Per
concludere con le sorprese, e su come queste devono venire utilizzate per
mostrare ai clienti le funzioni insostituibili di un consulente. Rispetto al
senso comune ci sono le sorprese “classiche”, quando cioè siamo a un punto di
svolta, al cambiamento di una tendenza che si era confermata a lungo, anno dopo
anno, consolidandosi così nelle menti anche degli esperti.
Ecco un esempio recente. Nel
febbraio 2017
si è rovesciata una tendenza di lungo periodo producendo un
effetto stupefacente, almeno per gli americani: gli USA sono diventati
esportatori netti e non importatori di petrolio dall’America latina, come lo
erano sempre stati in precedenza. Un dato sorprendente, che va preso in
considerazione nell’esame dei cambiamenti geo-politici in atto nel mondo
americano, anche con le recenti elezioni di Trump.
Dopo anni gli USA esportano e non importano petrolio dall’America latina.
Esempio di sorpresa come inversione di tendenza. Fonte: Bloomberg modificata.
Così come cambiano sui tempi lunghi certe relazioni economiche, per esempio
l’import-export del petrolio nelle Americhe, cambiano anche gli atteggiamenti.
E un profondo cambio di atteggiamenti può sorprendere. Si pensi all'inversione
nei giudizi di gradimento dell’Europa da parte degli italiani, i più entusiasti
alla fine degli anni Novanta del secolo scorso. Ora se guardiamo, a quasi
vent’anni di distanza, gli effetti economici non possiamo più sorprenderci
della delusione che venti anni fa sarebbe stata imprevedibile.
La figura mostra come l'economia italiana si sia espansa dal 1998 del 6,2%
mentre la popolazione italiana è cresciuta del 6,6%: il risultato netto è un
calo del prodotto nazionale lordo pro capite. Fonte: Bloomberg modificata.
La figura mostra in modo chiaro le
radici economiche di tale delusione. E mostra anche la necessità di un
consulente: il risparmio degli italiani è stato mal differenziato. Ben il 97% è
concentrato in Italia, quasi nulla sui mercati tedeschi, giusto per fare un
esempio concernente i casi opposti indicati in figura.
In un ambito più "mentale" e meno materiale, il 2017 segna un altro dato stupefacente: l’inversione nella gerarchia mondiale di rilevanza dei marchi. Questa gerarchia per anni è stata dominata dai prodotti di largo consumo, quelli che si consumavano tutti i giorni, come la Coca-Cola. Poi sono arrivati i marchi dei prodotti che sono, per così dire, un’estensione della nostra mente: i computer. Ecco sorgere la supremazia di Apple, la casa più innovativa e di successo, che ha superato i marchi dei prodotti di largo consumo. Nel 2017 il marchio Google ha raggiunto, secondo la classifica di Brand Finance Global 500, il valore di 110 miliardi di dollari, superando così di poco il marchio Apple, quello della multinazionale degli i-Phone, ferma a 108 miliardi. E’ un primato interessante da un punto di vista economico e finanziario perché questo marchio denota quella che possiamo considerare la più grande "enciclopedia" del mondo, un’enciclopedia globale, consultabile da tutti.
In un ambito più "mentale" e meno materiale, il 2017 segna un altro dato stupefacente: l’inversione nella gerarchia mondiale di rilevanza dei marchi. Questa gerarchia per anni è stata dominata dai prodotti di largo consumo, quelli che si consumavano tutti i giorni, come la Coca-Cola. Poi sono arrivati i marchi dei prodotti che sono, per così dire, un’estensione della nostra mente: i computer. Ecco sorgere la supremazia di Apple, la casa più innovativa e di successo, che ha superato i marchi dei prodotti di largo consumo. Nel 2017 il marchio Google ha raggiunto, secondo la classifica di Brand Finance Global 500, il valore di 110 miliardi di dollari, superando così di poco il marchio Apple, quello della multinazionale degli i-Phone, ferma a 108 miliardi. E’ un primato interessante da un punto di vista economico e finanziario perché questo marchio denota quella che possiamo considerare la più grande "enciclopedia" del mondo, un’enciclopedia globale, consultabile da tutti.
