domenica 25 settembre 2016

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 191 – I punti di non-ritorno e i nuovi scenari



Nella lezione precedente ho affrontato la questione dell’attenzione. Più specificatamente, di quel tipo di attenzione che è rivolta ai fenomeni di lungo termine, e, viceversa, a quella rivolta agli eventi più puntuali,
quelli che risucchiano la nostra attenzione distogliendola dalle tendenze di lungo periodo. Tutti i classici “bias” cognitivi ed emotivi possono venire considerati dei fattori che catturano l’attenzione sul breve, e impediscono un esame delle “lunghe durate” collegate agli investimenti. Avevo citato la discesa dei tassi come un processo di lunga durata che sta subendo una svolta perché ha raggiunto una sorta di “pavimento”, giungendo così vicino al termine della corsa discendente e stabilizzandosi.


All’inizio di luglio 2016 si è toccato un punto di minimo dei tassi del Bund, cioè del rendimento del Bund decennale? Fonte: Bloomberg modificata.
Non è una tendenza che caratterizza solo il bund, cioè il decennale tedesco, ma anche quello statunitense. Si tratta cioè di una tendenza quasi mondiale.

E’ forse la fine della discesa del decennale USA? Anche la Brexit ha contribuito
al ribasso dei tassi. Fonte: Bloomberg modificata.
Proprio la discesa lunghissima dei tassi ha prodotto un altro “punto di svolta”, molto interessante per la composizione dei portafogli. Nel mondo anglosassone questa viene chiamata la “grande svolta”. Essa si riferisce al fatto che il rendimento del reddito fisso ha tradizionalmente sempre superato quello delle azioni, considerate più volatili e quindi più rischiose. Ragione per cui, se si sottraeva il valore del secondo a quello del primo, si otteneva un valore positivo, cioè più del 4% alla fine del secolo scorso negli USA, e comunque positivo negli altri paesi. E tuttavia, se il valore del primo diventa molto basso, inferiore all’1%, allora il risultato della sottrazione diventa negativo. E’ esattamente quello che sta succedendo di questi tempi, creando le condizioni per un “punto di svolta”, inusitato per la nostra generazione. Non è un fenomeno temporaneo né locale, come mostra la figura.

La grande svolta. Il valore dei rendimenti dei titoli decennali del tesoro negli USA, in UK e in Giappone ha un valore negativo se a esso si sottrae il valore dei dividendi, in quanto il primo non riesce a “compensarli”. Fonte: Economist modificata. 
E tuttavia la composizione media del portafoglio degli italiani, ancora una volta, sembra non essersi accorta nella maggior parte dei casi di questa svolta di lungo periodo, destinata a non cambiare in poco tempo. Proprio l’attenzione ai fenomeni puntuali, e non alle medie storiche di lungo periodo, fa sì che i punti di non ritorno, cioè i punti di svolta rispetto agli andamenti più che decennali, siano notati in ritardo, talvolta in forte ritardo.  Questo accentua un modo di pensare pigro, inerte, che non si accorge di quando i trend di lungo periodo hanno raggiunto una svolta. Pochi si sono purtroppo accorti che il mercato immobiliare in Italia dieci anni fa aveva toccato un punto di svolta, con prezzi da allora calanti rispetto al picco di allora, per l’appunto il cosiddetto “punto di non ritorno”.  Quei pochi che l’hanno intuito hanno venduto a prezzi che, in termini reali e tenendo conto della svalutazione dell’euro, non si vedranno probabilmente più per lungo tempo, forse mai più.
Anche oggi, poche persone si preoccupano, o per lo meno analizzano, gli eventuali punti di non ritorno che saranno rilevanti sui tempi lunghi. Per esempio, un fattore cruciale per i mercati sarà la produttività e il numero di persone in età di lavoro rispetto alla popolazione totale di un paese. Da questo punto di vista stiamo forse attraversando un punto di non ritorno: da ora in avanti le cose peggioreranno dappertutto tranne che negli Stati Uniti che, da questo punto di vista, appaiono come l’economia più sana.

Chi occuperà i posti di lavoro riuscendo così a mantenere  il tenore di vita del resto della popolazione? Solo gli Stati Uniti sembrano avere un trend positivo di qui alla fine del secolo. Fonte: Economist modificata.
Anche la produttività, e cioè il GDP per ora lavorata, non ha più il trend positivo della mia generazione (personalmente ho cominciato a lavorare veramente nel 1970).  Questo dovrebbe farci preoccupare rispetto al futuro dei nostri figli e nipoti.

Si pensava che la tecnologia facesse aumentare la produttività. Invece il trend è in calo. In Italia la situazione è particolarmente preoccupante. Eppure di questo “punto di non ritorno” poco si parla. Fonte: Economist modificata.
In conclusione, solo rispondendo al tema trattato nella lezione precedente, relativa al “valore complessivo” di una persona, e prendendo in considerazione “tempi lunghi”, si affronteranno le problematiche nuove della consulenza, quelli che sono gli ingredienti della “nuova/buona consulenza”. 
Con la MiFID, nel 2018 il costo della consulenza finanziaria inevitabilmente si ridurrà passando dai “costi impliciti” ai “costi espliciti”. La più grande e vecchia casa di gestione statunitense, la prima a introdurre i fondi passivi, anticipando gli Etf odierni, ha mostrato l’inevitabilità di questo graduale processo. Ecco un altro fenomeno che interesserà molto, almeno sui tempi lunghi, chi professa la consulenza finanziaria o intende accedere a questa professione.
Ed ecco perché ci si deve muovere per tempo verso la “nuova consulenza”.

La figura mostra l’aumento degli asset gestiti, e la parallela riduzione dei costi medi, presso Vanguard, tradizionale e affermata casa statunitense per la gestione degli asset. L’aumento degli asset gestiti ha più che compensato il calo del costo medio della consulenza per unità di “patrimonio”. Fonte: Economist modificata.

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