In
questa duecentesima lezione intendo fare una riflessione sulla “vera” natura
della finanza comportamentale.
Questa
riflessione verrà sviluppata a partire dall’indice analitico che ho preparato
per l’e-book che
conterrà le prime duecento lezioni: da quella iniziale del 13
settembre 2012, in cui cercavo di rispondere alla domanda: “che cosa è la
finanza comportamentale?”, seguita, la settimana dopo, dalla domanda “che cosa
è la consulenza?” fino a oggi, 17 novembre. Le due domande iniziali sono
cruciali e oggi, a più di quattro anni di distanza, cercherò di tracciare un
bilancio provvisorio.Partiamo dunque dall’esame di questo elenco di voci:
Accurato, Analogia (costruttiva e distruttiva), Ancoraggio, Ansia (paura anticipatoria), Architettura (della decisione), Asimmetria (tra perdite e guadagni), Aspettative, Assicurazione (assicurarsi), Attenzione, Avidità, Avversione (alle perdite), Azioni
Bias (distorsioni sistematiche), Bilanci mentali, Brexit
Cambiare (idea, punto di vista), Capitale umano, Categorizzazione (sociale), Causa, Cliente (di un consulente), Conformarsi, Consulenza (consulente), Controfattuale, Contro-intuitivo, Controllo (auto-controllo), Correlazione, Costi (sommersi, di transazione), Crisi
Darwin, De-correlazione, Delega, Delusione, Diffidenza, Discese, Disposizione (effetto), Dissonanza cognitiva, Diversificazione, Donne/uomini
Educazione finanziaria, Emozioni, Errori, Esperienza personale
Fai-da-te, Falsificare (falsificazione, falso, false certezze e speranze), Felicità, Fiducia, Finanza comportamentale (e classica), Focalizzazione, Fragilità (anti-fragilità), Frugalità
Gestione del rischio, Gestione passiva (ETF), Gioia
Heider e Simmel (dimostrazione)
Illusione (della fine della storia), Imbarazzo, Immobili, Impressione (prima), Incertezza, Inerzia (decisionale), Inflazione, Informazioni, Inganno (e auto-inganno), Ingenuo (diversificazione, punto di vista), Intelligenza (emotiva), Intervallo (di fiducia), Intuizione, Investitore
Kahneman, Keynes
Maggioranza (e minoranza), Markowitz, Mifid 2 , Miopia (myopic loss aversion), Modelli, Motivazione
Nudge (spintarella gentile)
Obbligazioni, Orgoglio, Orizzonte, Oscillazione, Ottimismo, Over-confidence
Panico (breviario anti-panico), Paradosso, Patrimonio, Paura (appresa, condizionata, da immaginazione, pura), Pericolo, Personalità, Pessimismo, Pianificazione (finanziaria), Placebo (effetto), Portafoglio, Possibilità, Preciso, Pregiudizio, Premio al rischio, Previsione, Prezzi (nominali, reali, relativi, espliciti), Probabilità, Punti di svolta (di non ritorno)
Rabbia,
Rammarico, Rapporto (tra prezzi e utili), Rassicurazione, Rating, Razionalità,
Regressione (verso la media), Relazione (con il cliente), Rendimento,
Repressione finanziaria, Reputazione, Ribasso, Riconoscimento (strategia di),
Rimbalzo, Rimpianto, Rischio, Ritardo, Robo advisor, Rompi-capo
Salite, Scelta, Scenari, Schopenauer, Segnale, Senno di poi, Senso comune, Senso di colpa, Sequenza, Sicurezza (sovra e sotto), Simulare (simulazione), Sorpresa, Spiegazione, Superbia
Tassi, Tempi (lunghi e brevi), Tendenza, Tentazioni, Triangolo (della consulenza), Tristezza
Vergogna, Volatilità
Esaminando l’elenco di queste voci, è facile accorgersi che alcune (poche) hanno a che fare con la finanza classica e che altre (di più) hanno a che fare con la finanza comportamentale. Questa è una constatazione ovvia perché la finanza che serve ai consulenti è appunto per lo più la finanza comportamentale. Ed è quella che serve di più ai consulenti perché questi non hanno a che fare con economisti ed esperti di finanza ma con persone normali. C’è però un aspetto più sottile che tocca e implica la relazione tra cliente e consulente, e non soltanto il modo con cui il cliente ragiona (e sragiona) sui suoi risparmi. Quest’ultimo è, in sintesi, ameno per i più, l’oggetto della finanza comportamentale. Tutti i termini psicologici di questo lessico – e si tratta soprattutto di emozioni, ma anche di termini come fiducia e prima impressione – hanno a che fare con la relazione tra cliente e consulente, e viceversa.
All’inizio
di queste lezioni ho voluto sintetizzare il mio programma con quel triangolo
che ho inventato e che uso sempre per introdurre i consulenti a questa materia.
Il triangolo ha in cima il consulente, in basso a sinistra il cliente e, in
basso a destra, i suoi risparmi:
Ora i tre lati possono
venire così descritti:
1.
Dal consulente al cliente,
e viceversa: come gestire la relazione con il cliente.
2.