Non più la nostra mente esterna,
come quella di computer e smartphone, ma la mente esterna dell’umanità. Non più
il marchio di un prodotto materiale. Ma il marchio di una funzione immateriale.
Una funzione sostitutiva non solo della nostra memoria personale. Ma di quella
collettiva, quella di tutta l’umanità. Una memoria globale che contiene tutti i
documenti “pubblici” prodotti dall’umanità. Mentre prima erano i prodotti a
chiamarci con le loro promesse e desiderabilità, ora il marchio più noto è uno
specchio delle nostre conoscenze e delle nostre culture (cfr. Massimiliano
Panarari, La resa di Apple. Il marchio più forte è Google, La Stampa,
1-2-2017, p. 21).
Questa supremazia dell’immateriale,
con il fascino che ne deriverà, avrà a che fare, purtroppo, anche con la
gestione dei risparmi, in quanto potrà rendere seducenti i cosiddetti
“robo-advisor”, cioè i consigli di gestione attingibili dalla rete e forniti da
varie case di gestione dei prodotti. Come si è visto con l’ultima figura, il
problema del risparmiatore medio italiano non è quello di sostituire un
consulente naturale con uno artificiale (più economico, ma non così tanto più
economico, a guardare i dati relativi ai robo-advisor basati su portafogli
modello disponibili in Italia, secondo Pieremilio Gadda, Investire con i Robot, Corriereconomia,
30-1-2107, p. 26-27). Come spiego nel cap. 5 del mio “Economia nella mente”, il problema dei risparmiatori/investitori
italiani è quello di proteggere tutto il valore della persona, senza tenere
masse liquide e immobili in funzione della sicurezza e del "non si sa
mai". Il successo dei robo-advisor negli USA si spiega anche con la loro
situazione di grande dispersione della consulenza, quasi assente nelle grandi
regioni centrali dove abbiamo centri urbani radi e molto distanti.
La figura mostra la localizzazione molto differenziata dei consulenti
finanziari negli Stati Uniti. Fonte: Bloomberg modificata.
In conclusione, che cosa possiamo
inferire da tali analisi che riguarda il dominio articolato e interessante del
concetto di sorpresa? Se il vostro tentativo consiste nel prevedere
quello che succederà in futuro, cercando di vendere o comprare in anticipo
tutto il mercato, cioè un indice, così da riuscire ad approfittare prima degli
altri di quello che verrà considerato dai più sorprendente, possiamo concludere
che vi ponete un obiettivo che è molto difficile da ottenere per la presenza,
appunto, di molte "sorprese".
Per esempio, sappiamo quanto sia
diventata, di questi tempi, dura la vita degli hedge fund, i fondi basati
appunto su scommesse sul futuro. Come ho già detto, la spiegazione più semplice
del presunto funzionamento di un hedge fund è stata data con un esempio
sportivo dal matematico inglese John Barrow, che insegna a Cambridge (100 cose che non sapevi di non sapere sulla
matematica e le arti, Mondadori 2016, p. 101).
Il presupposto dell’operazione sono
almeno due persone che hanno attese diverse circa quello che succederà in
futuro.
Supponiamo che Matteo sia convinto
che la Juventus vincerà il campionato 2016 con una probabilità di 5/8 e Giulio
sia convinto che lo vincerà il Napoli con una probabilità di 3/4. Allora noi,
in analogia al gestore di un fondo hedge, scommettiamo con Matteo che gli
pagheremo 2 euro se la Juventus vincerà il campionato e che lui ce ne pagherà 3
se perderà. Matteo è contento di giocare questa scommessa perché, secondo
la sua convinzione, la vincita prevista è di 2 x 5/8 – 3 x 3/8 = € 0,125.
Inoltre scommettiamo con Giulio che gli pagheremo 2 euro se il Napoli vincerà e
che lui ce ne pagherà 3 se vincerà la Juventus.
