mercoledì 24 ottobre 2012

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 6 – Il paradosso metodologico della finanza comportamentale e la consulenza


Per trovare la regolarità, dobbiamo cercare invarianze che si manifestano in serie storiche di lungo periodo. La comprensione dell’accadere dei singoli episodi non è riconducibile a quell’invarianza, ma avviene a un altro livello. Per tornare alla mela di cui abbiamo parlato nell’intervento precedente, un conto è dire che è caduta perché era matura e perché mio nonno aveva piantato quel melo (singolo episodio di cronaca spiegato con una vicenda precedente), un conto è dire che è caduta in forza della legge di gravità (legge sistematica che spiega in modo atemporale tutti i casi). La psicologia del senso comune spiega gli avvenimenti ricorrendo al nonno. La psicologia sperimentale, invece, produce leggi scientifiche.

La finanza comportamentale, come vedremo, usa le serie storiche, l’esperimento e la simulazione.

Musil anticipa nel suo romanzo quello che sarò il perno di tutta la finanza comportamentale e lo fa ricordando più volte un paragone con la fisica. Sappiamo che la pressione in un contenitore di gas, che stiamo scaldando, è regolata dalla legge  pv=rt  (la pressione moltiplicata per il volume corrisponde alla temperatura moltiplicata per una costante). Non sappiamo come si comporta la singola molecola di quel gas. Purtroppo, spesso, è proprio di quella singola molecola che si vorrebbe conoscere il destino (fuor di metafora: quello del nostro portafoglio).

A distanza di quasi un secolo dalla signora protagonista del romanzo di Musil, i clienti di una banca, che vogliano sapere che cosa è successo al loro portafoglio nel dopo-bolla, continuano ad avere l’impressione, come lei, di aver subito qualcosa d’eccezionale. Non sono soddisfatti quando quel che è successo a ciascuno di loro è ricondotto a serie storiche oscillanti e a invarianze sui tempi lunghi (il cliente inesperto, qui, proverebbe simpatia per un altro grande anticipatore della finanza comportamentale, l’economista Keynes, che soleva dire che nel lungo periodo saremo tutti morti).

Quel che è diverso nell’episodio di Musil, rispetto alla situazione di un investitore, è la capacità della signora di provare un senso di sollievo dopo la spiegazione del signore. Nel caso dell’andamento di un portafoglio, invece, è più difficile per il cliente auto convincersi che le cose vanno comunque bene e mettersi così il cuore in pace. E’ difficile, perché le prestazioni di un portafoglio costituiscono, nel mondo contemporaneo, l’unica promessa fatta ai clienti che possa, a posteriori, essere esattamente misurata. A tutte le altre promesse che ci vengono fatte per indurci ad accedere ai mercati di massa – promesse di bellezza, salute, successo e così via – siamo noi i primi a voler credere. E’ quindi molto facile auto-convincerci e farci convincere grazie al fatto che non si possono misurare le prestazioni degli oggetti o dei servizi che incorporano queste promesse. Non si riescono a confrontare neppure le tariffe telefoniche, figurarsi la misura della capacità di una crema nel rallentare le rughe o di un’automobile nel renderci più fascinosi!

Il paradosso metodologico della finanza comportamentale nasce dalla constatazione simultanea che i prodotti finanziari hanno prestazioni misurabili con rigore assoluto e che i clienti non sono attrezzati a misurare e confrontare tali prestazioni. Di qui la necessità della consulenza: questo è uno dei tanti motivi per cui la consulenza è consigliabile ai non-esperti, e cioè la stragrande maggioranza degli investitori (cfr. prossima lezione).

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