lunedì 12 settembre 2016

MERCATI AZIONARI MONDIALI : OSSERVATORIO DEL 9/9/2016

Ci siamo lasciati, la scorsa settimana, con l’invito, da parte mia, a non lasciarsi sedurre dai buoni risultati semestrali del comparto azionario. Il mio invito esplicito fu quello di verificare
con i propri esperti la rischiosità dei propri asset finanziari per evitare di incorrere in possibili, quanto indesiderate, brutte sorprese.

Nulla di realmente preoccupante è accaduto durante la settimana scorsa ma qualche segnale di perplessità si è insinuato nell’operatività degli investitori professionali ed ora ci si sta chiedendo se il trend positivo potrà proseguire oppure se ci troveremo di fronte ad una battuta d’arresto.

Qualche anomalia c’è sui mercati. Davvero. Vediamo qualche esempio.

Da questo mese, per coloro che non lo sapessero ancora, in Germania i correntisti della Raiffeisenbank Gmund, un piccolo istituto di credito, si vedranno applicare un tasso di interesse negativo, ossia dovranno pagare un compenso dello 0,40% per i depositi superiori ai 100.000 Euro. Un caso limite, senza dubbio, ma che si aggiunge ad altri “strani” segnali.

Prendiamo ad esempio il governativo tedesco a 2 anni; oggi “rende” circa -0,67% quando lasciando i soldi depositati presso la BCE, emittente per definizione migliore anche della Germania, si perderebbe “solo” lo 0,40%. Di più: se fino a qualche mese fa erano solo i governativi ad essere oggetto di acquisti in apparenza autolesionistici da parte degli investitori che accettano rendimenti negativi, da giugno anche il mondo corporate sta risentendo dell'intervento diretto della BCE. La Henkel (rating S&P “A”) e la Sanofi (rating S&P: “AA-“) sono aziende che hanno appena approfittato della situazione per emettere delle obbligazioni a tasso zero. Attualmente queste rendono rispettivamente -0,05% a 4 anni e -0,08% a 5.

Ma per quale motivo un investitore dovrebbe pagare per vedersi garantita una perdita? A maggior ragione perché non dare i propri soldi ad un emittente governativo ma ad un'azienda?

Per un investitore professionale le ragioni ci stanno, dato che questo strano gioco fa parte delle strategie di trading ma ciò vale solo per gli investitori professionali che possono utilizzare strumenti a copertura e variare rapidissimamente gli asset. Questo giochino rischia invece di mettere seriamente in pericolo il capitale, duramente accumulato, di un investitore privato.

Siamo ben consci che questa situazione è a dir poco anormale, intendendo per anormale qualcosa che non rientra nelle esperienze passate degli investitori privati? Questa anormalità, andando direttamente alle conclusioni senza dover fare una lunga disquisizione sulle relazioni che sottostanno ai mercati e agli strumenti finanziari, ha provocato infatti una situazione estremamente delicata.

L’abbattimento dei tassi di interesse a questi livelli ha indotto i risparmiatori a cercare rendimento ad ogni costo,  senza valutare la rischiosità che ci si va ad assumere per il suo ottenimento.

In questi anni la qualità del portafoglio obbligazionario è andata progressivamente degradando (aumenta il rischio di insolvenza e pesanti cadute dei valori) e si è inserita nei portafogli una quota più elevata di asset azionari, per loro stessa natura molto più volatili, soprattutto nel breve termine. In assenza pertanto di una consapevole misura del rischio assunto si rischia – come nel caso di colui che afferra la pentola sul fuoco senza la protezione di un guanto termico – di prendersi una gran bella scottata di mani (o di portafoglio).

Spesso queste modifiche strutturali non sono nemmeno note agli investitori in quanto apportate direttamente dai gestori dei prodotti sottoscritti, e spesso i risparmiatori sono indotti all’acquisto dalle aspettative di un rendimento atteso (talora fasullo) dichiarato magari con grande enfasi dallo sportellista della banca o dal proprio consulente.

I motivi per cui si è arrivati a tutto ciò sono molto chiari agli addetti ai lavori, forse un po’ meno per gli investitori privati; al fine di impedire alla crisi globale di produrre i devastanti effetti degli anni ’30 del secolo scorso le autorità monetarie hanno usato (o abusato?) massicciamente immissioni di liquidità nel sistema convinti di riuscire nell’intento in tempi relativamente brevi ma ciò non è accaduto e non c’è sentore che accada a breve. Purtroppo gli effetti distorsivi sono sotto i nostri occhi e, dato che ogni pasto in economia ha un prezzo, prima o poi arriverà il conto da pagare.

Siamo di fronte a cambiamenti epocali e ciò comporterà indubbie conseguenze anche sull’approccio all’investimento e sulla composizione e l’utilizzo degli strumenti finanziari. Il semplice acquisto e la conseguente detenzione degli strumenti è ormai gioco fuori dalla portata del classico investitore “fai da te”. Di conseguenza l’approccio non potrà che essere personalizzato e consapevole, tanto che fra alcuni mesi entreranno in vigore nuove norme a tutela degli investitori che non tutti gli operatori sapranno o vorranno applicare con celerità; il salto di qualità richiesto dal legislatore necessita di un elevato grado di preparazione degli addetti ai lavori e un cambio di mentalità a 360 gradi, fattori che necessitano di molto tempo per essere messi in pratica.

L’importante è stare attenti a non toccare incautamente la padella e iniziare un utile processo informativo che porti ciascun risparmiatore ad avere accanto un partner preparato e scevro da conflitti di interesse. Resto a disposizione per qualsivoglia approfondimento in merito.





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