domenica 13 novembre 2016

MERCATI AZIONARI MONDIALI: OSSERVATORIO DEL 11/11/2016


MERCATI. L’OMBRA DELL’INCERTEZZA SULLE PROSPETTIVE FUTURE

La tornata elettorale americana è alle spalle e come sia andata a finire è cosa ben nota. Trump sbaraglia il campo sbeffeggiando i sondaggisti di tutto il mondo che per la seconda volta quest’anno hanno preso lucciole per lanterne bissando la cantonata di Brexit. L’immagine di Hillary Clinton che
ringrazia attonita i suoi elettori è ancora ben scolpita nelle nostre menti e con la sua uscita di scena congediamo anche le certezze di stabilità che avrebbero caratterizzato il suo eventuale mandato.

Da gennaio ci dovremo confrontare con un presidente sul quale abbiamo un’unica certezza: la sua assoluta imprevedibilità. E se di certezze ne avremmo un gran bisogno possiamo stare sicuri che nei prossimi mesi staremo tutti sui carboni accesi con gli importanti appuntamenti elettorali in scadenza.

Abbiamo improvvisamente scoperto l’esistenza di un profondo malessere in capo agli elettori che induce folcloristici outsider a rivolgersi unicamente alla loro pancia riuscendo nell’intento di conquistare le sfide elettorali; pensiamo a ciò che è già successo e a cosa potrà ancora accadere, specialmente in Europa, con le prossime chiamate alle urne di Italia, Austria, Francia e Germania. Lo stravolgimento dello status quo è dietro l’angolo e se l’incertezza è l’ospite indesiderato degli operatori finanziari possiamo stare sicuri che la parola volatilità sarà quella più usata nei i prossimi dodici mesi.


Vediamo comunque i risultati della settimana testé conclusa:
Se la vittoria di Trump era temuta come una jattura i risultati non lo stanne certo a confermare. L’intero mondo occidentale chiude una settimana cruciale con risultati ampiamente positivi, racchiusi in una forcchetta che va dal +2,55% della Francia al +3,98% della Germania; unica eccezione la borsa londinese che si arresta ad un modesto +0,56%, complice anche l’apprezzamento della sterlina (+3,25% sull’euro). In negativo tre componenti dei cosiddetti Brics, Brasile (-3,92%), India (-1,67%) e Russia (-0,11%), quest’ultima più per le oscillazioni dell’oro nero che per la vittoria di Trump, notoriamente legato al leader moscovita.

In chiaroscuro la settimana dei due mercati cinesi, con Hong Kong a -0,49% e Shangai a +2,26%, area che potrebbe risentire in negativo a causa del risultato delle urne americane dato che Trump si è espresso a più riprese come fautore del protezionismo piuttosto che del libero commercio.

Il primo effetto visibile di incertezza è però legato al mercato obbligazionario nel quale si registra un incremento dei rendimenti del Btp decennale da 1,75% (apertura di lunedì) a 2,03% fissato in chiusura venerdì scorso. Allo stesso modo il Bund tedesco è passato dal 0,135% al 0,322%. A seguito di ciò lo spread ha chiuso a 172,70 bp (picco della seduta di venerdì: 174,70) ma forse gli operatori, più che a Trump, stanno già soppesando il referendum del 4 dicembre, il livello del debito pubblico italiano e l’outlook delle società di rating.

CHE SI DICE DI TRUMP

Sulla persona Trump in questi mesi si è detto di tutto e certamente lui stesso ha palesato atteggiamenti, stili di vita e convinzioni socio-politiche di per sé già assolutamente discutibili per un personaggio pubblico e, a maggior ragione, per il presidente della più potente nazione del mondo.

Quello di cui si sa ben poco è quello che pensa di fare a livello politico ed economico; su questo terreno in questi giorni si sono espressi i rappresentanti delle principali società di investimento e a mio parere il quadro che ne esce è innanzitutto disomogeneo, intriso di presupposti fondati più su dichiarazioni palesate durante la campagna elettorale piuttosto che su un programma politico ed economico che ancora non c’è, come del resto non esiste ancora una squadra al suo fianco con obiettivi chiari da perseguire.

Cosa dicono prevalentemente gli esperti? Che abbasserà le tasse, che avvierà cantieri in tutto il paese per migliorare le infrastrutture, che in politica estera si avvicinerà a paesi come la Russia e che con lui si raffredderanno i rapporti con partner quali la Cina, che sarà avverso agli accordi sul clima, sull’Obama Care, sui trattati di libero scambio, che sarà ostile all’immigrazione clandestina ma anche poco propenso a quella che contribuisce alla crescita del paese. Di tutto ciò possiamo già dire che alcuni toni si sono già stemperati in queste ore, che dovrà confrontarsi con un Congresso non disponibile (almeno a parole) a un decisionismo di stampo peronista e che qualche conto con la situazione debitoria del paese lo dovrà pur fare.

In buona sostanza molti “esperti” prevedono turbolenze a breve ma successivamente crescita economica e stabilità politica. Sarà che gli esperti non si stanno rivelando dei buoni preveggenti da qualche tempo, che il business finanziario ha bisogno di iniezioni di ottimismo per indurre gli investitori ad assumersi maggiori rischi in funzione di succosi rendimenti attesi, sarà anche che celebrare nozze fra teorie neo-liberiste e neo- keynesiane mi inducono a nutrire alcuni dubbi sul loro successo ma personalmente qualche perplessità mi assale.

Innanzitutto sul tappeto c’è una potenziale crisi politica e commerciale con l’Europa e, dai toni di Juncker, non mi sembra che tiri aria buona per le relazioni fra queste due aree. La Cina è vista come un concorrente ma è anche il paese che ha in mano una fetta importante del debito pubblico made in Usa e se Trump vuole sia spendere soldi per i lavori pubblici che ridurre le aliquote fiscali il denaro da qualcheduno se lo deve pur far prestare. Manovre di espansione economica provocano inflazione e, conseguentemente, salite dei tassi che se da un lato producono un effetto benefico dall’altro comportano grandi turbolenze sui mercati, soprattutto quelli obbligazionari.

Dato che l’intenzione era semplicemente quella di vedere al di là delle apparenze mi fermo qui in questa elencazione. Resta il fatto che o Trump sveglia il mondo intero azzeccando tutta una serie di interventi che innescheranno una crescita diffusa e benefica o tra qualche mese ci ritroveremo nella stessa situazione di ora, se non peggiore. Che fra alcuni mesi possa regnare la calma sui mercati a mio avviso è un buon auspicio ma realizzarlo sarà oltremodo difficile per l’imprevedibile Trump e, se non riuscirà nell’intento, ci ritroveremo con l’economia mondiale in pieno caos. Speriamo pertanto che almeno stavolta gli esperti la stiano azzeccando …

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