Uno dei punti più rilevanti della nuova consulenza è
l’attenzione. La nostra attenzione non è
stata costruita, nei millenni del passato, per essere sollecitata con questa
frequenza da parte di notizie e immagini artificiali, eventi cioè a cui non
partecipiamo direttamente e di cui abbiamo solo
esperienze “mediate”. Le notizie e le immagini che più richiamano la nostra attenzione fanno parte di grandi narrazioni costruite per stupire. Una volta l’attenzione era sollecitata da quella che era la nostra esperienza diretta e immediata di ciò che avveniva nel nostro ambiente, nei nostri territori di vita, nei nostri paraggi. Spesso le risposte erano rapide: riconoscimento in pochi secondi del pericolo, immediatamente seguito dalla risposta adatta, spesso quasi automatica, dato che era stata appresa in precedenza. La paura era funzionale a questi riconoscimenti e alla memoria delle risposte apprese.
esperienze “mediate”. Le notizie e le immagini che più richiamano la nostra attenzione fanno parte di grandi narrazioni costruite per stupire. Una volta l’attenzione era sollecitata da quella che era la nostra esperienza diretta e immediata di ciò che avveniva nel nostro ambiente, nei nostri territori di vita, nei nostri paraggi. Spesso le risposte erano rapide: riconoscimento in pochi secondi del pericolo, immediatamente seguito dalla risposta adatta, spesso quasi automatica, dato che era stata appresa in precedenza. La paura era funzionale a questi riconoscimenti e alla memoria delle risposte apprese.
Oggi non è più così. E questo ha portato a una scissione radicale, e disfunzionale, tra i pericoli reali e le paure più diffuse. I mercati, entità complessiva e complessa anche se alla fine il tutto si riassume in una linea che traccia l’andamento nel tempo, hanno paura dei fatti economici e finanziari negativi, soprattutto se questi coprono un certo lasso di tempo. I media invece richiamano l’attenzione su fatti puntuali, eventi che si succedono e che noi osserviamo uno alla volta.
Una cosa alla volta (le regole dell’attenzione) è per l’appunto il titolo (e il sotto-titolo) di un libro che ho appena finito di scrivere con il neuropsicologo Carlo Umiltà e che uscirà poco prima di Natale per i tipi de Il Mulino. Anche questo sarà un bagaglio concettuale volto ad alimentare la “nuova consulenza”.
La seguente tabella mostra
bene i singoli e “puntuali” episodi dell’anno in corso che hanno preoccupato,
impaurito, attirato l’attenzione, e di cui i media hanno discusso a
lungo. E mostra anche la loro scarsa influenza sui mercati azionari globali,
benché siano stati enfatizzati dai media.
I quattro cerchietti rossi indicano i singoli episodi
puntuali di cui abbiamo sentito più parlare dai media nel corso del 2016. La
linea bianca indica l’andamento del MSCI World Index, cioè i mercati azionari
mondiali. Fonte: Bloomberg modificata.
Se proviamo paura secondo i
meccanismi antichi, di cui ho appena parlato, finisce che proviamo paure
indotte dai media, paure centrate sull’attualità, paure che non dovevamo
provare, in sostanza uno spreco di emozioni. E invece finiamo per tralasciare o
prendere “sotto gamba” le paure che, almeno secondo gli esperti, dovremmo
provare.
Per esempio, secondo il
72enne Bill Gross, che ha una lunga e collaudata esperienza, e che ha costruito
quando lavorava da PIMCO il più grande fondo obbligazionario del mondo, i tassi
troppo bassi rendono il reddito fisso pericoloso. Basta un piccolo rialzo, e si
avranno grandi perdite in conto capitale: si tratta, con le sue parole, di “una
scelta molto vulnerabile”.
La figura mostra la coda “finale” nell’ultimo anno
della discesa mondiale dei tassi, secondo il Global Developed Sovereign Bond
Index. Fonte: Bloomberg modificata.
Eppure questa scelta
d’investimento dei risparmi è spesso considerata una scelta prudente, il
classico rifugio nei titoli di stato, perché scatta uno di quei riflessi
condizionati di cui ci ha parlato Marco lo Conte riferendosi agli investimenti
immobiliari (cfr. due lezioni precedenti).
In conclusione tutto ciò
impedisce alle persone di esaminare un fenomeno con una prospettiva di lungo
periodo, tenendo presenti anche i picchi temporanei (ma non solo i picchi), i
picchi in su e in giù (i più ingannevoli). Ma anche i trend che occupano
intervalli di tempo più lunghi, che sono poi quelli fondamentali per i nostri
risparmi (di qui le risposte recenti all’inchiesta del centro Einaudi e
l’equazione “TB = M + m” di cui ho parlato nella lezione 188 del 25 agosto).
E tuttavia, dal momento che
la mente umana non è fatta a compartimenti stagni, lo stesso meccanismo del
“breve periodo” tocca un fenomeno come la paura del terrorismo. Più volte si è
ricordato come funziona la mente umana: la mente è sensibile ai cambiamenti più
che ai valori assoluti di una variabile, cioè di un fenomeno che varia nel tempo.
E le perdite feriscono maggiormente rispetto a un equivalente guadagno
(equivalente in valore assoluto, anche se di segno diverso). Consideriamo
allora l’andamento di lungo periodo e quello di breve periodo relativo ai dati
(attacchi mortali) di un fenomeno come il terrorismo nell’Europa Occidentale
(periodo 1970-oggi).
Dati relativi alle entità degli attacchi mortali in
Europa Occidentali causati dal terrorismo dal 1970 a oggi. Fonte: Datagraver
modificata.
La tabella mostra
l’andamento degli attacchi mortali in Europa Occidentale dovuti ad atti
terroristici. Si noti che negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso i
dati assoluti erano molto più alti. In questo secolo sono drasticamente calati.
Ma è il picco del 2015 a fare paura, anche se è molto inferiore ai picchi degli
anni 70/80. Ancora una volta contano i fenomeni puntuali, di breve periodo,
quelli appunto enfatizzati dai media. Lo vediamo anche in campo economico.
Mentre scrivo questa lezione, siamo ai primi di agosto 2016. I mercati, che non
si sono preoccupati di Brexit e degli atti terroristici, soffrono del calo del
prezzo del petrolio.
La figura mostra l’andamento delle borse mondali
rispetto ai prezzi dei future sul petrolio, che avevano toccato un minimo da
tredici anni nel febbraio 2016. Da luglio sono di nuovo in calo. Fonte:
Bloomberg modificata.
La figura mostra bene la
delusione dei mercati che speravano di essersi lasciati per sempre alle spalle
i minimi del febbraio 2016. Questa tabella tocca il problema molto rilevante
per i mercati, e cioè la questione dei “punti di svolta”. I punti di “non
ritorno” emergono solo confrontando una prospettiva di lungo periodo con un
fenomeno puntuale, come ad esempio il punto di minimo dei tassi indicato nella
seconda figura di questa lezione. Esamineremo meglio tale questione nella
prossima lezione.
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