domenica 20 novembre 2016

MERCATI AZIONARI MONDIALI: OSSERVATORIO DEL 18/11/2016


DALL’INCERTEZZA AL “TRUMPISMO”?

La scorsa settimana avevamo usato l’espressione “incertezza” per sintetizzare lo scenario che la vittoria di Trump andava delineando.

A distanza di una sola settimana si va ad aggiungere il termine “Trumpismo” con cui si intende
inquadrare, non solo la linea politica ed economica con cui si caratterizzerà il mandato del magnate newyorkese, ma ingloba anche filosofie e stili di vita.

Quello che però interessa ai mercati è capire come l’ormai uomo-più-potente-del-mondo condizionerà l’economia del proprio paese e, dato che stiamo parlando della principale economia mondiale, dell’intero pianeta al fine di indirizzare gli investimenti nella giusta direzione ma pur sempre all’interno di un range di rischiosità accettabile.

In questi primi giorni Trump sta decidendo la squadra dei suoi più stretti collaboratori e sono già stati individuati tre personaggi chiave; si tratta di Mike Flynn, per la sicurezza nazionale, Jeff Sessions, per la poltrona di ministro della giustizia e Mike Pompeo, destinato alla guida della Cia. Il quarto uomo dato per sicuro candidato a qualche incarico di primaria importanza è l’ex- sindaco di New York, Rudolph Giuliani.

La personalità e le idee, ben note, di questi personaggi di spicco ci tolgono qualche incertezza; sono tutti contrari all’immigrazione, all’Islam (non solo ai Jihadisti), ai patti Nato, a quelli con l’Iran, agli accordi economici internazionali, sono ostili all’attuale governatore della Fed, alla signora Yellen, hanno legami di simpatia (diciamo così) per Putin, Farage, Le Pen, ecc.

E noi che l’avevano definita semplicemente incertezza. Se le due camere, entrambe a guida repubblicana, non sapranno limitare e contenere il Trumpismo ci troveremo fra le mani una serie di conflittualità a vario livello che non lasciano presagire nulla di buono. Ciò detto, va anche sottolineato che alcune possibili iniziative che Trump ha annunciato possano assolutamente condivisibili, una su tutte l’attenuazione della pressione fiscale sui cittadini statunitensi.

LA SETTIMANA DEI MERCATI


Vediamo comunque i risultati della settimana testé conclusa:


A parte l’Italia - alle prese con il problema banche e la tornata elettorale del 4 dicembre prossimo, relegata a maglia nera per l’ennesima settimana (-3,25%) e peggior mercato azionario da inizio anno - e l’India con una settimana in discesa del 2,49% nessun altro mercato ha registrato cadute importanti. Negatività molto contenute, racchiuse tra il -0,03% della Germania e il -0,83% di Hong Kong per gli altri mercati (i rimanenti due indici con segno meno sono Shangai (-0,10%) e l’Eurostoxx 50 a -0,30%). Tutto il resto del paniere è in apprezzamento partendo dal mercato elvetico a +0,31% per chiudere con Tokio che cresce del +3,41%. Va sottolineato che in positivo chiudono anche i due indici statunitensi e uno di questi, il Nasdaq, tocca il suo massimo storico.

Molta volatilità si è registrata sui rendimenti dei  titoli pubblici, in particolar modo su quelli italiani, con lo spread fra Btp e Bund tedesco in salita a 181,30, per un rendimento del decennale italiano pari a 2,10%, livello che non si raggiungeva dal luglio dello scorso anno. Anche il dollaro si apprezza sull’euro portandosi a 1,0585, livello mai più toccato da dicembre dello scorso anno.

Almeno sul breve i mercati sembrano confidenti sul cambio di poltrone alla Casa Bianca e iniziano a scontare benefici per le attività finanziarie made in Usa; prime avvisaglie di volatilità o semplicemente qualche cartuccia sparata prima delle decisioni sui tassi da parte della Fed? Non è ancora dato saperlo, ma in una situazione di incertezza stare alla finestra può rivelarsi la migliore delle strategie.  

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