla. Non ci dice, ad esempio, come facciamo a dare una “forma chiara e vivida” a ciò su cui indirizziamo la nostra attenzione. Né ci dice qualcosa sui meccanismi che guidano la scelta, che ci mettono in grado di stare attenti a qualcosa e, in seguito, di spostare l’attenzione, facendoci concentrare su un’altra cosa. E’ questo il meccanismo che salva, ovviamente sempre per un pelo, il protagonista di Revenant-Redivivo. William James suggerisce inoltre che noi possiamo dirigere l’attenzione su oggetti esterni, come avviene nei punti cruciali del film, oppure su oggetti interni, cioè i nostri pensieri. Purtroppo non è ben chiaro come funzioni anche questo spostamento.

Oggi, a più di un secolo di distanza dalla famosa definizione di James, la psicologia sperimentale ha frammentato quella che allora – e anche oggi al senso comune – sembrava una capacità unitaria della mente. E’ stato così possibile individuare molti meccanismi diversi, scoprendo che, sul piano scientifico, non esiste un singolo meccanismo unitario che si possa chiamare attenzione. Ecco che, con questa etichetta, indichiamo capacità diverse che concorrono a quella che ci sembra una funzione semplice, chiara e unitaria. Sono comunque tutti meccanismi che hanno a che fare con quello che succede in pochi istanti: se passa più di qualche manciata di secondi, è troppo tardi, proprio come nel film Revenant-Redivivo e come capita ancora oggi se guidiamo nel traffico.

Da questo punto di vista, quando siamo alla guida, scansare le autovetture che circolano intorno a noi, evitando sorprese negative, è una condizione di vita simile a quella di un cacciatore che si muove in un territorio ostile del West. Forse, migliaia di anni prima, questi erano stati anche gli scenari e i modi di vita dei nostri antenati, prima dell’avvento dell’agricoltura stanziale. Non lo sappiamo per certo e, forse, non lo sapremo mai. Comunque, ci basta sapere quello che cosa succedeva nel West, e possiamo girare un film su una storia vera, documentata e ambientata lì. Possiamo supporre che, grosso modo, si sia vissuti in condizioni analoghe fino a quando non è iniziata l’agricoltura stanziale. Questa forma di vita si è affermata molto tardi, ed è certo che l’architettura del nostro cervello non si è modificata da allora. Lo stesso film Revenant-Redivivo mostra, in modo coinvolgente e emozionante, che per ricreare ambienti di vita in cui il mondo era “sorprendente”, e lo diventava in pochi istanti cruciali, non occorre risalire a migliaia di anni fa. E’ sufficiente rifarsi alle condizioni di vita del “West” dei primi dell’Ottocento.

Tutta questa premessa sul meccanismo psicologico della sorpresa è indispensabile se vogliamo parlare di come funziona questa emozione così importante in rapporto ai mercati finanziari. E lo è importante soprattutto di questi tempi, da quando i mercati hanno cominciato a ballare dandoci sorprese negative. L’abbiamo visto succedere ad agosto 2015 e all’inizio del 2016.

Come funziona la sorpresa sui mercati finanziari?


In generale, possiamo avere sorprese positive o negative quando le cose vanno meglio o peggio rispetto alle previsioni che erano state fatte dagli esperti, centro studi o banche.  La seguente figura si riferisce alle sorprese generate dalla comunicazione degli utili delle società quotate sulla borsa americana. Si vede quanto sia interessante questo periodo, a cavallo tra il 2015 e il 2016. I dati forniti dalle società corrispondono in buona parte alle previsioni, ragion per cui abbiamo una differenza minima tra sorprese positive e negative.


La figura mostra come, dall’inizio del secolo, in questo periodo, si sia registrata la più piccola differenze tra sorprese positive e negative generate dal confronto tra le comunicazioni ufficiali degli utili e le precedenti previsioni. Fonte: Bloomberg modificata. 
Molti commentatori spiegano questo basso scarto tra sorprese negative e positive con il fatto che il mercato è in generale “comandato” dalle vicende cinesi e dal calo del prezzo del petrolio, più che dall’andamento delle singole società e dalle sorprese corrispondenti. A questa interpretazione sembra alludere la seguente figura che mostra la percentuale di volte che l’indice S&P500 e il prezzo del petrolio si sono mossi all’unisono nel 2015.

La figura mostra l’alta correlazione, da quasi un anno, tra prezzo del petrolio e indice S&P500. Le vicende cinesi e il livello basso dei prezzi del petrolio rendono incerto l’andamento. Fonte: Bloomberg modificata. 
Le vicende cinesi e il prezzo del petrolio sembrano aver depresso anche la borsa giapponese che non dovrebbe però restare a lungo con un rapporto prezzo/utili inferiore a 14.

La figura mostra che il rapporto P/E della borsa giapponese è basso, inferiore a 14. Fonte: Bloomberg modificata. 
Con gli stessi fattori, Cina e petrolio,  viene dai più spiegato anche il fatto che l’inflazione stenta a risollevarsi negli Stati Uniti.

La figura mostra che il livello dell’inflazione statunitense è deludente. Fonte: Bloomberg modificata. 
Dopo aver affrontato in generale il tema dell’attenzione, dell’attenzione sui tempi lunghi e si tempi brevi, e quindi della “sorpresa”, nella prossima lezione analizzeremo questi punti più in dettaglio.


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