domenica 9 aprile 2017

MERCATI FINANZIARI: OSSERVATORIO DEL 7/4/2017



EVENTI STRAORDINARI CONDIZIONANO (POCO) I MERCATI

Avevamo appena lasciato alle spalle una settimana intorbidita dall’avvio della Brexit e dal dietrofont di Trump sull’Obama-care che gli eventi straordinari si ripresentano prepotentemente alla ribalta.
Da una parte le dichiarazioni di Draghi sulla volontà di proseguire nella sua politica espansiva e dall’altra la Fed che manifesta l’intenzione di ridurre gradualmente la liquidità immessa nel sistema. Niente di meglio per confondere le idee degli investitori che ribadire la divergenza delle politiche delle due banche centrali quando le agenzie battono le notizie dei tre eventi che colpiscono il mondo intero.

Stiamo parlando naturalmente dell’ennesimo lancio di missili da parte di Kim-Jong-Un che stavolta irrita fortemente il presidente americano, del lancio dei missili sulle postazioni aeroportuali militari siriane - ordinato dallo stesso Trump - quale ammonimento dell’atto criminale dell’aviazione di Bashar al-Assad e dell’ennesimo attentato terroristico che colpisce la capitale del paese più accogliente d’Europa, la civilissima Stockholm.

Tutto questo in concomitanza con la visita alla Casa Bianca del leader cinese Xi-Jinping, meeting dal quale ci si attendeva un confronto – magari duro – sul commercio internazionale e che invece va ad assumere una connotazione ben più profonda e delicata.

Un paio di decenni or sono avremmo visto i mercati ballare significativamente ma i tempi sono diversi e una certa assuefazione si è impadronita dei già duri cuori degli operatori finanziari. La reazione è stata freddamente composta e la volatilità è salita di poco; evidentemente si è in attesa di sviluppi ma prevale la convinzione che alla fine nulla di estremamente grave possa accadere.

Le analisi e le previsioni politiche non ci competono e andiamo allora a vedere cosa è accaduto sui mercati questa settimana.



LA SETTIMANA DEI MERCATI AZIONARI

Dal grafico appare evidente che il segno negativo è quello prevalente e non poteva che essere così. Solamente la piazza di Shangai ci offre un incremento settimanale soddisfacente, con un rialzo che ha sfiorato il 2% mentre gli altri mercati del paniere che chiudono in rialzo la settimana lo fanno con percentuali molto contenute. Segue infatti Hong Kong (che sempre Cina è …) con un incremento dello 0,54% mentre Parigi, Londra e Mumbay chiudono la settimana con crescite che vanno dallo 0,25 allo 0,36%. I due terzi degli indici del paniere invece si trovano in area negativa.

Nessuno ribasso preoccupante con Tokyo che registra la perdita maggiore, l’1,29%, seguita da Milano e Francoforte con ribassi rispettivamente dello 0,94 e 0,71%. Dietro loro il mercato brasiliano a -0,60% e il Nasdaq a -0.57%, mercato che in settimana aveva anche ritoccato il suo record storico. Gli altri mercati chiudono con dei marginali ribassi compresi fra il -0.03% di Mosca e il -0,30% dello S&P 500.

Nessuna reazione particolarmente negativa, dunque, e come si può ben vedere nessun cambiamento importante delle performance da inizio anno rispetto alla precedente settimana.  


CI GUADAGNANO I MERCATI OBBLIGAZIONARI

Se da una parte l’euforia rialzista, che aveva caratterizzato la corsa all’azionario nei primi due mesi dell’anno sembra essersi affievolita, dall’altra ne stanno beneficiando i mercati obbligazionari che registrano un incremento della domanda e un conseguente calo dei rendimenti. Da un mese a questa parte, infatti, i titoli decennali che teniamo sotto osservazione - ai massimi rendimenti nella prima metà del mese di marzo - sono uniformemente calati  e in modo particolare quelli tedeschi. E’ indubbio che un moderato flight to quality sia in atto, magari temporaneamente, in attesa del risultato elettorale francese e dello sviluppo della situazione politica internazionale che potrebbe divenire più delicata nell’immediato futuro.

A fine settimana il nostro btp resta il più remunerativo fra i titoli decennali del paniere, con un rendimento del 2,37%, mentre il più avaro di ritorni reddituali resta il bund tedesco con una remunerazione annuale dello 0,23%. Segnaliamo infine che il decennale britannico ha diminuito i suoi rendimenti di ca. il 20% da inizio anno e del 25% dai massimi di fine gennaio, con tanti saluti alla Brexit.

Infine lo spread chiude la settimana a 198,10, a ribadire la forza relativa del bund tedesco sul corrispondente titolo italiano.


 IL MERCATO VALUTARIO

Persiste, da un mese a questa parte, la debolezza dell’euro contro tutte le quattro valute del nostro paniere e in particolar modo verso lo yen giapponese. Sulla valuta nipponica questa tendenza è in atto sin dall’inizio dell’anno e siamo ora a -4,5% contro la valuta del sol levante.

Da inizio anno invece la tendenza su dollaro, sterlina e yuan è quella di una moderata stabilità anche se le oscillazioni non sono mancate, in modo particolare nei confronti dello yuan cinese. 


Ferma restando la difficoltà di fare previsioni sul mercato valutario non possiamo che ribadire la nostra convinzione che i risultati delle tornate elettorali in Europa, se favorevoli agli schieramenti antieuropeisti, e le decisioni delle banche centrali potrebbero far salire le probabilità di un’impennata della volatilità dei rapporti di cambio. Il consiglio pertanto è quello di tenersi lontani da azzardi speculativi - pur perseguendo una moderata diversificazione valutaria - evitando accuratamente di operare autonomamente e affidandosi alla professionalità e all’esperienza di un valido consulente.  



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