La
prima domanda, tornati dalla pausa estiva, è la seguente: quale sarà il futuro
della consulenza? Sarà forse soltanto collegato alla gestione dei risparmi e
alla conoscenza dell’andamento dei mercati e dei fatti economici e finanziari? La risposta a tale quesito è: no! Noi non sappiamo
esattamente quando
matureranno alcune linee di tendenza, ma la loro direzione è chiara, ed è importante prepararsi per questo futuro.
matureranno alcune linee di tendenza, ma la loro direzione è chiara, ed è importante prepararsi per questo futuro.
In primo luogo sarà reso
obbligatorio/operativo il costo della consulenza in termini espliciti, come
avviene per un commercialista, un avvocato o un dentista. Nelle parcelle di
questi professionisti vi sono dei costi “vincolati” e prestabiliti
corrispondenti alle pratiche svolte. Poi viene indicato “a parte” il costo del
tempo che si è tradotto nella prestazione offerta. Nel caso della consulenza
finanziaria e assicurativa spesso, ma non obbligatoriamente, il costo dei
prodotti in cui sono collocati i risparmi “contiene” anche la remunerazione del
consulente finanziario o dell’assicuratore (vi sono peraltro già oggi alcuni
“pionieri” dello scorporo). In gennaio la Commissione europea ha annunciato che
le aziende finanziarie, gli istituti di credito e i fondi d’investimento,
avranno un anno in più per prepararsi alle nuove regole di mercato concernenti
i diversi strumenti finanziari oggi esistenti. La direttiva, nota con
l’acronimo inglese MiFID 2 (Markets in Financial Instruments Directive), sembra
che entrerà in vigore il 3 gennaio 2018. La scadenza entro la quale prepararsi
all’entrata in vigore della direttiva MiFID 2 è stata spostata di un anno «per
prendere in considerazione le eccezionali difficoltà di applicazione delle
regole, regole a cui devono fare fronte i regolatori, così come i partecipanti
al mercato». L’annuncio “consente a banche e società di avere maggiore
chiarezza sul da farsi”, secondo il quotidiano il Sole-24Ore che ha più volte
dato notizia di questo rinvio. Se questa scadenza sarà rispettata, anche i
consulenti dovranno gradatamente abituarsi a rendere chiaro, cioè non più
implicito, il prezzo della loro consulenza, scorporandolo dal costo dei
prodotti di risparmio e/o assicurativi. Questa è una grande occasione per quella
che qui si è chiamata la “nuova consulenza”, una consulenza dedicata cioè a
tutto il “valore” nel suo complesso di un attore economico, e non solo al
valore dei risparmi che quella persona ha cumulato con il suo lavoro.
Immagine riprodotta sulla copertina di Economia nella
mente, in uscita a metà settembre presso Raffaello Cortina Editore.
Come Armando Massarenti ed
io approfondiamo nel libro che uscirà a metà settembre per i tipi di Raffaello
Cortina editore (L’economia nella mente,
ecco qui il disegno riportato sulla copertina, in anteprima!), la nuova
consulenza parte con una apparentemente semplice domanda: “Quanto vale una
persona?”. In sintesi, quattro sono le principali sezioni di cui si compone il
patrimonio di una persona che lavora:
1) investimenti
a breve e liquidità
2)
investimenti a medio lungo termine
3)
immobiliare
4)
capitale umano
Queste quattro componenti
sono molto diverse per natura, anche se tutte concorrono al complesso del
“valore di una persona umana”. In primis va ricordato che la domanda “quanto
vale una persona”, alludendo a tutto il nostro patrimonio, è indiscreta e
indelicata, e quindi va affrontata con grande tatto. Parte di questa
“indelicatezza” è riconducibile al fatto che il concetto di “capitale umano”
tende ad assimilare, secondo il gergo degli economisti, il capitale umano al
capitale economico. Invece, nella nostra cultura, non c’è sovrapposizione tra
le cose che valgono e le cose che hanno un prezzo: al contrario, le cose che
per noi valgono di più non hanno un prezzo e, nei loro confronti, proviamo una
sorta di pudore e resistenza a quantificarle in termini monetari.
