EVENTI STRAORDINARI CONDIZIONANO (POCO) I
MERCATI
Avevamo appena lasciato alle spalle una
settimana intorbidita dall’avvio della Brexit e dal dietrofont di Trump
sull’Obama-care che gli eventi straordinari si ripresentano prepotentemente
alla ribalta.
Da una parte le dichiarazioni di Draghi sulla volontà di
proseguire nella sua politica espansiva e dall’altra la Fed che manifesta
l’intenzione di ridurre gradualmente la liquidità immessa nel sistema. Niente
di meglio per confondere le idee degli investitori che ribadire la divergenza
delle politiche delle due banche centrali quando le agenzie battono le notizie
dei tre eventi che colpiscono il mondo intero.
Stiamo parlando naturalmente dell’ennesimo
lancio di missili da parte di Kim-Jong-Un che stavolta irrita fortemente il
presidente americano, del lancio dei missili sulle postazioni aeroportuali
militari siriane - ordinato dallo stesso Trump - quale ammonimento dell’atto
criminale dell’aviazione di Bashar al-Assad e dell’ennesimo attentato
terroristico che colpisce la capitale del paese più accogliente d’Europa, la
civilissima Stockholm.
Tutto questo in concomitanza con la visita alla
Casa Bianca del leader cinese Xi-Jinping, meeting dal quale ci si attendeva un
confronto – magari duro – sul commercio internazionale e che invece va ad
assumere una connotazione ben più profonda e delicata.
Un paio di decenni or sono avremmo visto i
mercati ballare significativamente ma i tempi sono diversi e una certa
assuefazione si è impadronita dei già duri cuori degli operatori finanziari. La
reazione è stata freddamente composta e la volatilità è salita di poco;
evidentemente si è in attesa di sviluppi ma prevale la convinzione che alla
fine nulla di estremamente grave possa accadere.
Le analisi e le previsioni politiche non ci
competono e andiamo allora a vedere cosa è accaduto sui mercati questa
settimana.
LA
SETTIMANA DEI MERCATI AZIONARI
Dal grafico appare evidente che il segno
negativo è quello prevalente e non poteva che essere così. Solamente la piazza
di Shangai ci offre un incremento settimanale soddisfacente, con un rialzo che
ha sfiorato il 2% mentre gli altri mercati del paniere che chiudono in rialzo
la settimana lo fanno con percentuali molto contenute. Segue infatti Hong Kong
(che sempre Cina è …) con un incremento dello 0,54% mentre Parigi, Londra e
Mumbay chiudono la settimana con crescite che vanno dallo 0,25 allo 0,36%. I
due terzi degli indici del paniere invece si trovano in area negativa.
Nessuno ribasso preoccupante con Tokyo che
registra la perdita maggiore, l’1,29%, seguita da Milano e Francoforte con
ribassi rispettivamente dello 0,94 e 0,71%. Dietro loro il mercato brasiliano a
-0,60% e il Nasdaq a -0.57%, mercato che in settimana aveva anche ritoccato il
suo record storico. Gli altri mercati chiudono con dei marginali ribassi
compresi fra il -0.03% di Mosca e il -0,30% dello S&P 500.
Nessuna reazione
particolarmente negativa, dunque, e come si può ben vedere nessun cambiamento
importante delle performance da inizio anno rispetto alla precedente
settimana.
CI
GUADAGNANO I MERCATI OBBLIGAZIONARI
Se da una parte l’euforia rialzista, che aveva
caratterizzato la corsa all’azionario nei primi due mesi dell’anno sembra
essersi affievolita, dall’altra ne stanno beneficiando i mercati obbligazionari
che registrano un incremento della domanda e un conseguente calo dei
rendimenti. Da un mese a questa parte, infatti, i titoli decennali che teniamo
sotto osservazione - ai massimi rendimenti nella prima metà del mese di marzo -
sono uniformemente calati e in modo
particolare quelli tedeschi. E’ indubbio che un moderato flight to quality sia
in atto, magari temporaneamente, in attesa del risultato elettorale francese e
dello sviluppo della situazione politica internazionale che potrebbe divenire
più delicata nell’immediato futuro.
A fine settimana il nostro btp resta il più
remunerativo fra i titoli decennali del paniere, con un rendimento del 2,37%,
mentre il più avaro di ritorni reddituali resta il bund tedesco con una
remunerazione annuale dello 0,23%. Segnaliamo infine che il decennale
britannico ha diminuito i suoi rendimenti di ca. il 20% da inizio anno e del
25% dai massimi di fine gennaio, con tanti saluti alla Brexit.
Infine lo spread chiude la settimana a 198,10, a
ribadire la forza relativa del bund tedesco sul corrispondente titolo italiano.
Persiste, da un mese a questa parte, la
debolezza dell’euro contro tutte le quattro valute del nostro paniere e in
particolar modo verso lo yen giapponese. Sulla valuta nipponica questa tendenza
è in atto sin dall’inizio dell’anno e siamo ora a -4,5% contro la valuta del
sol levante.
Da inizio anno invece la tendenza su dollaro,
sterlina e yuan è quella di una moderata stabilità anche se le oscillazioni non
sono mancate, in modo particolare nei confronti dello yuan cinese.
Ferma restando la difficoltà di fare previsioni
sul mercato valutario non possiamo che ribadire la nostra convinzione che i
risultati delle tornate elettorali in Europa, se favorevoli agli schieramenti
antieuropeisti, e le decisioni delle banche centrali potrebbero far salire le
probabilità di un’impennata della volatilità dei rapporti di cambio. Il
consiglio pertanto è quello di tenersi lontani da azzardi speculativi - pur
perseguendo una moderata diversificazione valutaria - evitando accuratamente di
operare autonomamente e affidandosi alla professionalità e all’esperienza di un
valido consulente.
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