sabato 26 novembre 2016

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 200 – Un traguardo: le prime 200 lezioni



In questa duecentesima lezione intendo fare una riflessione sulla “vera” natura della finanza comportamentale.
Questa riflessione verrà sviluppata a partire dall’indice analitico che ho preparato per l’e-book che
conterrà le prime duecento lezioni: da quella iniziale del 13 settembre 2012, in cui cercavo di rispondere alla domanda: “che cosa è la finanza comportamentale?”, seguita, la settimana dopo, dalla domanda “che cosa è la consulenza?” fino a oggi, 17 novembre. Le due domande iniziali sono cruciali e oggi, a più di quattro anni di distanza, cercherò di tracciare un bilancio provvisorio.

Partiamo dunque dall’esame di questo elenco di voci:

Accurato, Analogia (costruttiva e distruttiva), Ancoraggio, Ansia (paura anticipatoria), Architettura (della decisione), Asimmetria (tra perdite e guadagni), Aspettative, Assicurazione (assicurarsi), Attenzione, Avidità, Avversione (alle perdite), Azioni

Bias (distorsioni sistematiche), Bilanci mentali, Brexit 

Cambiare (idea, punto di vista), Capitale umano, Categorizzazione (sociale), Causa, Cliente (di un consulente), Conformarsi, Consulenza (consulente), Controfattuale, Contro-intuitivo, Controllo (auto-controllo), Correlazione, Costi (sommersi, di transazione), Crisi

Darwin, De-correlazione, Delega, Delusione, Diffidenza, Discese, Disposizione (effetto), Dissonanza cognitiva, Diversificazione, Donne/uomini

Educazione finanziaria, Emozioni, Errori, Esperienza personale

Fai-da-te, Falsificare (falsificazione, falso, false certezze e speranze), Felicità, Fiducia, Finanza comportamentale (e classica), Focalizzazione, Fragilità (anti-fragilità), Frugalità 

Gestione del rischio, Gestione passiva (ETF), Gioia

Heider e Simmel (dimostrazione)

Illusione (della fine della storia), Imbarazzo, Immobili, Impressione (prima), Incertezza, Inerzia (decisionale), Inflazione, Informazioni, Inganno (e auto-inganno), Ingenuo (diversificazione, punto di vista), Intelligenza (emotiva), Intervallo (di fiducia), Intuizione, Investitore

Kahneman, Keynes

Maggioranza (e minoranza), Markowitz, Mifid 2 , Miopia (myopic loss aversion), Modelli, Motivazione 

Nudge (spintarella gentile)

Obbligazioni, Orgoglio, Orizzonte, Oscillazione, Ottimismo, Over-confidence

Panico (breviario anti-panico), Paradosso, Patrimonio, Paura (appresa, condizionata, da immaginazione, pura), Pericolo, Personalità, Pessimismo, Pianificazione (finanziaria), Placebo (effetto), Portafoglio, Possibilità, Preciso, Pregiudizio, Premio al rischio, Previsione, Prezzi (nominali, reali, relativi, espliciti), Probabilità, Punti di svolta (di non ritorno)
Rabbia, Rammarico, Rapporto (tra prezzi e utili), Rassicurazione, Rating, Razionalità, Regressione (verso la media), Relazione (con il cliente), Rendimento, Repressione finanziaria, Reputazione, Ribasso, Riconoscimento (strategia di), Rimbalzo, Rimpianto, Rischio, Ritardo, Robo advisor, Rompi-capo

Salite, Scelta, Scenari, Schopenauer, Segnale, Senno di poi, Senso comune, Senso di colpa, Sequenza, Sicurezza (sovra e sotto), Simulare (simulazione), Sorpresa, Spiegazione, Superbia

Tassi, Tempi (lunghi e brevi), Tendenza, Tentazioni, Triangolo (della consulenza), Tristezza

Vergogna, Volatilità

Esaminando l’elenco di queste voci, è facile accorgersi che alcune (poche) hanno a che fare con la finanza classica e che altre (di più) hanno a che fare con la finanza comportamentale. Questa è una constatazione ovvia perché la finanza che serve ai consulenti è appunto per lo più la finanza comportamentale. Ed è quella che serve di più ai consulenti perché questi non hanno a che fare con economisti ed esperti di finanza ma con persone normali. C’è però un aspetto più sottile che tocca e implica la relazione tra cliente e consulente, e non soltanto il modo con cui il cliente ragiona (e sragiona) sui suoi risparmi. Quest’ultimo è, in sintesi, ameno per i più, l’oggetto della finanza comportamentale. Tutti i termini psicologici di questo lessico – e si tratta soprattutto di emozioni, ma anche di termini come fiducia e prima impressione – hanno a che fare con la relazione tra cliente e consulente, e viceversa.


