martedì 29 gennaio 2013

Fidelity Live Roadshow – Winter Edition


Luca Matassino - Sales Director Fidelity
In settimana Padova ha ospitato il “Live Roadshow” di Fidelity (Winter Edition) che ha registrato una buona affluenza di addetti ai lavori. Il primo intervento, incentrato sul quadro di insieme, è stato quello di Luca Matassino. Come si presenta il 2013 per Fidelity?

Parecchi sono i temi caldi dell’anno appena iniziato e si inizia con il primo importante driver, le attese sul mercato azionario. Gli operatori si attendono utili e revisioni al rialzo, accompagnati da buoni dividendi. Questi ingredienti sono forieri di una maggiore disponibilità a incrementare la presenza di tali asset nel portafoglio a fronte un elevato livello dei prezzi dei titoli obbligazionari e, di conseguenti, bassi ritorni.

Il secondo tema caldo è costituito dal debito pubblico statunitense. Il problema principale resta quello della soluzione definitiva del fiscal cliff e su questo è prevalente una visione ottimistica degli operatori. Ciò che ci si attende è purtroppo un incremento del debito, destinato a riportarsi su livelli meno preoccupanti non appena inizieranno i benefici effetti della (timida) ripresa in corso ed i risparmi attesi sul fronte delle spese militari.

La Cina costituisce forse il punto nodale della vicenda. Assodato che sul fronte interno il governo cinese si è mosso con determinazione per supportare la crescita dei consumi interni per innescare una ripresa del Pil, resta da vedere se questi da soli potranno più che compensare la stagnazione degli  ordini provenienti dai mercati occidentali. In questo, la timidissima ripresa attesa per l’Eurozona nella seconda parte del 2013, potrebbe rappresentare il supporto necessario per rinvigorire l’auspicata ripresa produttiva cinese.

Tra i mercati occidentali e quelli emergenti restano sempre i secondi quelli meglio impostati sul fronte della crescita e pertanto anche per il 2013 dovrebbero costituire la parte core del portafoglio azionario di lungo respiro.

Tassi ai minimi, si è detto, e dunque poca redditività e a caro prezzo. Siamo al punto di minima di un trend ormai trentennale di riduzione dei saggi di interesse e pertanto non possiamo che attenderci l’inverisone di questo andamento. Ciò costituisce un incremento delle attese inflative e bisognerà tenerne conto nella costruzione dei portafogli.

Infine - e qui c’è un’assoluta identità di vedute con le altre società di gestione incontrate verso la fine del 2012 - l’effetto di tassi ai minimi e di liquidità abbondante potrebbero generare forti picchi di volatilità, un evento che non favorisce l’immobilismo gestionale degli asset obbligazionari.

Cosa fare dunque? E’ fin troppo evidente che l’attrazione, da parte dei mercati azionari, di capitali in cerca di rendimento sarà una costante per molti mesi (forse per anni, addirittura). In assenza di problemi particolarmente gravi ed immediati, il gap intercorrente fra la remunerazione dei capitali di rischio e la rendita da debito (ormai indifferente se governativo o corporate) spinge moltissimi investitori (o per essi i loro gestori) a liberarsi di titoli a basso valore aggiunto per sostituirli con asset azionari. Ciò sostiene il mercato che sale e che a sua volta attrae nuovi capitali. Sappiamo tutti che tali flussi non sono eterni ma nondimeno le resistenze dei più risparmiatori refrattari si affievoliranno gradualmente e questo travaso potrebbe effettivamente durare molto tempo ancora.

I risparmiatori dunque potrebbero ritrovarsi in mano portafogli obbligazionari che cedono di valore e cedole di bassissimo livello. Sovraesporsi su questo asset non è certo consigliabile, ma nondimeno si possono individuare alcuni temi da privilegiare: prodotti gestiti ad alta flessibilità, diversificazione valutaria, forti flussi cedolari da reimpiegare in altri comparti ed una maggiore presenza di titoli inflation linked. Ecco un buon mix da mantenere e magari parzialmente sovrappesare per molti mesi.

I successivi interventi, di Federico Domenichini e Alessandro Furrer, sviluppano i temi di allocazione del portafoglio con una particolare attenzione all’utilizzo dei prodotti Fidelity. Vediamo pertanto, cercando di restare neutrali nei limiti del possibile, e di cogliere i loro utili suggerimenti.
 
Federico Domenichini - Senior Sales Manager Fidelity
Sul segmento azionario ci sono attese di ritorni maggiormente remunerativi e costanti dai comparti ad alto dividendo e quelli concentrati sui consumi tramite brand globali. Se ragioniamo in termini di aree geografiche o macroregioni in evidenza ci sono i sempre-verdi emergenti che hanno dalla loro una struttura demografica favorevole, poco debito e tassi di crescita soddisfacenti; la scelta giusta per chi non desidera troppo sbilanciarsi in scelte più mirate. Scendendo a livello di macroregioni, l’area Emea potrebbe rappresentare una valida scelta; i consumi hanno un costante trend di crescita e questi paesi sono forti esportatori di materie prime (in evidenza Africa e Russia). Infine la Cina, per i motivi esposti in precedenza.

Lo spostamento verso asset tradizionalmente più volatili come quelli azionari andrebbe fatto con gradualità, date le attese di forte volatilità. Ecco che l’utilizzo del tradizionale programma di accumulo potrebbe rappresentare la più ovvia delle soluzioni, ma si può pensare anche alla strutturazione di un portafoglio gestito con distribuzione di cedole destinate di mese in mese all’acquisto di asset azionari (magari temporaneamente a sconto) e più avanti nel tempo come elemento strutturale per la sostenibilità del proprio tenore di vita, sempre più sotto scacco della spending review e delle difficoltà del paese di uscire dalla morsa recessiva nella quale si trova invischiato.

Posso dire che si tratta di buoni consigli - pieni di buon senso - e sostanzialmente allineati alla view di altre società di gestione. Proprio questo fatto dovrebbe indurre i risparmiatori a predisporre per il corrente  anno i loro portafogli nell’ottica indicata: maggiore flessibilità, un occhio di attenzione all’inflazione, redistribuzione degli asset verso posizioni di equilibrio strategico e molta attenzione alla volatilità che potrebbe mettere a dura prova il sistema nervoso.

Alessandro Furrer - Senior Sales Manager Fidelity



Nessun commento:

Posta un commento