Come si è detto più
volte, il ruolo della consulenza consiste essenzialmente in due grandi
vantaggi, uno per il patrimonio del cliente e uno per il cliente stesso. Ho
sottolineato molte volte gli svariati motivi per cui le due cose non coincidono
spontaneamente, non si allineano in assenza dell’aiuto di un consulente. Una
delle funzioni della consulenza è proprio avvicinarle, superando le distorsioni
che rendono inefficiente il “fai-da-te”. In sintesi, i vantaggi sono:
Sempre in Gran Bretagna
chi si è rivolto a un consulente non solo è contento di averlo fatto ma, col
passare del tempo, non diventa scontento del consiglio che ha avuto.
1. Per i patrimoni: assistere i patrimoni alla luce di questi
mega-trend, ne abbiamo esaminato cinque alla fine della lezione precedente.
Questi megatrend avrebbero dovuto indurci a ristrutturare l’assetto dei
patrimoni, quando invece il “fai-da-te” è andato in senso contrario. Ci sono
ancora grandi margini perché i patrimoni affidati al “fai da te”, come si è
detto, sono purtroppo ancora oggi prevalenti. Anche in paesi più evoluti nella
tradizione della gestione dei risparmi, come U.K., la consulenza è ancor oggi
una strategia minoritaria. Abbiamo molto cammino davanti.
2. Per
i clienti: tranquillità d’animo e riduzione della vulnerabilità a fronte dei
pericoli del mondo, reali o temuti, che potrebbero colpire il cliente. Un
appoggio costante e inteso in senso ampio, in quanto rivolto non solo al
cliente ma alla sua famiglia, ai suoi cari, a tutto il cerchio degli affetti
che lo circonda.
Oggi è importante seguire
il cliente anche nell’ottica del passaggio generazionale perché le ricerche
statunitensi mostrano che molti giovani sentono il fascino del mondo dei
computer e della consulenza robotizzata, di cui ho già parlato più volte.
Purtroppo l’idea di una
consulenza robotizzata, per quanto fuorviante e dannosa come più volte ho
ricordato, può essere indotta dall’effetto alone derivante dall’uso sempre più
frequente di ordini on line per acquisire beni e servizi. Si tratta di
un’abitudine non ancora consolidata in Italia rispetto ad altri paesi, ma la
tendenza all’incremento è solida e costante. Essa potrebbe indurre a un’altra
fallacia nemica della gestione razionale dei nostri patrimoni. Oltre alla “fallacia della torta fissa”,
abbiamo in prospettiva la meno temibile “fallacia della consulenza
robotizzata”.
La fallacia della
consulenza robotizzata è analoga alla fallacia della torta fissa perché tende a
far concentrare l’attenzione dei risparmiatori sui costi della gestione, o,
meglio, sulla riduzione di questi costi. E tuttavia, come abbiamo mostrato,
tale variabile non è così rilevante rispetto alla mancata diversificazione dei
patrimoni e allo sbilanciamento che favorisce tutto ciò che da sempre ha
caratterizzato la tradizione di risparmio guidata dal “fai da te“ delle famiglie
italiane: case, euro, reddito fisso, conti correnti.
Quota dell’acquisto di beni e servizi on-line in vari paesi nel
2016. Fonte: Economist modificato.
Va però ricordato che la
gestione dei risparmi, anche nei paesi dove è più consolidata la tradizione dei
servizi di approvvigionamento on-line, fa parte di quelle consulenze la cui
natura è tale per cui preferiamo avere di fronte un esperto che ci spieghi come
stanno le cose, anche le cose che non sappiamo di non sapere. La consulenza a
distanza non ha un impatto sufficiente per condurre al superamento di tutte le
distorsioni comportamentali e emotive e, soprattutto, resta limitata a una
sfera molto ristretta senza accedere ai problemi più rilevanti (punti di
non-ritorno, assicurazione comportamentale, passaggio generazionale, e così
via).
E’ confortante rilevare
che anche in Gran Bretagna, dove questa tendenza al commercio on-line è ormai
molto affermata, le società che, tramite una rete di negozi, vendono prodotti
elettrici e elettronici - ambiti dove non ci si sente esperti e si desidera
essere consigliati sul punto di vendita - non sono state scalzate nelle
abitudini dalle nuove strategie di acquisto dall’on-line.
Il mercato elettronico britannico non è stato intaccato dagli
acquisti e dalle consulenze on-line. La più grande casa britannica non ha perso
quote di mercato. Fonte: Bloomberg modificata.
In Gran Bretagna la maggioranza delle persone è contenta di
essersi rivolta a un consulente finanziario e, a distanza di tempo, continua a
essere contenta del consiglio che ha ricevuto. Questo è mostrato dalla
equivalenza tra i rettangoli blu (soddisfazione al tempo del consiglio) e
quelli grigi (soddisfazione a distanza di tempo). Fonte: ILC-UK.
Questa constatazione
fatta su un mercato più maturo è di grande conforto anche per quanto concerne
il futuro della consulenza per i patrimoni in Italia. Il pericolo non credo
venga tanto dalle forme di consulenza robotizzata ma dall’inerzia, dalla
superbia, dall’over-confidence. Insomma da tutto ciò che abbiamo visto
contribuire alla rovinosa prevalenza del “fai-da-te” degli italiani. Prevalenza
che ha reso molto vulnerabili il patrimonio degli italiani, purtroppo a loro
insaputa.
Tale questione apre il
grande problema della vulnerabilità e della percezione della vulnerabilità, di
cui parlerò più avanti. Purtroppo la psicologia non ha messo a punto una teoria
della vulnerabilità e dell’anti-vulnerabilità: cercheremo di costruirla
insieme. In sintesi il costo della consulenza è il costo della distanza tra la
vulnerabilità oggettiva e la mancata percezione di vulnerabilità che ha caratterizzato
e caratterizza il “fai da te”.
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