MERCATI. L’OMBRA DELL’INCERTEZZA SULLE
PROSPETTIVE FUTURE
La tornata
elettorale americana è alle spalle e come sia andata a finire è cosa ben nota.
Trump sbaraglia il campo sbeffeggiando i sondaggisti di tutto il mondo che per
la seconda volta quest’anno hanno preso lucciole per lanterne bissando la
cantonata di Brexit. L’immagine di Hillary Clinton che
ringrazia attonita i
suoi elettori è ancora ben scolpita nelle nostre menti e con la sua uscita di
scena congediamo anche le certezze di stabilità che avrebbero caratterizzato il
suo eventuale mandato.
Da gennaio ci
dovremo confrontare con un presidente sul quale abbiamo un’unica certezza: la
sua assoluta imprevedibilità. E se di certezze ne avremmo un gran bisogno
possiamo stare sicuri che nei prossimi mesi staremo tutti sui carboni accesi
con gli importanti appuntamenti elettorali in scadenza.
Abbiamo
improvvisamente scoperto l’esistenza di un profondo malessere in capo agli
elettori che induce folcloristici outsider a rivolgersi unicamente alla loro
pancia riuscendo nell’intento di conquistare le sfide elettorali; pensiamo a
ciò che è già successo e a cosa potrà ancora accadere, specialmente in Europa,
con le prossime chiamate alle urne di Italia, Austria, Francia e Germania. Lo
stravolgimento dello status quo è dietro l’angolo e se l’incertezza è l’ospite
indesiderato degli operatori finanziari possiamo stare sicuri che la parola
volatilità sarà quella più usata nei i prossimi dodici mesi.
Vediamo comunque i
risultati della settimana testé conclusa:
Se la vittoria di
Trump era temuta come una jattura i risultati non lo stanne certo a confermare.
L’intero mondo occidentale chiude una settimana cruciale con risultati
ampiamente positivi, racchiusi in una forcchetta che va dal +2,55% della
Francia al +3,98% della Germania; unica eccezione la borsa londinese che si
arresta ad un modesto +0,56%, complice anche l’apprezzamento della sterlina (+3,25%
sull’euro). In negativo tre componenti dei cosiddetti Brics, Brasile (-3,92%),
India (-1,67%) e Russia (-0,11%), quest’ultima più per le oscillazioni dell’oro
nero che per la vittoria di Trump, notoriamente legato al leader moscovita.
In chiaroscuro la
settimana dei due mercati cinesi, con Hong Kong a -0,49% e Shangai a +2,26%,
area che potrebbe risentire in negativo a causa del risultato delle urne
americane dato che Trump si è espresso a più riprese come fautore del
protezionismo piuttosto che del libero commercio.
Il primo effetto
visibile di incertezza è però legato al mercato obbligazionario nel quale si
registra un incremento dei rendimenti del Btp decennale da 1,75% (apertura di
lunedì) a 2,03% fissato in chiusura venerdì scorso. Allo stesso modo il Bund
tedesco è passato dal 0,135% al 0,322%. A seguito di ciò lo spread ha chiuso a
172,70 bp (picco della seduta di venerdì: 174,70) ma forse gli operatori, più
che a Trump, stanno già soppesando il referendum del 4 dicembre, il livello del
debito pubblico italiano e l’outlook delle società di rating.
CHE SI DICE DI TRUMP
Sulla persona Trump
in questi mesi si è detto di tutto e certamente lui stesso ha palesato
atteggiamenti, stili di vita e convinzioni socio-politiche di per sé già
assolutamente discutibili per un personaggio pubblico e, a maggior ragione, per
il presidente della più potente nazione del mondo.
Quello di cui si sa
ben poco è quello che pensa di fare a livello politico ed economico; su questo
terreno in questi giorni si sono espressi i rappresentanti delle principali
società di investimento e a mio parere il quadro che ne esce è innanzitutto disomogeneo,
intriso di presupposti fondati più su dichiarazioni palesate durante la
campagna elettorale piuttosto che su un programma politico ed economico che
ancora non c’è, come del resto non esiste ancora una squadra al suo fianco con
obiettivi chiari da perseguire.
Cosa dicono
prevalentemente gli esperti? Che abbasserà le tasse, che avvierà cantieri in
tutto il paese per migliorare le infrastrutture, che in politica estera si
avvicinerà a paesi come la Russia e che con lui si raffredderanno i rapporti
con partner quali la Cina, che sarà avverso agli accordi sul clima, sull’Obama
Care, sui trattati di libero scambio, che sarà ostile all’immigrazione
clandestina ma anche poco propenso a quella che contribuisce alla crescita del
paese. Di tutto ciò possiamo già dire che alcuni toni si sono già stemperati in
queste ore, che dovrà confrontarsi con un Congresso non disponibile (almeno a
parole) a un decisionismo di stampo peronista e che qualche conto con la
situazione debitoria del paese lo dovrà pur fare.
In buona sostanza
molti “esperti” prevedono turbolenze a breve ma successivamente crescita
economica e stabilità politica. Sarà che gli esperti non si stanno rivelando
dei buoni preveggenti da qualche tempo, che il business finanziario ha bisogno
di iniezioni di ottimismo per indurre gli investitori ad assumersi maggiori
rischi in funzione di succosi rendimenti attesi, sarà anche che celebrare nozze
fra teorie neo-liberiste e neo- keynesiane mi inducono a nutrire alcuni dubbi
sul loro successo ma personalmente qualche perplessità mi assale.
Innanzitutto sul
tappeto c’è una potenziale crisi politica e commerciale con l’Europa e, dai
toni di Juncker, non mi sembra che tiri aria buona per le relazioni fra queste
due aree. La Cina è vista come un concorrente ma è anche il paese che ha in
mano una fetta importante del debito pubblico made in Usa e se Trump vuole sia
spendere soldi per i lavori pubblici che ridurre le aliquote fiscali il denaro da
qualcheduno se lo deve pur far prestare. Manovre di espansione economica
provocano inflazione e, conseguentemente, salite dei tassi che se da un lato
producono un effetto benefico dall’altro comportano grandi turbolenze sui
mercati, soprattutto quelli obbligazionari.
Dato che l’intenzione
era semplicemente quella di vedere al di là delle apparenze mi fermo qui in
questa elencazione. Resta il fatto che o Trump sveglia il mondo intero
azzeccando tutta una serie di interventi che innescheranno una crescita diffusa
e benefica o tra qualche mese ci ritroveremo nella stessa situazione di ora, se
non peggiore. Che fra alcuni mesi possa regnare la calma sui mercati a mio
avviso è un buon auspicio ma realizzarlo sarà oltremodo difficile per
l’imprevedibile Trump e, se non riuscirà nell’intento, ci ritroveremo con
l’economia mondiale in pieno caos. Speriamo pertanto che almeno stavolta gli
esperti la stiano azzeccando …
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