domenica 4 settembre 2016

MERCATI AZIONARI MONDIALI : OSSERVATORIO DEL 2/9/2016

Quando staccai le spine per un salutare periodo di riposo mi portai appresso la sgradevole sensazione che avremmo avuto un’estate piuttosto turbolenta; l’effetto Brexit sembrava ancora tutto da dispiegarsi e le preoccupazioni per il sistema bancario europeo, impantanato nei “non performing loans” lasciavano supporre che
la speculazione al ribasso avrebbe fatto capolino, facendo evaporare una parte dei nostri sudati risparmi  impiegati in azioni.


Vediamo dunque che cosa è successo nei primi due mesi del secondo semestre.

Nulla, ma proprio nulla di quanto temevamo. Ci sono state giornate difficili, si sono presente situazioni difficili ma i compratori hanno avuto il sopravvento su coloro che cedevano le loro quote azionarie. Non c’è un solo mercato, fra quelli che teniamo sotto controllo, che alla fine di questi due mesi abbia ceduto valore, anzi …

La borsa meno brillante, quella elvetica, è cresciuta del 2,59%, l’indice Eurostoxx 50 del 6,82% con gli altri principali mercati continentali racchiusi fra il 5,45% dell’Italia ed il 9,28% della Germania. Un discorso a parte per la Gran Bretagna che, passato l’immediato effetto Brexit, ha continuato a crescere ma “solo” del 4,82%.

Negli Stati Uniti lo S&P 500 ha incrementato il proprio valore del 3,66% toccando in questo periodo anche il suo massimo storico e il Nasdaq è scattato in avanti con una performance di quasi l’8%. Nel sud del continente americano, pur fra le mille difficoltà in cui si dibatte il  Brasile, e non stiamo parliando di medaglie olimpiche mancate, il suo 14,14% svetta quale migliore crescita del periodo.

Le più importanti piazze azionarie asiatiche sono cresciute a loro volta mettendo a segno performance racchiuse fra il 4,60% di Shangai e il quasi 12% di Hong Kong.

Un quadro piuttosto confortante, a quanto pare, soprattutto se lo misuriamo a partire dalla metà di febbraio quando si toccò il momento di massima crisi.


Mettiamoci nei panni di coloro che hanno avuto il coraggio di puntare sui mercati azionari da quel momento. Il mercato meno remunerativo è stato quello italiano, con un modesto recupero del 4,05%, unitamente a quello svizzero - di poco migliore - con una performance del 4,45%. Tutti gli altri mercati hanno avuto ritorni a due cifre, con quattro di questi caratterizzati da incrementi superiori al 20% e altri due, Brasile e Russia, con balzi superiori al 40%. Bizzarrie dei mercati? Forse, ma certamente il rischio corso è stato ben remunerato.

Ma torniamo al primo grafico, quello che ci illustra le performance da inizio anno. Sono pur sempre sette i mercati che hanno perso valore in questi otto mesi a fronte di otto che hanno corrisposto ritorni positivi. Ciò sta a indicare che i problemi da risolvere sono ancora molti, profondi e molto complessi. In fin dei conti di cosa stiamo parlando? Parliamo di una crescita mondiale asfittica, di centinaia di milioni di persone in cerca di lavoro, di sistemi pensionistici in difficoltà se non al collasso, di banche sommerse da crediti che non incasseranno mai più, di tassi di mercati inesistenti o “ridicoli”, di un mercato fondamentale come quello dell’edilizia sostanzialmente fermo in tutti i paesi sviluppati, di debiti pubblici dalle dimensioni abnormi, da una sperequazione profonda nella distribuzione della ricchezza e qui mi fermo per non intristirmi di più.

In queste ore ne stanno discutendo in Cina i rappresentanti dei maggiori 20 paesi del mondo e sembra che non ne verranno fuori chissà quali mirabolanti idee per superare queste oggettive difficoltà. Sì da febbraio tutto sta andando per il meglio ma ora sta per arrivare l’autunno. Speriamo che, con la caduta delle foglie, non arrivi anche il vento di tramontana e con quest’ultimo qualche ondata di gelo. Non lasciamo che l’euforia ci prenda la mano e restiamo con i piedi per terra. Meglio sarebbe che misuriate il rischio del vostro portafoglio e verifichiate che non superi i limiti della vostra sopportazione emotiva; è un buon consiglio, credetemi.

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