Anche in questo caso Giulio accetta
la scommessa perché, sempre secondo le sue stime, il saldo è di nuovo positivo:
2 x 3/4 – 3 x 1/4 = € 0,75. E a noi, che facciamo le due scommesse, che
cosa può succedere? Succederà che in ogni caso non potremo perdere soldi. Sia
che vinca la Juventus sia che vinca il Napoli, noi riceveremo tre euro da
Matteo oppure da Giulio, e ne pagheremo solo due. In teoria il meccanismo
funziona perfettamente, ma solo se troviamo nel mondo aspettative molto diverse
sull’esito di un evento incerto di cui sapremo il risultato in futuro. In
pratica, invece, oggi gli hedge fund non riescono a trovare situazioni così
favorevoli come le divergenze di opinione di Matteo e di Giulio. Questo è
dovuto a molti motivi. Non trascurabile è il fatto che i mercati sono sempre
più influenzati dalle dichiarazioni e decisioni di autorità pubbliche e da
eventi politici come le numerose elezioni che si svolgeranno nel 2017 in vari
paesi europei.
Il caso Trump, già discusso, è solo
l’ultimo di una lunga sequenza di esempi in tal senso. Le rotazioni indotte da
tali dichiarazioni e decisioni schiacciano le analisi fatte sui singoli titoli
non permettendo di sfruttare le presunte differenze sottostanti i titoli tra le
prestazioni delle diverse aziende. Grandi ostacoli, insomma, per le gestioni
attive basate sullo stock picking (con il termine «stock picking» si intende un
determinato approccio all’investimento azionario che si basa sulla accurata
selezione delle singole azioni da detenere in portafoglio attraverso lo studio
dei bilanci e delle storie societarie. È un approccio “micro” che si
differenzia da altre strategie di investimento "macro" che si
focalizzano sui settori, sulle aree geografiche, e così via).
Succede così che esiti delle
scommesse fatte dagli hedge fund, se confrontate con l’andamento dell’indice
azionario europeo Stoxx Europe 50, mostrano che è difficile fare
sistematicamente bene indipendentemente dall’andamento del mercato. Per
esempio, nella fase di forte correzione del 2008, i fondi hedge sono, nel
complesso, scesi come il mercato e hanno così deluso il patto che avevano con i
loro clienti. Si trattava della promessa di sfruttare le anomalie dei mercati
per generare rendimento indipendentemente dalla direzionalità dei mercati
stessi.
INDICE GLOBALE
DEI FONDI HEDGE (Ihs) INDICE STOXX EUROPE 50
La figura
confronta il Global Hedge Fund Index e lo STOXX Europe 50 e mostra come il
comparto degli hedge fund sia correlato nell’ultimo decennio all’andamento del
mercato azionario europeo perché è difficile fare sistematicamente meglio della
media del mercato.
Il recente "mercato toro" è durato per molto tempo e non ha ancora finito ormai la sua lunga corsa ininterrotta, come abbiamo visto nelle lezioni precedenti. La maggioranza degli italiani non ha sfruttato tale mercato e ha tenuto duemila miliardi dei risparmi pressoché liquidi per ragioni di sicurezza, secondo il seguente ragionamento a base emotiva:
bisogno di sicurezza > non si sa mai > investimenti per il "non si sa mai" > investimenti a breve (liquidità e breve termine) e sicuri (immobili) > poche assicurazioni perché sicurezza garantita in altro modo
Dato che la maggioranza delle persone non vuole correre rischi, vuole cioè investimenti considerati "sicuri", si capisce come mai questa preoccupazione comporti orizzonti temporali corti negli investimenti. Le persone vogliono cioè controllare che non ci si siano state discese nel valore complessivo dei risparmi e quindi ne controllano troppo frequentemente l’andamento. Da questo punto di vista gli immobili sono la miglior forma di risparmio perché non sembra, almeno ai più, che scendano di valore, dato che il nostro specifico immobile non ha un prezzo di mercato fino a quando non lo vendiamo. Oggi tuttavia, dopo una discesa decennale, i dubbi serpeggiano anche tra i risparmiatori più ottimisti e convinti delle loro scelte del passato. Mai si è avuto un panorama così roseo per il ruolo dei consulenti nello scalzare il "fai da te".
Trovare nuovi
clienti è una missione sociale oltre che professionale. In un paese che non
cresce, il valore totale delle persone va preservato e trasmesso alle nuove generazioni.
Del passaggio
generazionale parlerò nelle prossime lezioni.
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