Che cosa vuol dire passare
dalla consulenza tradizionale, basata sulla finanza comportamentale, a una
nuova forma di consulenza, centrata su un’assistenza totale e volta a una più
ampia area “affettiva”, alla sicurezza e al futuro della persona-cliente?
In che cosa consiste, in sintesi, quella che è la
consulenza classica?
Essa è basata sul
triangolo tradizionale:
Il triangolo tradizionale ha tre lati così definibili:
Ø
1 lato che congiunge il
CLIENTE al CONSULENTE
Ø
2 lato che congiunge il
CONSULENTE al PORTAFOGLIO
Ø
3 lato che congiunge il
CLIENTE al PORTAFOGLIO
Tradizionalmente l’economia e la finanza sono le
discipline che declinano il lato 2, mentre la finanza comportamentale declina
il lato 3. In sintesi l’opportunità di avere un consulente discende dal fatto
che il cliente non sa gestire bene da solo il suo portafoglio a causa delle
sistematiche distorsioni cognitive e emotive. La finanza comportamentale si
occupa dei modi con cui tali distorsioni possono confondere il cliente
impedendogli una gestione razionale dei suoi risparmi. In altre parole il lato
3 è complementare al lato 2 e rende proficua la consulenza.
Secondo tale approccio, se non ci fossero le
distorsioni sistematiche del lato 3, non ci sarebbe neppure bisogno della
consulenza perché i clienti saprebbero gestire i portafogli in modo efficiente.
E tuttavia tutto ciò riguarda solo una buona gestione della coppia
“cliente-portafoglio”, non una “cura totale”, quella cui si è accennato, anche
se per ora in modi vaghi.
Se vogliamo
capire come funziona questa nuova consulenza, dobbiamo fare un passo indietro e
riflettere sulla natura del lato 2. Qui non vogliamo parlare delle
tecniche di gestione del portafoglio – che non è il nostro mestiere ed esula
dal compito di queste lezioni. Desideriamo invece analizzare il tipo di
risparmiatore che è presupposto dal paradigma di persona implicito
nell’economia classica e neo-classica, da Adam Smith sino a oggi.
In primo luogo va ricordato che questo “modello di
persona” è molto solido perché costituisce un paradigma che ha resistito a
tutti i cambiamenti per più di due secoli. Esso precede la nascita della
psicologia scientifica ed è tuttora valido, tant’è che viene insegnato appena
si incomincia a studiare economia. Come funziona in sintesi tale modello?
Con le parole di Adam Smith (1776):
Ogni individuo cerca i più vantaggiosi investimenti
per i capitali di cui dispone. Cerca di perseguire il suo vantaggio, e non
quello della società. E tuttavia la ricerca del suo vantaggio conduce
naturalmente, o meglio necessariamente, alla preferenza per investimenti che
sono i più vantaggiosi per la società … L’individuo è in cerca solo del suo
guadagno ed è guidato, in questa ricerca, così come in molti altri casi, da una
mano invisibile che raggiunge un fine che non era nelle intenzioni
dell’individuo.
Queste affermazioni sono alla base di un modello del
comportamento che, dal punto di vista del modo di funzionare delle persone,
postula due principi:
Ø
Individualismo: ogni
individuo prende le decisioni indipendentemente dagli altri, in funzione dei
suoi interessi personali.
Ø
Massimizzazione: le decisioni
vengono prese dagli individui allo scopo di massimizzare il loro
benessere personale.
Dal punto di vista dell’economia, il passaggio a cui
abbiamo assistito in questi ultimi decenni, solitamente chiamato
“neo-classico”, ha permesso di trasformare le idee fondamentali di Smith in
assiomi matematici che possono venire utilizzati per descrivere il
funzionamento dell’economia in termini matematici. Potremmo dire, al limite,
che gli economisti neoclassici ritengono che la loro impresa scientifica
consista nello scoprire dei modelli economici universali che descrivano il
funzionamento dell’economia così come la fisica newtoniana è fatta di leggi che
descrivono i comportamenti degli oggetti.
Dal punto di vista della psicologia, questa ulteriore
matematizzazione dei due principi di Adam Smith non è rilevante nella misura in
cui questa non mette in discussione i due assiomi a fondamento della teoria.
Come ha ricordato l’ex-governatore della Federal Reserve, Alan Greenspan, in
occasione della Adam Smith Memorial Lecture - nel 2005 a Kircaldy, in
Scozia - la dimostrazione di Smith dell’inerente stabilità e crescita di quello
che oggi chiamiamo libero capitalismo di mercato poggia sui due principi già
descritti e su un terzo principio, che è la loro conseguenza in termini
di equilibrio:
Ø Equilibrio: il risultato
di tutte queste decisioni individuali massimizzanti (di cui in 1 e 2) è un
sistema stabile in ottimo equilibrio.
La differenza cruciale tra il lavoro degli economisti
e quello dei fisici è che i primi non hanno sottoposto a verifica sperimentale
il loro modello di comportamento umano basato su individualismo e
massimizzazione. E’ proprio questa verifica sperimentale che ha dato origine
alla finanza comportamentale. Quest’ultima può venir intesa come una versione
psicologica dell’economia neoclassica, una versione cioè che tenga presente i
modi effettivi di pensare e di emozionarsi degli individui.
Svilupperemo questi punti nelle prossime lezioni,
sempre tenendo presente che il nostro scopo è argomentare a favore di quella
che chiameremo “nuova consulenza”, una consulenza volta cioè al benessere
complessivo delle persone, alla loro sicurezza, e non solo alla crescita dei
portafogli.
Per ora mi limito a
presentare un dato che mi sembra confortare la tesi della “nuova consulenza”
che svilupperò nelle prossime lezioni. Si tratta del valore complessivo, nei 15
paesi più ricchi tra cui l’Italia, di azioni, titoli a reddito e fisso e
immobili (dal 1970) a partire dal 1800.
La figura indica il valore complessivo, nei 15 paesi
più ricchi tra cui l’Italia,
di azioni, titoli a reddito e fisso e immobili,
dall’inizio del 1800.
Fonte: Deutsche Bank Ufficio Studi.
Come si può vedere dalla figura, solo un secolo fa e
alla fine degli anni quaranta del secolo scorso questo valore aveva raggiunto
livelli così alti. In particolare, per quanto riguarda quello che in questa
lezione abbiamo chiamato il lato 2 del triangolo, va osservato che le azioni
sono sempre care su base storica, malgrado la recente correzione, e le
obbligazioni non sono mai state così care. Questo implica che è improbabile che
nei prossimi anni i rendimenti siano quelli a cui molti risparmiatori si sono
abituati nel passato. A maggior ragione la consulenza non va identificata in
termini riduttivi come i consigli di un tecnico concernenti soltanto il
portafoglio, ma va vista nell’ottica più ampia della “nuova consulenza”.
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