venerdì 12 febbraio 2016

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 159 – Che cosa sarà “Out” e a che cosa dovremo guardare nel 2016


Come si è visto nella lezione precedente le politiche delle Banche Centrali hanno portato i tassi quasi a zero.

La figura mostra uno scenario completamente nuovo per l’Europa e l’Italia. Si osserva che i rendimenti dei titoli di stato dei diversi paesi è negativo per un periodo più o meno lungo, dai due anni dell’Italia fino ai sette della Germania e ai dieci della Svizzera. Fonte: Economist modificata.
L’altra rilevante conseguenza della politica della liquidità adottata dalle più importanti banche centrali del mondo è consistita nel rendere  su base storica “care” le diverse asset class in cui possiamo collocare i risparmi: azioni, obbligazioni e immobiliare. Anche questo è uno scenario che possiamo considerare completamente nuovo perché l’abbiamo incontrato solo all’inizio e a metà del secolo scorso. Questo stato di cose ha fatto parlare, in prospettiva, di futura “stagnazione secolare”. Non sappiamo se questa previsione è esatta. Sappiamo per certo che alcuni strumenti tradizionali per allocare i risparmi oggi non sono più agibili in quanto i risparmiatori li considerano deludenti, almeno rispetto ai sistemi di riferimento del passato che hanno in testa.


La figura mostra che, su base storica a partire dal 1800, le diverse asset class in cui possiamo collocare i risparmi, azioni, obbligazioni e immobiliare, sono diventate “care”. Fonte: Economist modificata.

Da tutto ciò consegue che i rendimenti attuali di un tipico portafoglio di un risparmiatore statunitense si sono molto ridotti, come mostra la descrizione di tale valore percentuale dal 1900 a oggi. Anche questo è uno scenario radicalmente nuovo. E’ appunto lo scenario che induce alcuni a suggerire prospettive di stagnazione secolare, cioè di crescita e rendimenti bassi per un periodo molto lungo. Non sappiamo ancora se questa previsione è prematura, è certo invece che lo scenario attuale è radicalmente nuovo.
La figura mostra il ridursi dei rendimenti dal 1900 a oggi di un tipico portafoglio di un risparmiatore statunitense. Fonte: Economist modificata.
Infine uno scenario completamente nuovo è la crescente sfiducia che gli esperti riescano, con occhi sapienti e con scelte oculate, a battere sistematicamente gli indici.  Anche il “guru” per eccellenza, Warren Buffett, è stato “confuso” dagli scenari nuovi del QE e non è riuscito, dall’inizio della crisi a fine dicembre 2015, a battere l’indice S&P500. Non era mai successo prima. Di qui la sfiducia nelle scelte “direzionali” e “direzionate”, e il conseguente crescente successo delle gestioni “passive” in confronto a quelle “attive”, come indicato in figura.

Confronto dei flussi sulle gestioni attive e passive in USA dall’inizio della crisi. Fonte: Bloomberg modificata.
Ormai negli Usa, che sono sempre stati gli opinion leader a livello mondiale, la quota dei fondi passivi rispetto a quelli attivi ha raggiunto un terzo sul totale. Anche questo non era mai successo.

La figura mostra che negli Usa, che sono sempre stati gli opinion leader a livello mondiale, la quota dei fondi passivi rispetto a quelli attivi ha raggiunto un terzo sul totale. Fonte: Bloomberg modificata.
Dall’altro lato dell’Atlantico non è chiaro, almeno alla fine di novembre 2015, se le scelte di Draghi saranno in grado di raggiungere l’obiettivo di inflazione al 2% prima della fine del suo mandato, anche se la maggioranza dei 50 economisti interpellati nella settimana dal 20 al 25 novembre tende a essere favorevole.

La figura mostra che il 78% dei 50 economisti interpellati nella settimana dal 20 al 25 novembre risponde sì alla domanda: “Draghi raggiungerà il suo obiettivo circa l’inflazione prima della fine del suo mandato?”.Fonte: Bloomberg modificata.
Fatto sta che, in questo scenario storicamente nuovo in modo radicale per almeno quattro aspetti rilevanti, l’inefficacia delle strategie tradizionali è dimostrata dalla seguente figura che è più eloquente di tante parole. Essa mostra che l’indice del Credito Svizzero Long/Short sui titoli azionari è risultato nell’ultimo anno molto più stabile e soddisfacente dell’indice S&P 500.

La figura mostra che l’indice del Credito Svizzero Long/Short sui titoli azionari è risultato molto più stabile e soddisfacente dell’indice S&P 500. Fonte: Bloomberg modificata.
In questo scenario nuovo e mutato il problema che si pone nei rapporti con i risparmiatori è il come traghettarli da una consolidata abitudine di rendimenti certi e soddisfacenti su periodi brevi a una profonda ristrutturazione della mentalità, ristrutturazione necessaria per passare a prendere in considerazione scenari di medio lungo/periodo. Alcuni commentatori presuppongono erroneamente che i risparmiatori ragionino in termini reali e rilevano che “è vero che nel 2012 i BoT a 12 mesi rendevano l’1,35% mentre oggi sono sotto zero. Ma è anche vero che l’inflazione era al 3,2% mentre oggi è allo 0,1%. A conti fatti quindi il rendimento reale è, paradossalmente, più alto oggi” (Vito Lops, Sole24Ore del 2/12/2105 p. 4).  Ma questi osservatori non tengono conto a sufficienza di due fattori su cui abbiamo insistito più volte: la maggioranza dei risparmiatori ragiona a prezzi nominali e non reali. E, comunque, un rendimento sotto zero configura uno scenario nuovo che i risparmiatori non avevano mai visto prima in vita loro.
La conclusione di questa lezione è che i risparmiatori devono uscire dai  vecchi abiti mentali e adottare prospettive temporali più lunghe. Un radicale OUT accompagnato da un altrettanto radicale IN! Nella prossima lezione vedremo come ciò può essere reso possibile. 

La figura allude ai due precetti importanti per il 2016: fuori dalla paura, fuori dai vecchi schemi, e guardare in prospettiva, prestare attenzione a un’ottica a breve termine oggi è un pericolo vero!

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