Dall’aggiornamento del grafico delle performance dei mercati azionari da
inizio anno possiamo trarre ben pochi spunti rispetto ai tre mesi precedenti
giacché, pur nella diversa dinamica dei valori, i trend sono pressoché simili ma
la settimana appena conclusa presenta un quadro piuttosto inusuale; si è
conclusa infatti
come meglio non ci si poteva attendere.
Partiamo dal Giappone; sulle attese di nuove misure espansive la borsa
vola letteralmente chiudendo la settimana con un significativo +9,2%. Sempre a
oriente Hong Kong segue con la seconda performance settimanale, un confortante +5,3%.
Seguendo la rotta che porta all’Europa, Nuova Dehli registra un +2,6% e
Mosca un +3,1%.
Nella vecchia Europa, superata la paura di Brexit, i mercati azionari
festeggiano con Milano, Parigi e Francoforte sopra il 4% e Londra ancora
positiva, con un più modesto 1,2%. Al di là dell’Atlantico il Nasdaq e lo
S&P 500 chiudono la settimana in rialzo poco sotto il +1,5% ca. entrambe e
il Brasile chiude la rassegna con un incremento del 4,6%. Rimarchiamo infine che lo S&P 500 è al suo massimo storico,
a quota 2.161,74 a fronte dei 756,55 punti del marzo 2009, ossia siamo di
fronte a una crescita del +185%, tutta sviluppata nel bel mezzo di un
rallentamento economico globale.
In altre parole i mercati azionari si sono mossi all’unisono in un’unica
direzione, quella del rialzo. A dirla
così, verrebbe spontaneo infilarsi nella festa e partecipare, ma qualcosa
stona.
Certamente il fatto che la Bank of England abbia mantenuto i tassi
stabili è da ritenersi positivo; psicologicamente sta a significare che al
momento non si temono effetti da Brexit ma nessuno può razionalmente pensare
che una simile spaccatura non potrà avere conseguenza alcuna.
Vediamo gli altri fattori importanti che lasciano perplessi. Dal Beige
Book apprendiamo che da metà maggio a fine giugno la crescita Usa è stata
piuttosto evanescente, il che sta a indicare che l’economia stenta ancora a
decollare. Gli utili aziendali sono inoltre attesi in calo del 5,7%, non
propriamente una notizia confortante.
La Francia giovedì notte paga un tributo di sangue pesantissimo con
l’attentato di Nizza ma i mercati nemmeno lo considerano; eppure questa è la
conferma che siamo sotto tiro e ciò provocherà – in pieno periodo di vacanze –
minore disponibilità a viaggiare all’estero e conseguentemente minore spesa per
turismo. Guadagni attesi che sfumano.
In altri momenti simili situazioni avrebbero determinato, se non poderosi
scossoni, almeno qualche reazione negativa, ma in questo periodo nulla
impedisce ai mercati azionari di salire. Quale spiegazione dare?
Forse la migliore spiegazione ce la forniscono le cifre relative ai tassi
dell’obbligazionario. Che siano bassi oramai lo sanno anche i polli, ma quanto
bassi siano, lo avete verificato? Se non lo avete fatto qualche cifra la
portiamo noi alla vostra attenzione. Bond Usa a 10 anni, 1,55%; in Europa il
Bund tedesco decennale remunera lo 0,0035%, quello francese è allo 0,2291%,
quello italiano al 1,25% e la Svizzera paga (si fa per dire) il decennale
-0,6056%. Sottolineiamo che in
Svizzera i tassi sono negativi ormai sino alle scadenze cinquantennali
!!! In Giappone le cose vanno esattamente nello stesso modo: -0,24% il
decennale e lo 0,18% il trentennale.
Adesso possiamo meglio comprendere perché le borse non mollano e
continuano a salire. Se le alternative di rendimento sono queste, i dividendi
aziendali sono senza dubbio maggiormente remunerativi, dunque si trasferiscono
gli investimenti dalle obbligazioni alle azioni e il rendimento resta
soddisfacente. Questo flusso di acquisti fa ovviamente salire i listini e i
prezzi delle azioni.
E’ vero che restano due “piccoli” problemi sul tappeto, ma evidentemente
gli operatori sono certi di poterli evitare.
Il primo è quello dell’aumento del rischio nel portafoglio di
investimento. Nel caso di cadute delle quotazioni ben diverse tra i due
comparti sono le perdite a cui si va incontro e quello più sensibile è indubbiamente
quello azionario.
Il secondo è quello di essere convinti che si avrà sicuramente il tempo
di capire quando il gioco non varrà più la candela e saranno gli altri quelli
che resteranno con il cerino acceso in mano.
Purtroppo gli operatori professionali commettono questi errori con il
loro denaro, spesso, ma altrettanto spesso accade a quello a loro affidato dai
risparmiatori. In secondo luogo negli stessi mercati operano direttamente o
indirettamente gli stessi risparmiatori e storicamente non sono quelli più
rapidi a capire il cambio di direzione del vento.
E’ come salire su un albero molto alto. Più in alto si sale e meno
robusto è il fusto che sostiene lo scalatore e, più in alto si sale, peggiore
sarà il danno subito in caso di caduta. Ricordiamoci allora che le borse non
saliranno all’infinito e che anche gli alberi più alti, in cima, sono piuttosto
deboli.
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