Una volta che tale
articolazione in quattro livelli sarà resa esplicita, e verrà con attenzione e
cura gestita, allora emergerà il profilo della nuova consulenza che consiste
nell’affrontare questa casa del “nuovo consulente” in tutti i suoi piani, non
solo quelli “alti” della gestione tradizionale del risparmio.
La casa della nuova consulenza. La figura mostra la
simbolica casetta che dovrebbe proteggere ogni famiglia italiana. Ai piani
bassi ci si preoccupa di mettere in sicurezza la ricchezza immobiliare, quella
previdenziale e il capitale umano. Sistemati i piani bassi, ci si dedica al
tetto. Fonte: The Journal of Wealth
Management, Nicola Zanella, Winter 2014 citato in Paolo Legrenzi, Armando
Massarenti L’economia nella mente,
Raffaello Cortina editore, settembre 2016.
L’immagine della casetta è
utile per “fare ordine” in casa nostra seguendo i vari livelli in cui si
articola la domanda “quanto vale una persona?”. E tuttavia tale domanda può
essere fuorviante nella misura in cui ci induca a credere che i nostri risparmi
debbano stare dentro la nostra casa. Non solo nel senso più ovvio e
superficiale che le case, intese come investimenti immobiliari, sono un buon
ricettacolo per i risparmi, come ancora ritengono molti italiani (poco più di
un terzo, secondo i dati pubblicati su Plus24-Il Sole24Ore di sabato 30 luglio
a p.5, e commentati da Marco lo Conte). Ma, più precisamente, nel senso che
scatta una sorta di “riflesso pavloviano” – termine usato da Marco lo Conte –
tale per cui è rassicurante tutto ciò che è vicino a noi, familiare, noto,
insomma “è di casa”. Invece il mondo ormai è globale e tutto si sta
riavvicinando. In un mondo globale, i risparmi vanno diversificati
nell’universo-mondo, che non è poi così lontano, irraggiungibile. La figura di
un mappamondo ravvicinato ci serve come pro-memoria che permette di evitare le
trappole che possono essere implicite in una rappresentazione “ a casetta”.
Un’immagine del mondo che, globalizzandosi, si
riavvicina. La nostra casetta è “piccola”, ma i nostri risparmi vanno in tutto
il mondo, che si sta “restringendo”. Fonte: mia elaborazione su immagini
Economist.
Per capire quanto il mondo
sia globalizzato, si può considerare il prodotto interno lordo (GDP) di tutti i
paesi del mondo come una torta in cui le fette sono suddivise per il costo del
denaro: meno di zero, zero, da zero a 1%, e così via.
Il costo del denaro basso diventa sempre più basso in
tutto il mondo: la torta mondiale dei tassi. Fonte: Bloomberg modificata.
Ecco allora che scatta,
grazie al riflesso condizionato di cui sopra, l’equazione “tassi bassi uguale
mutui più mattone”, cioè: “TB = M + m”. Questo stato di cose “mentale”
conferma, ancora una volta (se ce ne era bisogno), le conclusioni del rapporto
2016 sul risparmio degli italiani di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi: “La crisi ci ha insegnato quali sono i
rischi dell’investimento immobiliare, ma non sembra aver mutato i giudizi …
segno che la proprietà dell’immobile corrisponde a un coacervo di valori che
vanno al di là di quelli economici …”.
Il rapporto del Centro
Einaudi allude, ma non spiega, questo “andare al di là” che giustifica il
riflesso condizionato: “TB = M + m”. Condizionato da che cosa? Esso non è
dovuto a problemi di gusto – quasi si trattasse di abbigliamento o moda – ma
all’applicazione di precisi meccanismi psicologici che, appunto, “vanno oltre”
una “buona educazione finanziaria” che si rivela insufficiente se essa
corrisponde solo alla conoscenza dell’economia e della finanza. Questa è la
tesi generale del nostro prossimo libro che, non a caso, s’intitola “L’economia
nella mente”.
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