Dal cliente ai risparmi
gestiti dal consulente: perché il cliente ha difficoltà a capire alcune
decisioni di gestione e i loro effetti, e perché prova emozioni
contro-producenti. Di questo si occupa la finanza comportamentale.
3.
Dal consulente al
portafoglio: come il consulente gestirebbe il portafoglio se questo non fosse
posseduto dal cliente. Se cioè il consulente facesse scelte solo alla luce dei
tre aspetti cruciali per la finanza classica.
E cioè:
·
intervallo temporale durante
il quale i risparmi sono affidati al consulente perché li gestisca (supponendo
che alla fine dell’intervallo debbano andare liquidati per il “teorico” cliente
o, che comunque, questo sia l’intervallo che il cliente usa per valutare la
gestione senza alcuna interferenza nel frattempo),
·
livello di rischio (inteso
qui come volatilità, come in finanza classica),
·
liquidabilità.
Questi sono, in teoria, i tre unici aspetti che interessano il consulente dal punto di vista della finanza classica.
E’ forte la tentazione, non solo per ragioni didattiche, di trattare i lati del triangolo uno alla volta. Non è solo un espediente dettato dalla necessaria semplificazione nel raccontare le cose: per ragioni didattiche nelle aule bisogna seguire una sequenza ordinata di argomenti. C’è anche una ragione più profonda. Essa è radicata in due presupposti molto saldi, spesso dati per scontati:
·
siccome la finanza classica
è arrivata prima, temporalmente e logicamente, si racconta la finanza
comportamentale sullo sfondo della finanza classica, dando per presupposta o
illustrando la prima e spiegando poi, per così dire per “scarto”, la finanza
comportamentale per differenza rispetto agli assunti della finanza classica;
·
c’è una forte tendenza a
presentare la finanza comportamentale come una serie di errori dettati da
emozioni o ragionamenti sbagliati.
Anche il mio ultimo libro
(con Armando Massarenti) viene sempre commentato o recensito così (cfr. anche
Gazzettino del 26 ottobre). Ecco un esempio:
La stessa famosa
impostazione di Kahneman sui pensieri veloci – intuitivi e spesso errati, e
all’opposto quelli lenti - meditati e quindi capaci di correggere le intuizioni
infondate - ha contribuito a questa impostazione che tende a concepire la
finanza comportamentale come una collezione di fraintendimenti.
A mio avviso questa impostazione è errata sul piano teorico e, soprattutto, non rende conto del concreto modo di lavorare tipico dei consulenti.
A mio avviso questa impostazione è errata sul piano teorico e, soprattutto, non rende conto del concreto modo di lavorare tipico dei consulenti.
I consulenti partono dal
cliente, e non dal suo portafoglio. Prima di tutto, fanno un profilo del
cliente con le categorie psicologiche che corrispondono al mio indice analitico
sopra riportato. Solo in seguito, accertati i bisogni e i desideri dei clienti,
li introducono gradualmente agli scenari dell’economia e della finanza
contemporanei.
Nelle prossime lezioni mi dedicherò
a come profilare i clienti, in pratica e in dettaglio.
Questa introduzione ai
nuovi scenari, in parallelo alla configurazione del profilo, è importante
perché gli scenari sono cambiati. C’è oggi un nuovo mondo rispetto a quello che
ci siamo lasciati alle spalle quando ho iniziato le lezioni. Basta dare
un’occhiata alla graduatoria delle dieci più grandi società del modo per
capitalizzazione.
Un nuovo mondo: le società più capitalizzate del mondo
nel 2006 e nel 2016. Il mondo cambia! C’è bisogno di un consulente! Fonte:
Economist modificata.
Inoltre oggi i valori
borsistici, rispetto a quando ho iniziato le lezioni nel 2012, sono “tirati”.
Le tre società più capitalizzate del mondo sono
diventate care. Quanti italiani ne hanno approfittato dal 2012 al 2016? Fonte:
Bloomberg modificata.
E le alte valutazioni
rendono le azioni molto più rischiose rispetto a quando ho iniziato le lezioni,
tempi fantastici in cui i tassi continuavano a scendere premiando le
obbligazioni, e anche le azioni che, al contrario di oggi, non erano allora
“care” su base storica. Allora tutti facevano bene, oggi un consulente è
indispensabile più che mai!
Rispetto al settembre 2012, quando ho iniziato le
lezioni, il rapporto prezzi/utili era a 12, ora, a fine ottobre 2016, tale
rapporto è salito sopra 18, ben al di sopra della media del quinquennio che è
inferiore a 16. Quando ho iniziato, le azioni erano assai convenienti, oggi
sono care. Peccato che tutto il mondo del “fai da te” non ne abbia
approfittato, se non in minima parte. Un ottimo argomento a favore della
consulenza! Fonte: Bloomberg modificata.
Un saluto finale in occasione del traguardo delle 200 lezioni e una gentile richiesta: molti di voi, anche recentemente, mi hanno scritto incoraggiandomi e dandomi consigli. Se volete scrivermi, care lettrici e cari lettori, mi fate un favore. Appena possibile Vi risponderò.
Ecco il mio indirizzo:
Paolo
Legrenzi
paolo.legrenzi@gmail.com
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