giovedì 18 ottobre 2012

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 5 – La finanza comportamentale è figlia della modernità


Walter Benjamin, il grande filosofo e letterato tedesco, nei primi giorni del giugno 1921, acquista in una galleria di Monaco l’acquerello di Paul Klee Angelus Novus, che lo  accompagnerà per tutta la vita. Così descrive il suo quadro:

Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto verso il passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe …

Non so se l’angelo della storia ci sia e se abbia queste sembianze. L’Angelus Novus di Benjamin non è certo il “nuovo angelo” dell’economia moderna, espressione di una razionalità pura, insomma di uno spirito celeste. L’angelo di Benjamin sta sulla terra e ne vede i guai. Oggi assume le vesti dell’investitore del dopo-bolla (quella del 2000, la più grande, ma non la più terribile, sui mercati del mondo occidentale). Egli si muove verso il futuro, ma i suoi occhi sono spalancati sulla catastrofe del passato. E’ questo il risparmiatore-investitore irrazionale? Credo che la domanda sia fuorviante.

Dopo aver accennato all’oggetto di studio di cui si occupa la finanza comportamentale, parlerò dei metodi di questa disciplina. Da un lato abbiamo il metodo classico della psicologia, l’esperimento vero e proprio. Dall’altro la finanza comportamentale ricorre agli esperimenti naturali e alle simulazioni degli economisti.

Pochi anni dopo che Walter Benjamin ci parla di un angelo spinto irresistibilmente da una tempesta verso il futuro, cui volge le spalle, Robert Mursil pubblica il romanzo-saggio L’uomo senza qualità (1962). Nelle prime pagine l’autore descrive un episodio che costituisce un’altra grande metafora della finanza comportamentale. Commenterò alcuni spezzoni di questa storia:

Già un attimo prima qualcosa era uscito dalle fil con una svolta brusca, aveva girato su sé stesso, s’era messo di sghembo; era un pesante autocarro frenato di colpo. […]  Lì stava il camionista sceso dalla cabina, grigio come carta da pacchi, e descriveva con rozzi gesti l’accaduto.

Musil parte dalla descrizione di un incidente stradale immaginario, accaduto a un camionista in una Vienna fantastica del 1913. Il camionista cerca di spiegare l’avventura singolare vissuta, mentre

Gli sguardi dei sopraggiunti si posavano su di lui e poi calavano guardinghi verso terra, dove un uomo che giaceva come morto era stato adagiato sull’orlo del marciapiede. A vicenda alcuni si inginocchiavano vicono a lui per fargli qualcosa, gli sbottonarono la giacca e gliela riabbottonarono, cercarono di metterlo in piedi e poi lo ricaricarono …

Qui Musil descrive una serie di interventi confusi, che si muovono in direzioni opposte. Sono azioni compiute dalle persone pur di avere l’impressione di controllare un evento di cui non è chiara la natura (come fanno gli investitori colti da eventi eccezionali come le bolle).

Assistono all’incidente un signore e una signora, protagonisti del romanzo, dominato dall’uomo senza qualità:

La signora provava una sensazione sgradevole nella regione cardiaco-epigastrica, che prese a buon diritto per compassione.  […]  Il signore le disse: “In questi autocarri pesanti che usano qui da noi il freno ha la corsa troppo lunga”. La signora ne ebbe un senso di sollievo e lo ringraziò con un’occhiata attenta. Aveva già sentito talvolta quell’espressione, ma non sapeva cosa fosse la corsa del freno e non desiderava saperlo; le bastava che con ciò l’orribile incidente fosse in qualche modo sistemato e diventasse un problema tecnico che non la riguardava più da vicino.

L’incidente suscita nella signora una sensazione sgradevole, interpretata come compassione. Il signore ricorre invece a una spiegazione generale per rendere conto di quello che è già successo (come fanno a posteriori gli analisti finanziari). Emerge infine l’utilità dei consulenti (non solo quelli bancari): la signora viene sollevata da una spiegazione che, seppur non comprensibile alla luce delle proprie conoscenza e competenze, la tranquillizza  perché le viene fornita da un esperto. La questione, consegnata a un esperto,  stata per così dire, “sistemata” (come fanno quei risparmiatori che danno una delega totale a un consulente, liberandosi del problema “gestione degli investimenti”).

Al signore non basta spiegare l’episodio singolo. Lo fa rientrare in una serie storica rendendolo “normale”, sia nel senso statistico sia in quello del senso comune, un episodio che alla signora, concentrata sulla sua biografia, continua a sembrare eccezionale:

Secondo le statistiche americane  – osservò il signore – negli Stati Uniti centonovantamila persone all’anno rimangono uccise e quattrocentomila ferite in incidenti automobilistici.
Crede che sia morto? Chiese la sua compagna, e aveva sempre l’ingiustificata sensazione di aver vissuto una vicenda eccezionale.

L’incipit di Musil è centrato sull’episodio dell’incidente: la sua struttura è una sorta di parabola della vita moderna. Il tema è ricorrente nel romanzo: vicende per noi eccezionali sono spiegate a posteriori dagli esperti ricorrendo a serie storiche in cui episodi simili sono aggregati. Solo così si possono misurare grazie a una descrizione statistica.

La finanza comportamentale si nutre della dicotomia tra “episodio storico singolo”, e “legge statistica basata su episodi aggregati”. Robert Musil coglie qui un problema teorico cruciale per questa disciplina. La signora, come qualsiasi investitore, desidererebbe sentir parlare del caso singolo, quello che l’ha coinvolta. Il signore, l’esperto, le fornisce un quadro statistico.

Questa contrapposizione tra la mentalità “scientifica” del signore e il “senso comune” della signora ci ricorda che oggi, nella vita quotidiana “convivono due modalità di pensiero, due forme di razionalità…” . Possiamo esaminare le spiegazioni dell’uomo comune cercandone la coerenza, la falsicabilità, la logica, l’aderenza ai canoni di razionalità … e scoprire così molti errori sistematici, oppure possiamo studiare il pensiero sociale e quotidiano per trovarvi le “sue” regolarità, come ha fatto Francesca Emiliani (La realtà delle piccole cose, psicologia del quotidiano, Bologna, il Mulino 2008). Chi studiaa la finanza comportamentale deve analizzare l’intreccio tra queste due forme di razionalità.

Così cercheremo di fare in queste lezioni.

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