Nella
lezione precedente ho affrontato la questione dell’attenzione. Più specificatamente, di quel tipo di attenzione che è
rivolta ai fenomeni di lungo termine, e, viceversa, a quella rivolta agli
eventi più puntuali,
quelli che risucchiano la nostra attenzione distogliendola
dalle tendenze di lungo periodo. Tutti i classici “bias” cognitivi ed emotivi
possono venire considerati dei fattori che catturano l’attenzione sul breve, e
impediscono un esame delle “lunghe durate” collegate agli investimenti. Avevo
citato la discesa dei tassi come un processo di lunga durata che sta subendo
una svolta perché ha raggiunto una sorta di “pavimento”, giungendo così vicino
al termine della corsa discendente e stabilizzandosi.
All’inizio di luglio 2016 si è toccato un punto di
minimo dei tassi del Bund, cioè del rendimento del Bund decennale? Fonte:
Bloomberg modificata.
Non è una tendenza che
caratterizza solo il bund, cioè il decennale tedesco, ma anche quello
statunitense. Si tratta cioè di una tendenza quasi mondiale.
E’ forse la fine della discesa del decennale USA?
Anche la Brexit ha contribuito
al ribasso dei tassi. Fonte: Bloomberg modificata.
al ribasso dei tassi. Fonte: Bloomberg modificata.
Proprio la discesa
lunghissima dei tassi ha prodotto un altro “punto di svolta”, molto
interessante per la composizione dei portafogli. Nel mondo anglosassone questa
viene chiamata la “grande svolta”. Essa si riferisce al fatto che il rendimento
del reddito fisso ha tradizionalmente sempre superato quello delle azioni,
considerate più volatili e quindi più rischiose. Ragione per cui, se si
sottraeva il valore del secondo a quello del primo, si otteneva un valore
positivo, cioè più del 4% alla fine del secolo scorso negli USA, e comunque
positivo negli altri paesi. E tuttavia, se il valore del primo diventa molto
basso, inferiore all’1%, allora il risultato della sottrazione diventa
negativo. E’ esattamente quello che sta succedendo di questi tempi, creando le
condizioni per un “punto di svolta”, inusitato per la nostra generazione. Non è
un fenomeno temporaneo né locale, come mostra la figura.
La grande svolta. Il valore dei rendimenti dei titoli
decennali del tesoro negli USA, in UK e in Giappone ha un valore negativo se a
esso si sottrae il valore dei dividendi, in quanto il primo non riesce a
“compensarli”. Fonte: Economist modificata.
E tuttavia la composizione
media del portafoglio degli italiani, ancora una volta, sembra non essersi
accorta nella maggior parte dei casi di questa svolta di lungo periodo,
destinata a non cambiare in poco tempo. Proprio l’attenzione ai fenomeni
puntuali, e non alle medie storiche di lungo periodo, fa sì che i punti di non
ritorno, cioè i punti di svolta rispetto agli andamenti più che decennali, siano
notati in ritardo, talvolta in forte ritardo. Questo accentua un modo di
pensare pigro, inerte, che non si accorge di quando i trend di lungo periodo
hanno raggiunto una svolta. Pochi si sono purtroppo accorti che il mercato
immobiliare in Italia dieci anni fa aveva toccato un punto di svolta, con
prezzi da allora calanti rispetto al picco di allora, per l’appunto il
cosiddetto “punto di non ritorno”. Quei pochi che l’hanno intuito hanno
venduto a prezzi che, in termini reali e tenendo conto della svalutazione
dell’euro, non si vedranno probabilmente più per lungo tempo, forse mai più.
Anche oggi, poche persone
si preoccupano, o per lo meno analizzano, gli eventuali punti di non ritorno
che saranno rilevanti sui tempi lunghi. Per esempio, un fattore cruciale per i
mercati sarà la produttività e il numero di persone in età di lavoro rispetto
alla popolazione totale di un paese. Da questo punto di vista stiamo forse
attraversando un punto di non ritorno: da ora in avanti le cose peggioreranno
dappertutto tranne che negli Stati Uniti che, da questo punto di vista,
appaiono come l’economia più sana.
Chi occuperà i posti di lavoro riuscendo così a
mantenere il tenore di vita del resto della popolazione? Solo gli Stati
Uniti sembrano avere un trend positivo di qui alla fine del secolo. Fonte:
Economist modificata.
Anche la produttività, e
cioè il GDP per ora lavorata, non ha più il trend positivo della mia
generazione (personalmente ho cominciato a lavorare veramente nel 1970). Questo dovrebbe farci preoccupare rispetto al
futuro dei nostri figli e nipoti.
Si pensava che la tecnologia facesse aumentare la
produttività. Invece il trend è in calo. In Italia la situazione è
particolarmente preoccupante. Eppure di questo “punto di non ritorno” poco si
parla. Fonte: Economist modificata.
In conclusione, solo
rispondendo al tema trattato nella lezione precedente, relativa al “valore
complessivo” di una persona, e prendendo in considerazione “tempi lunghi”, si
affronteranno le problematiche nuove della consulenza, quelli che sono gli
ingredienti della “nuova/buona consulenza”.
Con la MiFID, nel 2018 il
costo della consulenza finanziaria inevitabilmente si ridurrà passando dai
“costi impliciti” ai “costi espliciti”. La più grande e vecchia casa di
gestione statunitense, la prima a introdurre i fondi passivi, anticipando gli
Etf odierni, ha mostrato l’inevitabilità di questo graduale processo. Ecco un
altro fenomeno che interesserà molto, almeno sui tempi lunghi, chi professa la
consulenza finanziaria o intende accedere a questa professione.
Ed ecco perché ci si deve
muovere per tempo verso la “nuova consulenza”.
La figura mostra l’aumento degli asset gestiti, e la
parallela riduzione dei costi medi, presso Vanguard, tradizionale e affermata
casa statunitense per la gestione degli asset. L’aumento degli asset gestiti ha
più che compensato il calo del costo medio della consulenza per unità di
“patrimonio”. Fonte: Economist modificata.
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