All’inizio di queste lezioni ho voluto sintetizzare il mio programma con quel triangolo che ho inventato e che uso sempre per introdurre i consulenti a questa materia. Il triangolo ha in cima il consulente, in basso a sinistra il cliente e, in basso a destra, i suoi risparmi:


Ora i tre lati possono venire così descritti:
1.       Dal consulente al cliente, e viceversa: come gestire la relazione con il cliente.
2.       Dal cliente ai risparmi gestiti dal consulente: perché il cliente ha difficoltà a capire alcune decisioni di gestione e i loro effetti, e perché prova emozioni contro-producenti. Di questo si occupa la finanza comportamentale.
3.       Dal consulente al portafoglio: come il consulente gestirebbe il portafoglio se questo non fosse posseduto dal cliente. Se cioè il consulente facesse scelte solo alla luce dei tre aspetti cruciali per la finanza classica.
E cioè: 
·         intervallo temporale durante il quale i risparmi sono affidati al consulente perché li gestisca (supponendo che alla fine dell’intervallo debbano andare liquidati per il “teorico” cliente o, che comunque, questo sia l’intervallo che il cliente usa per valutare la gestione senza alcuna interferenza nel frattempo),
·         livello di rischio (inteso qui come volatilità, come in finanza classica),
·         liquidabilità.

Questi sono, in teoria, i tre unici aspetti che interessano il consulente dal punto di vista della finanza classica.

E’ forte la tentazione, non solo per ragioni didattiche, di trattare i lati del triangolo uno alla volta. Non è solo un espediente dettato dalla necessaria semplificazione nel raccontare le cose: per ragioni didattiche nelle aule bisogna seguire una sequenza ordinata di argomenti. C’è anche una ragione più profonda. Essa è radicata in due presupposti molto saldi, spesso dati per scontati:
·         siccome la finanza classica è arrivata prima, temporalmente e logicamente, si racconta la finanza comportamentale sullo sfondo della finanza classica, dando per presupposta o illustrando la prima e spiegando poi, per così dire per “scarto”, la finanza comportamentale per differenza rispetto agli assunti della finanza classica;
·         c’è una forte tendenza a presentare la finanza comportamentale come una serie di errori dettati da emozioni o ragionamenti sbagliati.
Anche il mio ultimo libro (con Armando Massarenti) viene sempre commentato o recensito così (cfr. anche Gazzettino del 26 ottobre). Ecco un esempio:
La stessa famosa impostazione di Kahneman sui pensieri veloci – intuitivi e spesso errati, e all’opposto quelli lenti - meditati e quindi capaci di correggere le intuizioni infondate - ha contribuito a questa impostazione che tende a concepire la finanza comportamentale come una collezione di fraintendimenti.
A mio avviso questa impostazione è errata sul piano teorico e, soprattutto, non rende conto del concreto modo di lavorare tipico dei consulenti.
I consulenti partono dal cliente, e non dal suo portafoglio. Prima di tutto, fanno un profilo del cliente con le categorie psicologiche che corrispondono al mio indice analitico sopra riportato. Solo in seguito, accertati i bisogni e i desideri dei clienti, li introducono gradualmente agli scenari dell’economia e della finanza contemporanei. 
Nelle prossime lezioni mi dedicherò a come profilare i clienti, in pratica e in dettaglio.
Questa introduzione ai nuovi scenari, in parallelo alla configurazione del profilo, è importante perché gli scenari sono cambiati. C’è oggi un nuovo mondo rispetto a quello che ci siamo lasciati alle spalle quando ho iniziato le lezioni. Basta dare un’occhiata alla graduatoria delle dieci più grandi società del modo per capitalizzazione.

Un nuovo mondo: le società più capitalizzate del mondo nel 2006 e nel 2016. Il mondo cambia! C’è bisogno di un consulente! Fonte: Economist modificata.
Inoltre oggi i valori borsistici, rispetto a quando ho iniziato le lezioni nel 2012, sono “tirati”.



Le tre società più capitalizzate del mondo sono diventate care. Quanti italiani ne hanno approfittato dal 2012 al 2016? Fonte: Bloomberg modificata.
E le alte valutazioni rendono le azioni molto più rischiose rispetto a quando ho iniziato le lezioni, tempi fantastici in cui i tassi continuavano a scendere premiando le obbligazioni, e anche le azioni che, al contrario di oggi, non erano allora “care” su base storica. Allora tutti facevano bene, oggi un consulente è indispensabile più che mai!


Rispetto al settembre 2012, quando ho iniziato le lezioni, il rapporto prezzi/utili era a 12, ora, a fine ottobre 2016, tale rapporto è salito sopra 18, ben al di sopra della media del quinquennio che è inferiore a 16. Quando ho iniziato, le azioni erano assai convenienti, oggi sono care. Peccato che tutto il mondo del “fai da te” non ne abbia approfittato, se non in minima parte. Un ottimo argomento a favore della consulenza! Fonte: Bloomberg modificata.

Un saluto finale in occasione del traguardo delle 200 lezioni e una gentile richiesta: molti di voi, anche recentemente, mi hanno scritto incoraggiandomi e dandomi consigli. Se volete scrivermi, care lettrici e cari lettori, mi fate un favore. Appena possibile Vi risponderò.
Ecco il mio indirizzo:
Paolo Legrenzi
paolo.legrenzi@gmail.com

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