domenica 20 novembre 2016

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 199 – Un lungo viaggio cominciato quattro anni fa



Ho iniziato questo viaggio con voi, care lettrici e cari lettori, ormai più di quattro anni fa. Per l’esattezza il viaggio è iniziato 13 settembre 2012. La prossima sarà la duecentesima lezione.

Messe tutte insieme, fanno un bel malloppo (Vi riserveremo una sorpresa). Eppure non si deve mai trarre compiacimento dal lavoro fatto. Questo è come un lungo viaggio, un viaggio che spero non terminare mai, un viaggio cominciato molti anni fa. Prima è iniziato nelle accademie, con un lavoro sperimentale pubblicato nel 1972 che ora ha cumulato quasi seicento citazioni da parte degli specialisti di psicologia di tutto il mondo (trovi qui l’articolo originale: 

In questo lavoro, in sintesi, si dimostra quanto sia difficile individuare i casi che falsificano un’ipotesi, che danno torto a una nostra credenza, a una convinzione. E tuttavia, lo stesso lavoro dimostra che, in certe condizioni, ciò è possibile. E’ possibile quando diventiamo i poliziotti di noi stessi, i controllori razionali delle nostre e delle altrui credenze. Purtroppo non è facile controllare noi stessi, con una mente vigile e auto-critica. Comunque, se vinciamo inerzie e pigrizie, siamo in grado di farlo (le illusioni cognitive e emotive non sono insuperabili come quelle visive).
Oggi si direbbe che quella ricerca del 1972 è stata uno dei primi lavori fondanti la battaglia per il pensiero critico. E’ una battaglia che attualmente il governo vuole combattere anche nelle scuole italiane (cfr.

Questa sfida è stata vinta nelle accademie, ma è una lunga guerra da combattere sul campo. Una delle forme concrete del pensiero critico consiste nel “non perdere la testa per non perdere soldi”, per usare il titolo della bella recensione che Gianni Toniolo ha voluto dedicare al libro che ho scritto con Armando Massarenti

In fondo, la battaglia per convincere le persone a esercitare il pensiero critico, la buona logica, nell’esercizio della gestione dei propri risparmi, non è altro che un capitolo di questa grande guerra, che io preferisco considerare un lungo viaggio. 
Nella quarta di copertina de “L’amica geniale”, il libro di Elena Ferrante che è stato un successo mondiale, è scritto che la/il lettrice/lettore ha a che fare con una narrazione-fiume “cui ci si affida come quando si fa un viaggio con tale piacevole agio, con un tale immenso coinvolgimento, che la meta più è lontana e meglio è”. Nel nostro caso, trattandosi di una gestione oculata del benessere delle famiglie, da farsi con pensiero attento e critico, speriamo che la meta non sia troppo lontana. Forse, tuttavia, è vero che non è bello vincere le battaglie bensì condurre la guerra, al di là dei risultati contingenti. Possiamo così consolarci delle molte battaglie perse in questi anni, dal 2012 a oggi. Ne farò qui un breve elenco.
La prima grande battaglia non ancora vinta in Italia è stata quella per la diversificazione dei risparmi. L’aspetto più basico, rivelatore di assenza di pensiero critico è fermarsi alle cose di casa, guardare il mondo con il paraocchi di quel che ci è familiare e noto. Ecco, qui sta l’origine di molte battaglie perse:

- diversificazione per valute: la valuta più importante del mondo è il dollaro statunitense. L’euro dal 2012 ha perso quasi il 30% sul dollaro: eppure le sostanze degli italiani sono quasi tutte in euro (cfr. Corriere della Sera, CorrierEconomia, 24 ottobre 2016, p. 28). L’euro ha prevalso anche nei risparmi perché è la valuta che tutti conoscono e che si usa tutti i giorni: bias “domestico” (o home-bias per chi ama l’inglese).



La figura mostra come l’euro sia alla fine di ottobre 2016 più basso delle previsioni fatte in precedenza. Evidente l’utilità della diversificazione per valute. Fonte: Bloomberg modificata.

