Come
si è visto nella lezione precedente le politiche delle Banche Centrali hanno
portato i tassi quasi a zero.
La figura mostra uno scenario completamente
nuovo per l’Europa e l’Italia. Si osserva che i rendimenti dei titoli di stato
dei diversi paesi è negativo per un periodo più o meno lungo, dai due anni
dell’Italia fino ai sette della Germania e ai dieci della Svizzera. Fonte: Economist modificata.
L’altra
rilevante conseguenza della politica della liquidità adottata dalle più
importanti banche centrali del mondo è consistita nel rendere su base
storica “care” le diverse asset class in cui possiamo collocare i risparmi:
azioni, obbligazioni e immobiliare. Anche questo è uno scenario che possiamo
considerare completamente nuovo perché l’abbiamo incontrato solo all’inizio e a
metà del secolo scorso. Questo stato di cose ha fatto parlare, in prospettiva,
di futura “stagnazione secolare”. Non sappiamo se questa previsione è esatta.
Sappiamo per certo che alcuni strumenti tradizionali per allocare i risparmi
oggi non sono più agibili in quanto i risparmiatori li considerano deludenti,
almeno rispetto ai sistemi di riferimento del passato che hanno in testa.
La figura mostra che, su base
storica a partire dal 1800, le diverse asset class in cui possiamo collocare i
risparmi, azioni, obbligazioni e immobiliare, sono diventate “care”. Fonte: Economist modificata.
Da tutto ciò consegue che i
rendimenti attuali di un tipico portafoglio di un risparmiatore statunitense si
sono molto ridotti, come mostra la descrizione di tale valore percentuale dal
1900 a oggi. Anche questo è uno scenario radicalmente nuovo. E’ appunto lo
scenario che induce alcuni a suggerire prospettive di stagnazione secolare,
cioè di crescita e rendimenti bassi per un periodo molto lungo. Non sappiamo
ancora se questa previsione è prematura, è certo invece che lo scenario attuale
è radicalmente nuovo.
La figura mostra il ridursi dei
rendimenti dal 1900 a oggi di un tipico portafoglio di un risparmiatore
statunitense. Fonte: Economist modificata.
Infine uno scenario
completamente nuovo è la crescente sfiducia che gli esperti riescano, con occhi
sapienti e con scelte oculate, a battere sistematicamente gli indici. Anche il “guru” per eccellenza, Warren
Buffett, è stato “confuso” dagli scenari nuovi del QE e non è riuscito,
dall’inizio della crisi a fine dicembre 2015, a battere l’indice S&P500.
Non era mai successo prima. Di qui la sfiducia nelle scelte “direzionali” e
“direzionate”, e il conseguente crescente successo delle gestioni “passive” in
confronto a quelle “attive”, come indicato in figura.
Confronto dei flussi sulle
gestioni attive e passive in USA dall’inizio della crisi. Fonte: Bloomberg modificata.
Ormai negli Usa, che sono
sempre stati gli opinion leader a livello mondiale, la quota dei fondi passivi
rispetto a quelli attivi ha raggiunto un terzo sul totale. Anche questo non era
mai successo.
La figura mostra che negli Usa,
che sono sempre stati gli opinion leader a livello mondiale, la quota dei fondi
passivi rispetto a quelli attivi ha raggiunto un terzo sul totale. Fonte: Bloomberg modificata.
Dall’altro lato
dell’Atlantico non è chiaro, almeno alla fine di novembre 2015, se le scelte di
Draghi saranno in grado di raggiungere l’obiettivo di inflazione al 2% prima
della fine del suo mandato, anche se la maggioranza dei 50 economisti
interpellati nella settimana dal 20 al 25 novembre tende a essere favorevole.
La figura mostra che il 78% dei 50
economisti interpellati nella settimana dal 20 al 25 novembre risponde sì alla
domanda: “Draghi raggiungerà il suo obiettivo circa l’inflazione prima della
fine del suo mandato?”.Fonte: Bloomberg modificata.
Fatto sta che, in questo
scenario storicamente nuovo in modo radicale per almeno quattro aspetti
rilevanti, l’inefficacia delle strategie tradizionali è dimostrata dalla
seguente figura che è più eloquente di tante parole. Essa mostra che l’indice
del Credito Svizzero Long/Short sui titoli azionari è risultato nell’ultimo
anno molto più stabile e soddisfacente dell’indice S&P 500.
La figura mostra che l’indice del
Credito Svizzero Long/Short sui titoli azionari è risultato molto più stabile e
soddisfacente dell’indice S&P 500. Fonte: Bloomberg modificata.
In questo scenario nuovo e
mutato il problema che si pone nei rapporti con i risparmiatori è il come
traghettarli da una consolidata abitudine di rendimenti certi e soddisfacenti
su periodi brevi a una profonda ristrutturazione della mentalità,
ristrutturazione necessaria per passare a prendere in considerazione scenari di
medio lungo/periodo. Alcuni commentatori presuppongono erroneamente che i risparmiatori
ragionino in termini reali e rilevano che “è vero che nel 2012 i BoT a 12 mesi
rendevano l’1,35% mentre oggi sono sotto zero. Ma è anche vero che l’inflazione
era al 3,2% mentre oggi è allo 0,1%. A conti fatti quindi il rendimento reale
è, paradossalmente, più alto oggi” (Vito Lops, Sole24Ore del 2/12/2105 p. 4).
Ma questi osservatori non tengono conto a sufficienza di due fattori su
cui abbiamo insistito più volte: la maggioranza dei risparmiatori ragiona a
prezzi nominali e non reali. E, comunque, un rendimento sotto zero configura
uno scenario nuovo che i risparmiatori non avevano mai visto prima in vita
loro.
La conclusione di questa lezione è che i risparmiatori devono uscire dai
vecchi abiti mentali e adottare prospettive temporali più lunghe. Un
radicale OUT accompagnato da un altrettanto radicale IN! Nella prossima lezione
vedremo come ciò può essere reso possibile.
La figura allude ai due precetti
importanti per il 2016: fuori dalla paura, fuori dai vecchi schemi, e guardare
in prospettiva, prestare attenzione a un’ottica a breve termine oggi è un
pericolo vero!
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