Adesso che
avete seguito per lungo tempo queste lezioni, vi sarete resi conto – anche se
non le avete lette tutte – che la finanza comportamentale è essenzialmente un
ventaglio di conoscenze e di pratiche.
Esse guidano la relazione del
consulente con i clienti e ci aiutano nello spiegare il ruolo del consulente e,
in modi complementari, l’inefficacia del “fai da te”, almeno se consideriamo il
“fai da te” come una strategia adottata da chi appartiene al livello
dell’educazione finanziaria media del nostro paese. E tuttavia esiste
una concezione più restrittiva di quella che è la finanza comportamentale, e soprattutto della sua utilità. Ve ne voglio dare un esempio tratto da alcuni brani di un’intervista di Vitaliano D’Angerio pubblicata su Plus-24 del 28 novembre 2015, il supplemento del Sole-24Ore del sabato (p.5).
una concezione più restrittiva di quella che è la finanza comportamentale, e soprattutto della sua utilità. Ve ne voglio dare un esempio tratto da alcuni brani di un’intervista di Vitaliano D’Angerio pubblicata su Plus-24 del 28 novembre 2015, il supplemento del Sole-24Ore del sabato (p.5).
Intervistatore:
Finanza
comportamentale dunque. E quali sono i criteri principali con cui vi muovete
sul mercato?
Risposta:
Sono tre. Ci deve essere il focus su una notizia … vi deve essere un’ampia oscillazione di prezzo in un breve arco di tempo. Infine i fondamentali economici devono rimanere inalterati.
Risposta:
Sono tre. Ci deve essere il focus su una notizia … vi deve essere un’ampia oscillazione di prezzo in un breve arco di tempo. Infine i fondamentali economici devono rimanere inalterati.
Intervistatore:
Quando si
allineano questi tre parametri voi entrate sul mercato. Può farci un esempio?
Risposta:
Nel terzo trimestre del 2014, ci sono state ampie oscillazioni dell’indice tedesco Dax e del giapponese Topix sull’onda delle notizie sulla crisi Ucraina e sul virus Ebola. Ebbene in quel caso siamo entrati nell’azionario. Quegli indici sono poi andati in positivo a inizio 2015.
Risposta:
Nel terzo trimestre del 2014, ci sono state ampie oscillazioni dell’indice tedesco Dax e del giapponese Topix sull’onda delle notizie sulla crisi Ucraina e sul virus Ebola. Ebbene in quel caso siamo entrati nell’azionario. Quegli indici sono poi andati in positivo a inizio 2015.
Intervistatore:
Altro esempio? Nell’agosto
di quest’anno, la decisione della Cina di svalutare il renmimbi ha provocato
oscillazioni di oltre il 10% sugli indici azionari occidentali.
Intervistatore:
I fondamentali
economici non si erano mossi?
Risposta:
Proprio così.
Proprio così.
Abbiamo qui un esempio di
applicazione della finanza comportamentale che presuppone una scissione chiara.
Da un lato le decisioni razionali, quelle basate sui cosiddetti “fondamentali”,
e dall’altro le scelte dettate da una temporanea emotività innescata da episodi
contingenti ma impressionanti. Gli effetti dell’emotività – intesa qui come
sinonimo di paure (cfr. lezione precedente) – svaniscono presto per tornare a
lasciare il posto alle tendenze “fondamentali”, quelle a breve/medio termine.
L’investitore – in questa prospettiva – approfitta di un’emotività temporanea
che allontana i valori da una media di lungo periodo e sfrutta queste
oscillazioni (peraltro tutte al ribasso, almeno negli esempi citati
nell’intervista).
In questa prospettiva rientrano
nella finanza comportamentale tutti i casi in cui un eccesso di sorprese nei
media viene poi corretto nel corso dell’anno. Questo andamento ciclico nasce
dal tentativo iniziale di attrarre pubblico con notizie sorprendenti,
prospettando le novità dell’anno nuovo. Nella fase centrale dell’anno abbiamo
una relativa calma. Registriamo infine un risollevarsi dell’indice delle
“sorprese” alla fine dell’anno. Se esaminiamo l’indice delle sorprese più
seguito negli USA, quello costruito da Citigroup, vediamo questa ciclicità
annuale sotto forma di un’onda che si solleva, si sprofonda e poi si risolleva
di nuovo.
