sabato 6 ottobre 2012

Laboratorio Swiss & Global - Lezione N. 4 – Il passato della specie influenza il suo comportamento presente


L’uomo degli economisti è in grado di decidere sui tempi molto lunghi attenendosi poi coerentemente a un certo rapporto rischio-rendimento. Egli inoltre vive in un presente proiettato sul futuro: non si fa influenzare dai costi sommersi, dalle perdite subite in passato e purtroppo immodificabili. Per lui un bicchiere descritto come “mezzo pieno” è identico a un bicchiere  con la stessa quantità di acqua descritto come “mezzo vuoto”. Al contrario, nella vita di tutti i giorni, gli
 uomini talvolta non ragionano sulle cose, ma sulle descrizioni delle stesse. Non è una differenza di poco conto. Il mondo contemporaneo ci bombarda con troppe informazioni e noi tendiamo ad assimilare quelle che ci richiedono poche risorse cognitive, e questo non è un bene in campo finanziario. Capita così che abbiamo in testa credenze incoerenti tra loro: le teniamo in comparti separati della mente e non ci sono né il tempo né le risorse cognitive per controllarne la coerenza reciproca (errori dovuti ai bilanci mentali: mental accounting matters). In queste condizioni l’incoerenza è più che giustificabile. E non è neppure facile accorgersene. Per questo i meccanismi cognitivi che la producono sono insidiosi.

Insomma, la mente dell’uomo studiato dagli psicologi assomiglia più a quella del nostro antenato, il cacciatore-raccoglitore, che non a quella auspicata dagli economisti. Probabilmente se avessimo avuto una mente così fredda e lucida, simile a quella del Signor Spock della famosa serie televisiva Star Trek, non saremo sopravvissuti. I modi di ragionamento sub-ottimali, ma di rapida esecuzione, hanno fatto perire molti individui. In compenso il loro sacrificio ha fatto sopravvivere la specie.

Immaginiamo un uomo di 10.000 anni fa, che intreccia l’agricoltura stanziale con la raccolta del cibo e la caccia delle prede (nelle diverse parti del mondo si è passati all’agricoltura stanziale fra i 10.000 e i 2.000 anni fa). Il nostro progenitore si alza al mattino e si chiede: che cosa faccio oggi? Zappo il mio orticello, il che frutterà, ben che vada, una cesta di cibo fra qualche mese? Vado a raccogliere molluschi, assicurandomi un po’ di cibo per la giornata? O mi prendo il rischio di andare a caccia: un sacco di cibo subito o forse una giornata buttata via? E in che direzione vado a caccia? Mi dirigo verso la zona che ha procurato più cibo nel passato, oppure esploro aree sconosciute?

Il risparmiatore-investitore odierno non è così diverso dal suo antenato cacciatore-raccoglitore. Sceglie anche in mancanza di informazioni complete, e quando non prende alcuna decisione, compie comunque una scelta. Purtroppo la fonte d’informazioni per una scelta saggia non è più l’esperienza passata o quella dei pochi amici/parenti della sua tribù. Egli è consapevole della limitatezza della sua esperienza. Allora va da un esperto, uno che sa dare consigli giusti. Ma non può affidarsi a un aruspice o a un santone: è un uomo moderno! Trova così un consulente bancario e vi si affida con lo stesso entusiasmo del suo antenato. L’entusiasmo è, però, spesso accompagnato da una medesima cecità nel diagnosticare la competenza del presunto esperto, aruspice o consulente che sia, cui si è rivolto.

La consulenza rimane, tuttavia, INDISPENSABILE e, sui tempi lunghi, conveniente, almeno in media. I dati mostrano questo. Insomma, il nostro risparmiatore-investitore finirà per decidere con gli stessi strumenti mentali del nostro antenato, perché da più di dieci millenni la mente umana non è cambiata. Allo stesso modo non è cambiato il nostro sistema d’alimentazione e tendiamo a diventare troppo grassi perché procurarsi il cibo, oggi, non richiede i dilemmi e l’impiego di risorse di quel recente passato (un periodo di diecimila anni è ben poco nella prospettiva della storia naturale della specie).

I tempi di cambiamento e dell’adattamento a nuovi scenari sono una questione cruciale per la finanza comportamentale. Nel trattare il profilo di rischio, cercherò di mostrare che questo è parzialmente vincolato dalla natura della mente umana. In questo senso non dipende dalla cultura in cui siamo immersi, ma dalla nostra storia naturale (che agisce su tempi lunghissimi) – ciò non toglie che esistano culture e ambienti che ci abituano a rischiare e che ci siano persone pronte ad assumersi dei rischi anche a fronte di vantaggi incerti.

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