domenica 17 luglio 2016

LE BORSE CONTINUANO A CRESCERE. E’ COME SALIRE SU UN ALBERTO MOLTO ALTO …


Dall’aggiornamento del grafico delle performance dei mercati azionari da inizio anno possiamo trarre ben pochi spunti rispetto ai tre mesi precedenti giacché, pur nella diversa dinamica dei valori, i trend sono pressoché simili ma la settimana appena conclusa presenta un quadro piuttosto inusuale; si è conclusa infatti
come meglio non ci si poteva attendere.

Partiamo dal Giappone; sulle attese di nuove misure espansive la borsa vola letteralmente chiudendo la settimana con un significativo +9,2%. Sempre a oriente Hong Kong segue con la seconda performance settimanale, un confortante +5,3%.

Seguendo la rotta che porta all’Europa, Nuova Dehli registra un +2,6% e Mosca un +3,1%.

Nella vecchia Europa, superata la paura di Brexit, i mercati azionari festeggiano con Milano, Parigi e Francoforte sopra il 4% e Londra ancora positiva, con un più modesto 1,2%. Al di là dell’Atlantico il Nasdaq e lo S&P 500 chiudono la settimana in rialzo poco sotto il +1,5% ca. entrambe e il Brasile chiude la rassegna con un incremento del 4,6%. Rimarchiamo infine che lo S&P 500 è al suo massimo storico, a quota 2.161,74 a fronte dei 756,55 punti del marzo 2009, ossia siamo di fronte a una crescita del +185%, tutta sviluppata nel bel mezzo di un rallentamento economico globale.


In altre parole i mercati azionari si sono mossi all’unisono in un’unica direzione, quella del rialzo.  A dirla così, verrebbe spontaneo infilarsi nella festa e partecipare, ma qualcosa stona.

Certamente il fatto che la Bank of England abbia mantenuto i tassi stabili è da ritenersi positivo; psicologicamente sta a significare che al momento non si temono effetti da Brexit ma nessuno può razionalmente pensare che una simile spaccatura non potrà avere conseguenza alcuna.

Vediamo gli altri fattori importanti che lasciano perplessi. Dal Beige Book apprendiamo che da metà maggio a fine giugno la crescita Usa è stata piuttosto evanescente, il che sta a indicare che l’economia stenta ancora a decollare. Gli utili aziendali sono inoltre attesi in calo del 5,7%, non propriamente una notizia confortante.

La Francia giovedì notte paga un tributo di sangue pesantissimo con l’attentato di Nizza ma i mercati nemmeno lo considerano; eppure questa è la conferma che siamo sotto tiro e ciò provocherà – in pieno periodo di vacanze – minore disponibilità a viaggiare all’estero e conseguentemente minore spesa per turismo. Guadagni attesi che sfumano.

In altri momenti simili situazioni avrebbero determinato, se non poderosi scossoni, almeno qualche reazione negativa, ma in questo periodo nulla impedisce ai mercati azionari di salire. Quale spiegazione dare?

Forse la migliore spiegazione ce la forniscono le cifre relative ai tassi dell’obbligazionario. Che siano bassi oramai lo sanno anche i polli, ma quanto bassi siano, lo avete verificato? Se non lo avete fatto qualche cifra la portiamo noi alla vostra attenzione. Bond Usa a 10 anni, 1,55%; in Europa il Bund tedesco decennale remunera lo 0,0035%, quello francese è allo 0,2291%, quello italiano al 1,25% e la Svizzera paga (si fa per dire) il decennale -0,6056%. Sottolineiamo che in Svizzera i tassi sono negativi ormai sino alle scadenze cinquantennali !!! In Giappone le cose vanno esattamente nello stesso modo: -0,24% il decennale e lo 0,18% il trentennale.

Adesso possiamo meglio comprendere perché le borse non mollano e continuano a salire. Se le alternative di rendimento sono queste, i dividendi aziendali sono senza dubbio maggiormente remunerativi, dunque si trasferiscono gli investimenti dalle obbligazioni alle azioni e il rendimento resta soddisfacente. Questo flusso di acquisti fa ovviamente salire i listini e i prezzi delle azioni.

E’ vero che restano due “piccoli” problemi sul tappeto, ma evidentemente gli operatori sono certi di poterli evitare.

Il primo è quello dell’aumento del rischio nel portafoglio di investimento. Nel caso di cadute delle quotazioni ben diverse tra i due comparti sono le perdite a cui si va incontro e quello più sensibile è indubbiamente quello azionario.

Il secondo è quello di essere convinti che si avrà sicuramente il tempo di capire quando il gioco non varrà più la candela e saranno gli altri quelli che resteranno con il cerino acceso in mano.

Purtroppo gli operatori professionali commettono questi errori con il loro denaro, spesso, ma altrettanto spesso accade a quello a loro affidato dai risparmiatori. In secondo luogo negli stessi mercati operano direttamente o indirettamente gli stessi risparmiatori e storicamente non sono quelli più rapidi a capire il cambio di direzione del vento.

E’ come salire su un albero molto alto. Più in alto si sale e meno robusto è il fusto che sostiene lo scalatore e, più in alto si sale, peggiore sarà il danno subito in caso di caduta. Ricordiamoci allora che le borse non saliranno all’infinito e che anche gli alberi più alti, in cima, sono piuttosto deboli.


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