La figura mostra il rapporto tra notizie
positive e negative e l’andamento della curva corrisponde al prevalere delle
notizie sorprendenti nelle fasi iniziali e finali dell’anno. Questo andamento
“a onda” è prodotto dai media e tende a nascondere, con la ciclicità e il breve
respiro, il fatto che siamo entrati in una nuova epoca di tassi a zero. Questa la definizione originale
dell’indice: The Citigroup Economic Surprise Indices are objective and
quantitative measures of economic news. They are defined as weighted historical
standard deviations of data surprises (actual releases vs Bloomberg survey
median). The indices are calculated daily in a rolling three-month window. Fonte: Bloomberg modificata.
Le informazioni frequenti, che appaiono con il ritmo giornaliero dei media, hanno anche come conseguenza il nascondere gli andamenti di lungo periodo. Per esempio, la borsa cinese è stata citata soprattutto nei momenti dei due impressionanti crolli indicati in figura. Questa strategia di comunicazione “emotiva” (e a breve termine) nasconde il fatto che dal 1990 ad oggi la borsa cinese ha fatto molto meglio dello S&P500, l’indice della borsa statunitense.
La figura mostra come un mercato giovane
quale la borsa cinese, che alterna entusiasmi e crolli, abbia fatto sui tempi
lunghi meglio dello S&P 500. Questo andamento complessivo e a lungo termine
viene oscurato dal prevalere dei crolli sorprendenti nella memoria collettiva
degli investitori, memoria che per lo più viene formata dai media. Fonte: Bloomberg modificata.
Un analogo andamento ciclico ha
l’indicatore della fiducia rilevato nell’Eurozona. Questi andamenti ciclici
contribuiscono a dare l’idea che si abbia sempre un ritorno verso la
media.
La figura mostra l’andamento ciclico
dell’indice di fiducia pubblicato dalla Commissione Europa, indice che è oggi
quasi tornato ai livelli del 2011. Fonte: Bloomberg modificata.
Bisogna però distinguere le
oscillazioni temporanee di cui si parlava nell’intervista iniziale pubblicata
su Plus24, attribuibili a emotività transeunte (di tipo positivo o, più spesso,
negativo), dalle oscillazioni di lungo periodo. In effetti, se il periodo è
molto lungo, è preferibile parlare di “nuovi scenari”. Per esempio, per un
decennio, dal 1998 al 2008, abbiamo avuto una progressiva forte crescita del
valore delle materie prime, seguite da un crollo e, poi, da una discesa che è
proseguita fino al 2016 per tornare così al punto di partenza di quasi
vent’anni prima.
La figura mostra come il “super-ciclo” delle materie
prime abbia terminato la sua corsa. Fonte: Bloomberg modificata.
Il problema dei cosiddetti “ritorni
verso la media” è duplice. Da un lato bisogna individuare le oscillazioni di
breve periodo, di cui si è parlato all’inizio, quelle in cui abbiamo temporanee
perturbazioni senza che i fondamentali vengano toccati. Dall’altro abbiamo
oscillazioni di lungo periodo come quella delle materie prime indicata nella
figura precedente. Da un punto di vista psicologico, la lunghezza del periodo
con cui si ritorna verso la media è cruciale. Infatti un periodo lungo esce
dallo spazio della memoria dei risparmiatori e quindi possiamo parlare di
ritorno verso la media solo da un punto di vista statistico e storico, ma non
da un punto di vista cognitivo e emotivo. E’ più consono alle menti dei
risparmiatori rappresentarsi il “super-ciclo” del ventennio delle materie prime
come la successione di due scenari: prima uno scenario nuovo di crescita e, in
seguito, uno scenario altrettanto lungo e sorprendente di calo. Il problema,
come dicevo, è duplice perché mentre è relativamente facile riconoscere i nuovi
scenari non è facile distinguere i punti di svolta da quelli che sono un
allontanamento temporaneo dalla media storica. Riprenderò questo interessante
tema nella prossima lezione in cui parlerò degli scenari che appaiono veramente
come “nuovi”, e di come ci si deve comportare con i clienti in questi casi.
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