- diversificazione azionaria: gli italiani hanno percentuali irrisorie di azioni estere dei principali paesi, in particolare USA, mentre hanno 1.334 miliardi di euro in conti correnti (Cfr. Marco Lo Conte, Come si dice “trappola” in tedesco, Plus 24 del Sole 24Ore,22 ottobre 2016, p. 17). E non sono i soli: la pigrizia mentale e l’assenza di pensiero critico sono diffuse. Continua Marco Lo Conte: “Se i tedeschi avessero deciso di spostare un 40% del patrimonio dai conti correnti a fondi comuni di investimento, avrebbero guadagnato l’1% in più, ossia 200 miliardi di euro. Una lezione anche per gli italiani e per i loro 1.334 miliardi di euro in conti correnti, una cifra spropositata per le esigenze di cassa degli italiani e che ciononostante continua a crescere del 4,5-5% anno su anno”.
- orizzonti temporali troppo brevi che spiegano l’eccessiva quantità di denaro tenuta bloccata nei conti correnti e a breve termine, blocco a sua volta attribuibile all’eccessiva avversione alle perdite temporanee. Come ricorda il Prof. Gianni Toniolo nella recensione al nostro libro: “Poiché la nostra tolleranza per le perdite finanziarie è bassa, non accettiamo il rischio necessario per ottenere dal nostro denaro buoni rendimenti di lungo periodo. Di qui la peculiarità del risparmiatore italiano che tiene la metà dei propri soldi in conto corrente, evita l’investimento azionario, per cadere magari nella trappola delle obbligazioni subordinate”.


Questo diffuso atteggiamento, per fortuna non condiviso da tutti, spiega un paradosso ben illustrato da Toniolo: “Poiché il rischio, al contrario dell’incertezza, può essere misurato statisticamente, parrebbe più facile assumere comportamenti razionali a suo riguardo. Non è così. Tendiamo sistematicamente a sottovalutare i rischi ai quali siamo esposti basandoci su poche esperienze personali piuttosto che sulle tavole attuariali. Nell’impiego del risparmio, confondiamo gli obiettivi di reddito con quelli precauzionali (“non si sa mai”), con il risultato di ottenere bassi rendimenti e di essere, al tempo stesso poco assicurati”.

Nella prossima lezione approfondirò il tema dei rischi, dei pericoli e delle paure negli scenari attuali.  Per ora mi limito a segnalare due rischi ricordati dall’Economist. Il primo è quello di un rialzo dei tassi sulle obbligazioni che gli italiani continuano a comprare a dismisura a scapito delle azioni, secondo i dati della Banca d’Italia. Se i tassi prima o poi risalissero, come avverrà probabilmente per quelli USA entro la fine dell’anno, l’impatto potrebbe essere notevole. 


Impatto sul mercato dell’aumento dei tassi di 100bp. Nel segmento verticale del grafico è indicata la perdita in trilioni di dollari sul mercato dei bond USA. Fonte: Bloomberg modificata.

L’impatto potrebbe anche verificarsi rapidamente nel caso dei corporate bond perché c’è poca liquidità in giro.


Quantità di bond detenuta dai principali operatori come percentuale del totale dei bond emessi. Fonte: Economist modificata.

Questi esempi ci fanno ritornare al punto di partenza, quello dell’egocentrismo, della difficoltà a darsi torto.
Come osserva Gianni Toniolo citando quello che giudica il più utile principio/consiglio del nostro libro:
“Se vi considerate esperti, non basatevi sulla vostra limitata esperienza e su quello che è successo a voi personalmente. Nel lungo periodo, prevalgono i pensieri, le emozioni e le azioni della maggioranza”. 
E prevalgono anche i rischi calcolati razionalmente, non le paure soggettive.
Tornerò nella prossima lezione a soffermarmi sugli scenari attuali e sui veri pericoli, non solo le paure e le eccessive sicurezze soggettive derivanti dal considerare emozioni fuorvianti o esperienze personali, in luogo dei rischi oggettivi. 

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